
Redazione RHC : 25 Gennaio 2022 07:54
I procuratori generali di Washington, Texas e almeno altri due stati hanno affermato che Google ha ripetutamente esercitato pressioni sui suoi utenti e utilizzato pratiche ingannevoli per ottenere i dati sulla posizione.
Secondo le cause intentate, queste azioni possono equivalere a violazioni del District of Columbia Consumer Protection Procedures Act e del Texas Deceptive Trade Practices Consumer Protection Act. Anche lo Stato di Washington e l’Indiana presenteranno cause simili, ha detto il procuratore generale del Distretto di Columbia Karl A. Racine .
“Google fa credere ai consumatori di avere il controllo delle informazioni raccolte dall’azienda e del modo in cui tali informazioni vengono utilizzate. In effetti, i consumatori che utilizzano i prodotti Google non possono impedire a Google di raccogliere, archiviare e trarre profitto dalla loro posizione”
afferma la causa DC.
La presenza “onnipresente” di Google nella vita di molti utenti attraverso l’uso di Ricerca, Maps, Documenti, app telefoniche e altri prodotti digitali di base offre all’azienda “un controllo senza precedenti sulla vita quotidiana dei consumatori”. Secondo i querelanti, Google ha un incentivo finanziario per rendere più difficile per i consumatori l’opt-out a causa dei potenziali profitti della pubblicità digitale.
“Google sta utilizzando la privacy di milioni di texani per vendere annunci “mirati” progettati per avere il maggiore impatto sugli utenti. In tal modo, l’azienda ha ottenuto notevoli vantaggi a scapito della privacy dei texani. Google ha guadagnato centinaia di milioni, se non miliardi, di dollari solo dagli annunci offerti agli utenti del Texas”
affermano i documenti del tribunale.
Le pratiche ingannevoli di Google implicano l’uso di trucchi di progettazione come il design dell’interfaccia e l’ingegneria sociale per manipolare gli utenti.
Il Parlamento europeo sta combattendo attivamente contro le pratiche aggressive delle grandi aziende tecnologiche nel campo della pubblicità online.
Il Digital Services Act, introdotto per la prima volta nel 2020, impedirà a piattaforme come Google, Amazon e Facebook di utilizzare i dati personali, comprese le informazioni sull’orientamento sessuale, la razza o la religione, per la pubblicità mirata.
La legge obbligherà i servizi a fornire agli utenti la possibilità di rinunciare facilmente al tracciamento, nonché a rimuovere i contenuti illegali sul Web, inclusi incitamento all’odio e informazioni sui prodotti contraffatti.
Redazione
Analisi RHC sulla rete “BHS Links” e sulle infrastrutture globali di Black Hat SEO automatizzato Un’analisi interna di Red Hot Cyber sul proprio dominio ha portato alla luce una rete globale di ...

Abbiamo recentemente pubblicato un approfondimento sul “furto del secolo” al Louvre, nel quale sottolineavamo come la sicurezza fisica – accessi, controllo ambientale, vigilanza – sia oggi str...

Una nuova e insidiosa campagna di phishing sta colpendo i cittadini lombardi. I truffatori inviano e-mail che sembrano provenire da una presunta agenzia di recupero crediti, chiedendo il pagamento di ...

Capire davvero cos’è il ransomware non è semplice: tra notizie frammentate e articoli tecnici, chi cerca risposte rischia di perdersi in un mare di informazioni confuse. Questo articolo nasce per ...

Hai sempre pensato che il Dark Web sia frequentato dai criminali informatici? Hai sempre pensato che il Dark Web sia una rete pericolosa e piena di insidie? Oggi vogliamo sfatare questo mito e creare ...