
Diego Bentivoglio : 17 Novembre 2025 14:30
Nel cuore delle infrastrutture web il controllo degli accessi è la regola che decide chi può eseguire azioni e chi può consultare risorse, l’autenticazione verifica l’identità, la gestione delle sessioni collega le richieste a quell’identità e il controllo degli accessi stabilisce se l’azione richiesta è consentita, quando questi meccanismi vengono progettati male o sparsi in modo incoerente la protezione crolla e le escalation di privilegi diventano ormai eventi prevedibili.
Esistono controlli verticali che separano funzioni sensibili per ruoli diversi, controlli orizzontali che limitano l’accesso ai dati di ogni singolo utente e controlli dipendenti dal contesto che regolano operazioni in base allo stato dell’applicazione o alla sequenza di interazioni, errori di implementazione comuni includono funzionalità amministrative esposte senza verifica, URL nascosti come unica difesa, informazioni sul ruolo memorizzate in campi controllabili dall’utente e logiche di autorizzazione distribuite tra più livelli dell’architettura in modo non coerente.
Un pannello admin accessibile semplicemente visitando un URL diventa un varco se non esiste valida verifica lato server, la cosiddetta sicurezza per oscuramento non regge quando lo stesso URL compare in codice lato client o viene reperito tramite strumenti di enumerazione, l’uso di parametri di richiesta per determinare i privilegi permette a un utente di elevare i propri diritti semplicemente modificando il parametro, le discrepanze nel matching degli endpoint e la tolleranza su maiuscole, slash finali o suffissi di file possono creare percorsi interpretati diversamente tra front end e layer di autorizzazione, l’uso di intestazioni non standard che sovrascrivono l’URL originale può vanificare regole basate su path e metodo HTTP e le protezioni basate su header Referer o geolocalizzazione sono facilmente aggirabili da un attaccante che controlla la richiesta.
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Modificare un identificatore in una richiesta per visualizzare i dati di un altro utenteè una forma tipica di escalation orizzontale conosciuta anche come IDOR, questa tecnica diventa più pericolosa se il bersaglioè un account con privilegi elevati perché l’accesso a quell’account può rivelare credenziali o moduli di reset password che permettono la scalata verticale fino al controllo amministrativo, i processi a più fasi che applicano controlli solo nelle prime tappe e li ignorano nelle tappe successive offrono punti di ingresso diretti quando un attaccante invia la richiesta finale senza aver passato le verifiche intermedie.
Il problema nasce spesso dall’assenza di un modello unico e applicato sistematicamente, ogni sviluppatore che inventa un proprio metodo di autorizzazione introduce varianti che aumentano la probabilità di errore, le configurazioni del framework o della piattaforma possono contenere opzioni legacy che alterano il comportamento delle rotte, e infine la fiducia in informazioni esposte al client come campi nascosti o cookie non firmati rappresenta una fonte permanente di rischio.
Adotta regole rigide e concedi i privilegi minimi necessari, centralizza l’enforcement delle policy di autorizzazione in un singolo componente applicativo e vieta logiche replicate, non affidarti all’oscuramento come unico meccanismo di difesa ma valida ogni richiesta lato server indipendentemente da link o interfacce client, dichiara esplicitamente i permessi richiesti da ogni risorsa a livello di codice e includi controlli automatici che falliscono in caso di omissione, testa sistematicamente con audit di sicurezza e penetration test che includano scenari di manipolazione di parametri, metodi HTTP alternativi, override di header e bypass di sequenze multi step, verifica coerentemente il trattamento di path con slash finali, variazioni di maiuscole e suffissi di file e disabilita opzioni legacy dei framework che alterano il matching degli endpoint
Introduci policy di codice che impongano pattern di autorizzazione, integra controlli di sicurezza nei pipeline di CI/CD per bloccare merge che rimuovono o eludono controlli critici, usa meccanismi di firma o token per proteggere dati di sessione e parametri sensibili, documenta chiaramente i flussi di responsabilità e prevedi sempre nuova formazione specifica per gli sviluppatori sulle vulnerabilità più comuni e sulle tecniche di exploit, implementa monitoraggio e alerting che rilevino accessi anomali e sequenze di richieste non previste e predisponi procedure di risposta che riducano l’impatto in caso di abuso
Il controllo degli accessi nonè un optional da aggiustare quando qualcosa va storto ma una componente progettuale che richiede architetture coerenti, test aggressivi e governance attiva, nelle infrastrutture moderne dove confini e responsabilità si spostano rapidamente la riduzione dell’attacco si ottiene con regole chiare, enforcement centralizzato e verifiche periodiche e solo così si limita il rischio che un semplice parametro modificabile dall’utente si trasformi nella leva che apre la città digitale alla manipolazione e al furto di privilegi.
Diego Bentivoglio
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