La famigerata banda ransomware BlackCat/ALPHV, rivendica un nuovo attacco ad un’altra organizzazione italiana. Oggi è il turno dell’italiana Somacis SpA, che si trova a combattere con il ransomware.
BlackCat riporta all’interno del suo Data Leak Site (DLS) che l’azienda è rimasta vittima di un attacco informatico e pubblica 252GB di dati esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Nel mentre il loro sito risulta offline (con chiari segni di grande rallentamento), BlackCat all’interno del post, pubblica anche dei samples, per attestare la compromissione delle infrastrutture dell’azienda e quindi affermare la corretta attribuzione dell’attacco informatico.
La pubblicazione di informazioni all’interno dei siti underground delle gang ransomware, sono un modo per aumentare la pressione verso l’azienda violata e quindi monetizzare il loro “lavoro”, minacciando l’azienda della completa pubblicazione dei dati acquisiti forzandola a pagare il riscatto.

Ricordiamo a tutti che l’accesso alla rete onion e al download dei dati (attraverso TOR Browser) è praticabile praticamente da chiunque, anche se non dotato di particolari competenze in materia. Ciò significa che tali dati sono accessibili da qualsiasi persona che sappia normalmente utilizzare un PC.
SOMACIS SpA (acronimo di Società Marchigiana Circuiti Stampati) è una dinamica realtà industriale che opera da più di quarant’anni sul mercato internazionale, producendo circuiti stampati a elevato contenuto tecnologico e fornendo soluzioni integrate innovative. I circuiti realizzati da SOMACIS vengono impiegati nei più svariati settori tecnologici: avionico, aerospaziale, medicale, telecomunicazioni, ICT, difesa, automotive e automazione industriale.
Specializzata nella produzione di circuiti hi-tech (HDI – High Density Interconnection, con microforatura laser, con tecnologia SBU – Sequential Build Up), SOMACIS realizza anche prodotti con materiali speciali, come Duroid, Thermount, RCC, Kapton, e materiali dissipatori di calore, per piccoli e grandi volumi, in tempi molto rapidi. Recependo da tempo l’importanza che il fattore tempo riveste nello sviluppo e nella commercializzazione dei propri prodotti, SOMACIS ha, infatti, ridotto a zero il time to market, così da anticipare le esigenze e i bisogni del cliente, e si è impegnata nella progressiva riduzione del lead time.

Con più di 800 dipendenti nel mondo, SOMACIS ha cinque stabilimenti produttivi in tre continenti – Europa, America e Asia – due società di trading e diverse sedi commerciali. Il quartier generale dell’azienda è in Italia, a Castelfidardo, dove sono concentrate le funzioni direzionali, le attività di ricerca e sviluppo e vi operano 129 impiegati. Il profondo know how acquisito e l’alto livello di tecnologia impiegato consentono all’azienda di proporsi come interlocutore strategico per tutti coloro che operano nell’ambito della ricerca e dell’innovazione in campo elettronico.
SOMACIS è in grado di offrire ai propri clienti soluzioni integrate che abbinano, a prodotti di assoluta eccellenza tecnologica e qualitativa, servizi di estrema efficacia e incontestabile valore competitivo, quali il co-design e il co-engineering. La disponibilità di un reparto CAD/CAM in grado di operare con competenza e professionalità e di un Laboratorio di Ricerca e Sviluppo estremamente qualificato permette da sempre a SOMACIS di condividere con i clienti il proprio know how fin dalla fase, spesso critica, dell’ingegnerizzazione del prodotto, durante la quale rivestono importanza cruciale la valutazione della fattibilità, la modalità di industrializzazione del circuito e la stima dei costi nella produzione di massa.
La strategia di crescita e sviluppo di SOMACIS è da sempre basata sull’investimento di percentuali significative del proprio fatturato in progetti di ricerca e sviluppo. Nel tempo tali investimenti hanno portato alla realizzazione di due Laboratori, uno presso lo stabilimento di Castelfidardo, e uno presso quello di Manfredonia, entrambi accreditati dal MIUR come Laboratori di ricerca industriale di alta qualificazione scientifica e iscritti all’Albo.
Nel mentre attendiamo un comunicato ufficiale dell’azienda, RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali.
Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo sulle nostre pagine per dare risalto alla questione.
Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni sulla vicenda od effettuare una dichiarazione, possono accedere alla sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.
Le vittime italiane di BlackCat
BlackCat/ALPHV è una cybergang che ha violato molte aziende italiane e pubbliche amministrazioni. Possiamo riportare un elenco di aziende violate monitorate da Red Hot Cyber. Le aziende private sono le seguenti:
Mentre le Pubbliche Amministrazioni sono:
Chi sono i criminali di BlackCat
Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
- Il ransomware cos’è. Scopriamo il funzionamento della RaaS
- Perché l’Italia è al terzo posto negli attacchi ransomware
- Difficoltà di attribuzione di un attacco informatico e false flag
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Lockbit 2.0
- Intervista al rappresentante di LockBit 2.0
- Il 2021 è stato un anno difficile sul piano degli incidenti informatici
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Darkside
- Intervista al portavoce di Revil UNKNOW, sul forum XSS
- Intervista al portavoce di BlackMatter
I ricercatori di sicurezza di Recorded Future e MalwareHunterTeam, intorno a fine del 2021, scoprirono un nuovo ceppo di ransomware chiamato ALPHV/BlackCat, coinvolto in precedenza in operazioni criminali con la famigerata cyber gang REvil (Sodinokibi).
Questo ransomware, è tecnicamente il terzo ceppo ad utilizzare il linguaggio Rust dopo la pubblicazione di un proof-of-concept che venne rilasciato su GitHub nel 2020 e un ceppo sperimentale, oramai defunto chiamato BadBeeTeam che venne osservato nello stesso anno.
ALPHV (BlackCat) è il primo ad essere creato e distribuito attraverso una cyber gang che opera in modello RaaS (Ransomware as a Service). Seguendo il modello di REvil, la gang pubblicizzò il suo programma di affiliazione all’interno dei forum clandestini di criminalità informatica (XSS e Exploit), invitando altri criminali ad unirsi e lanciare attacchi contro grandi aziende per estorcere denaro.
Coloro che si candidano, noti come “affiliati”, ricevono una versione del ransomware ALPHV (BlackCat) che possono utilizzare negli attacchi per poi spartire i proventi una volta arrivato il pagamento da parte dell’azienda violata.
Tra le funzionalità che pubblicizzano, c’è la possibilità di crittografare i dati su sistemi Windows, Linux e VMWare eSXI e la possibilità per gli “affiliati” di guadagnare tra l’80% e il 90% del riscatto finale, a seconda della somma totale che estraggono dalle vittime .
In sintonia con le tattiche della maggior parte delle principali operazioni di ransomware odierne, il gruppo si impegna anche in una doppia estorsione, in cui utilizzano i dati rubati per fare pressione sulle vittime affinché paghino, minacciando di far trapelare i dati rubati se non lo fanno.
Il gruppo sembra gestire più di un Data Leak Site (DLS), dove ognuno di questi ospita i dati di una o due vittime, con ALPHV (BlackCat) che ne crea uno nuovo da utilizzare in nuovi attacchi. Una teoria è che questi siti di fuga siano attualmente ospitati dagli stessi affiliati ALPHV (BlackCat), il che spiega i diversi URL di fuga dei dati.
Sebbene ci siano stati altri tentativi di creare ransomware in Rust, BlackCat è il primo a rappresentare una vera minaccia e di cui le aziende devono fare attenzione. In un tweet, Michael Gillespie (famoso analista di malware presso Emsisoft e autore di decine di utilità di decrittazione ransomware), descrisse BlackCat come un ransomware “molto sofisticato”.
Tuttavia, BlackCat non è l’unico RaaS professionale ad utilizzare Rust, dove tale linguaggio di programmazione è considerato molto più sicuro rispetto a C e C++.
Anche altri gruppi di criminalità informatica, come gli operatori di BuerLoader e FickerStealer , hanno fatto i primi passi nel 2021 verso l’implementazione delle versioni Rust dei loro strumenti.
Come proteggersi dal ransomware
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
- Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
- Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
- Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
- Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
- Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
- Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
- Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
- Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
- Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
- Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.
Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.