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Autore: Sandro Sana

Vulnerabilità DoS in Apache Tomcat: CVE-2025-53506 sotto analisi

Il team Apache ha recentemente risolto una vulnerabilità denial-of-service (DoS) classificata come ad alta severità nel C’è un nuovo ospite scomodo nei data center di mezzo mondo. Si chiama CVE-2025-53506 e non fa rumore come un ransomware, non si manifesta con popup inquietanti o furti spettacolari. No, questa vulnerabilità preferisce agire silenziosamente, bloccando i server Apache Tomcat in modo chirurgico, senza richiedere privilegi, interazione o exploit complessi. Una vera bomba logica a basso costo. Apache, fortunatamente, ha agito in fretta. L’11 luglio 2025 ha rilasciato una patch per questo bug classificato come Denial of Service (DoS) a severità elevata, che colpisce in

The Unusual Suspect: quando i repo Git aprono la porta sul retro

Nel mondo della cybersecurity siamo abituati a dare la caccia ai mostri: APT, 0-day, malware super avanzati, ransomware con countdown da film di Hollywood. Ma intanto, nei corridoi silenziosi del codice sorgente, si consumano le vere tragedie. Silenziose, costanti, banali. Repository Git pieni zeppi di credenziali, token, chiavi API e variabili di ambiente spiattellate come fosse la bacheca dell’oratorio. La notizia la riporta The Hacker News: una nuova campagna di attacchi, soprannominata “The Unusual Suspect”, sfrutta repository Git pubblici e privati per accedere ad ambienti cloud, pipeline CI/CD e database interni, con una facilità che fa più paura di un exploit zero-click.

OMGCable: la sottile linea rossa tra penetration testing e sorveglianza occulta

Nel 2021, durante una delle mie esplorazioni sul confine sempre più sfumato tra hardware e cybersecurity, scrivevo un articolo dal titolo che oggi suona quasi profetico: “Anche un cavo prende vita”.Allora si parlava degli albori del progetto OMG Cable: un innocuo cavo USB che, nascosto dietro l’aspetto di un semplice accessorio di ricarica, celava un cuore digitale capace di compiere operazioni di compromissione da far impallidire molti malware tradizionali. E proprio in questi giorni, a distanza di quattro anni, mi è capitato di averne uno tra le mani, reale, fisico, pronto all’uso, inserito in un’attività di penetration test commissionata a un team

Dentro la mente di LockBit: profilazione criminologica di un gruppo ransomware “aziendale”

Nel mondo del cybercrime moderno, dove le frontiere tra criminalità e imprenditoria si fanno sempre più sfumate, il gruppo ransomware LockBit rappresenta un caso di studio affascinante. Attivo dal 2019, LockBit è emerso come uno degli attori più pervasivi e strutturati del panorama delle minacce globali, distinguendosi per il suo modello operativo Ransomware-as-a-Service (RaaS) e per una narrazione pubblica che rivela molto più di quanto sembri. Grazie all’intervista esclusiva condotta da Red Hot Cyber e alla documentazione tecnica e comportamentale raccolta tramite la piattaforma Recorded Future, è oggi possibile tracciare una vera e propria profilazione criminologica del gruppo. Non solo sul piano

ChatGPT vuole vivere la tua vita al posto tuo. E tu non potrai farne a meno!

Il piano di OpenAI per rendere l’intelligenza artificiale onnipresente (e inevitabile). Immagina di svegliarti una mattina e, ancora prima di aprire gli occhi, una voce gentile ti ricorda che oggi hai una riunione alle 10, ti consiglia di vestirti a strati perché fuori è prevista pioggia leggera e ti propone di fare colazione con yogurt greco e noci, perché “ieri hai mangiato troppi zuccheri”. Poi, mentre ti lavi i denti, questa stessa presenza ti informa che il tragitto verso l’ufficio sarà più veloce se prendi il secondo svincolo, che la tua compagna ha messo un like a una foto di voi due

Akira Ransomware Group: l’ascesa inarrestabile di un predatore digitale

Se c’è un nome che nel 2025 continua a campeggiare con crescente insistenza nei report di incident response, nei feed di threat intelligence e nei blog degli analisti di cybersicurezza, è quello del gruppo Akira. Questo collettivo criminale, nato apparentemente dal nulla nel 2023, ha saputo in poco più di un anno scalare la gerarchia del ransomware-as-a-service (RaaS), costruendo un’infrastruttura solida, sofisticata e altamente redditizia. Secondo quanto emerso dall’ultima intelligence card pubblicata da Recorded Future, Akira non è solo uno dei tanti nomi della galassia ransomware: è oggi uno degli attori più attivi, persistenti e pericolosi in circolazione. E dietro al nome

Sarcoma Ransomware: l’anatomia di una minaccia silenziosa ma spietata

Nel panorama sempre più affollato e inquietante del cybercrimine internazionale, una nuova figura ha cominciato ad attirare l’attenzione degli analisti di sicurezza di tutto il mondo: Sarcoma Ransomware. Un nome inquietante, mutuato dalla terminologia medica, che richiama alla mente tumori maligni ad alta aggressività. E in effetti, di aggressività questo gruppo criminale ne ha da vendere: nel giro di pochi mesi dalla sua prima individuazione, avvenuta nell’ottobre 2024, Sarcoma ha già dimostrato una pericolosità fuori dal comune. Non siamo davanti all’ennesimo clone di ransomware con tecniche rudimentali e obiettivi casuali: Sarcoma rappresenta una nuova generazione di minacce informatiche, capace di coniugare sofisticazione

Quando l’MFA non basta! Abbiamo Violato il Login Multi-Fattore Per Capire Come Difenderci Meglio

Nel mondo della cybersecurity esiste una verità scomoda quanto inevitabile: per difendere davvero qualcosa, bisogna sapere come violarlo. L’autenticazione multi-fattore è una delle colonne portanti della sicurezza informatica moderna. Dovrebbe essere una barriera invalicabile per i criminali informatici. Ma cosa succede se quella barriera, invece di essere abbattuta con la forza bruta, viene semplicemente aggirata con astuzia? È quello che il team cyber di Eurosystem, composto da Kevin Chierchia (Red Team – Malware Analyst), Fabio Lena (Red Team – Phishing & Awareness Specialist), Leonardo Taverna (Cyber Security Intern) e Bernardo Simonetto (Red Team Threat Hunter), ha voluto scoprire. L’occasione è arrivata durante

Ransomware su SAP NetWeaver: sfruttato il CVE-2025-31324 per l’esecuzione remota di codice

Un’onda d’urto tra vulnerabilità, webshell e gruppi ransomware Il 14 maggio 2025, il team di intelligence di ReliaQuest ha aggiornato la propria valutazione su una pericolosa vulnerabilità: CVE-2025-31324, una falla di tipo “unrestricted file upload” nel componente SAP NetWeaver Visual Composer, che consente l’esecuzione remota di codice (Remote Code Execution – RCE). Sebbene inizialmente classificata come una semplice “remote file inclusion”, ulteriori analisi hanno rivelato che la natura della falla era decisamente più pericolosa: chiunque, senza autenticazione, poteva caricare file JSP malevoli sul server SAP e ottenere l’accesso remoto. La piattaforma Recorded Future, in una nota pubblicata il 15 maggio, ha confermato

StealC V2: anatomia di un malware moderno e modulare

Nel vasto arsenale del cybercrimine, una categoria di malware continua ad evolversi con una velocità e una precisione quasi industriale: gli information stealer. Questi strumenti, nati inizialmente per sottrarre dati di autenticazione dai browser, sono ormai diventati sofisticate piattaforme di raccolta dati, persistenti e scalabili. Tra questi, StealC rappresenta una delle implementazioni più dinamiche e pericolose degli ultimi anni. La versione 2 di StealC, apparsa sul radar a marzo 2025, ne segna un’evoluzione profonda, sia dal punto di vista strutturale che operativo. Questo articolo vuole essere una disamina tecnica completa, arricchita dall’analisi comportamentale visuale ottenuta tramite una sandbox dinamica, e rivolta a

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