
Negli ultimi anni, la competizione globale sull’intelligenza artificiale ha raggiunto livelli senza precedenti, spinta da ingenti investimenti: Stati Uniti, Cina e Unione Europea prevedono rispettivamente di investire miliardi di dollari per essere i primi ad innovare in questa scienza competitiva e di forte attenzione. Questo enorme flusso di capitali riflette la crescente consapevolezza del ruolo strategico dell’IA nello sviluppo economico, industriale e tecnologico del futuro.
Alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale del 2025 si è vista un’anteprima concreta di questa rivoluzione: robot da combattimento che si muovono agilmente sul ring, veicoli elettrici volanti per combattere la congestione urbana, taxi e autobus autonomi L4 e persino animali domestici dotati di IA emotiva. Più di 800 aziende hanno esposto oltre 3.000 prodotti innovativi, dimostrando come l’IA stia entrando in modo sempre più capillare nella vita quotidiana.
Il settore automobilistico ha attirato particolare attenzione grazie all’integrazione di modelli IA su larga scala con sistemi di guida intelligente e abitacoli futuristici. Anche la realtà aumentata ha stupito il pubblico, grazie a occhiali innovativi e funzionalità che arricchiscono l’esperienza visiva, lasciando intuire come queste tecnologie potranno trasformare il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare.
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Secondo l’esperto Xiang Ligang, la Cina si distingue per un approccio che combina algoritmi, potenza di calcolo e modellazione, puntando a trasformare le potenzialità dell’IA in applicazioni pratiche. Un settore in forte crescita riguarda la robotica umanoide, dove sono stati presentati robot in grado di compiere capriole o servire caffè, mostrando progressi notevoli nelle capacità motorie e interattive.
Il presidente dell’Istituto di ricerca Zhongguancun Zhiyong, Sun Mingjun, ha sottolineato come le aziende cinesi stiano puntando su applicazioni concrete, come generazione di testi, copywriting e produzione video, oltre all’uso dell’IA in medicina per risolvere problemi specifici. La strategia cinese mira a creare un legame sempre più stretto tra ricerca, industria e applicazioni quotidiane.
Il numero di ricercatori nel campo dell’IA in Cina è in rapido aumento e si avvicina a quello degli Stati Uniti, grazie a un’attenzione costante all’innovazione nelle università e nelle startup. Secondo il “Global AI Talent Report 2024”, questa crescita è il frutto di un impegno sistematico nella formazione e nella ricerca, che ha già prodotto risultati significativi come DeepSeek.

Gli analisti prevedono che la Cina possa creare un mercato interno dell’IA del valore di circa 140 miliardi di dollari entro il 2030, spinta da politiche che favoriscono l’implementazione rapida di modelli e robot intelligenti. Sebbene la Cina abbia ancora margini di miglioramento in campi come la teoria matematica e i componenti chiave, ha già raggiunto un livello competitivo a livello globale nelle capacità di modellizzazione e implementazione pratica.
Negli Stati Uniti, lo sviluppo dell’IA ha ricevuto nuovo impulso con l’insediamento di Trump, che ha revocato regolamenti considerati restrittivi e promosso iniziative come il programma “Stargate” e il “Piano d’azione per l’intelligenza artificiale”. Queste politiche mirano a rafforzare il settore tecnologico americano, creando infrastrutture come data center e sostenendo la ricerca in ambiti strategici come sanità, energia e trasporti.
In più, la Casa Bianca – sotto la pressione dell’AI Lobby delle big come OpenAI, Google DeepMind, Anthropic e Meta – ha recentemente varato una politica definita “light touch regulation” con l’Executive Order 14179: poche regole per favorire la sperimentazione, nella convinzione che la leadership tecnologica debba prevalere sulle preoccupazioni etiche o sulla sicurezza.
In Cina, il governo ha introdotto il concetto di “IA Plus” per stimolare l’integrazione dell’intelligenza artificiale in tutti i settori. Grazie a investimenti che spaziano dai supercomputer ai server, dal cloud computing ai modelli linguistici, la Cina ha costruito una filiera completa che le permette di competere ad armi pari con Stati Uniti ed Europa. Supercomputer come Sunway TaihuLight e Tianhe-2 rappresentano esempi concreti di questa strategia.

L’Europa continua a trovarsi in una posizione scomoda: da un lato tenta di proteggere i cittadini e i mercati con leggi sempre più severe – come l’AI Act – dall’altro stringe intese e partnership mai del tutto dichiarate con gli Stati Uniti, temendo di restare esclusa dalla corsa globale all’intelligenza artificiale. Questo equilibrio fragile, però, rischia di penalizzare soprattutto chi dovrebbe trainare l’innovazione: le startup europee.
Le normative nate per «imbrigliare» Big Tech finiscono spesso per soffocare le piccole imprese innovative, che non hanno le risorse per gestire compliance, audit e responsabilità ampliate. In più, restare sempre a metà strada tra regolazione rigida e apertura verso Washington non convince né gli investitori né gli imprenditori, lasciando l’ecosistema europeo in una perenne terra di nessuno.

Il paradosso è che anche i 200 miliardi di euro annunciati per lo sviluppo dell’IA rischiano di trasformarsi nell’ennesimo flop, se distribuiti in modo frammentato, con procedure lente e una burocrazia che spaventa più dei competitor.
Perché su una tecnologia che corre veloce come l’IA, l’Europa continua a voler controllare tutto senza davvero guidare niente: un approccio che potrebbe costarle, ancora una volta, il biglietto per il futuro.
La corsa all’intelligenza artificiale appare oggi come una nuova rivoluzione industriale, capace di trasformare radicalmente i processi produttivi, i trasporti, la sanità e molti altri settori. Secondo Sun Mingjun, non padroneggiare l’IA significherebbe rischiare di rimanere indietro, come sarebbe accaduto nel passato a chi non ha saputo sfruttare la macchina a vapore. Per questo, il mondo guarda a questa sfida come a un passaggio cruciale per il proprio futuro tecnologico ed economico.
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