Redazione RHC : 9 Luglio 2021 09:00
La botnet Mirai, da quando è apparsa sulla scena nel 2016, è stata collegata a una serie di attacchi DDoS su larga scala, incluso uno contro il provider di servizi DNS Dyn nell’ottobre 2016, che ha causato l’inaccessibilità delle principali piattaforme e servizi Internet agli utenti in Europa e Nord America.
Da allora, numerose varianti di Mirai sono apparse nel panorama delle minacce, in parte a causa della disponibilità del suo codice sorgente su Internet.
I ricercatori di sicurezza informatica hanno rivelato i dettagli di una nuova botnet ispirata a Mirai chiamata “mirai_ptea” che sfrutta una vulnerabilità zeroday nei videoregistratori digitali (DVR) forniti da KGUARD per propagare ed eseguire attacchi DDoS (Distributed Denial-of-Service).
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
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I ricercatori hanno affermato che il firmware del DVR KGUARD aveva un codice vulnerabile prima del 2017 che consentiva l’esecuzione remota di comandi di sistema senza autenticazione.
Oltre a utilizzare Tor Proxy per comunicare con il server di comando e controllo (C2), un’analisi del campione di mirai_ptea ha rivelato un’ampia crittografia di tutte le informazioni, che vengono decodificate per stabilire una connessione con il server C2 e recuperare i comandi di attacco per l’esecuzione, incluso il lancio di attacchi DDoS.
Almeno circa 3.000 dispositivi esposti online sono suscettibili a questa vulnerabilità.
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