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L’Italia nel mondo degli Zero Day c’è! Le prime CNA Italiane sono Leonardo e Almaviva!

Se n’è parlato molto poco di questo avvenimento, che personalmente reputo strategicamente molto importante e segno di un forte cambiamento nella gestione delle vulnerabilità non documentate in Italia. A marzo 2024 scrissi un articolo in cui descrivevo un panorama italiano pressoché desolante: la cultura dei bug non documentati, gli zero-day, era praticamente inesistente, e non c’era alcuna CNA (CVE Numbering Authority) attiva nel nostro paese. La gestione delle vulnerabilità spesso è lasciata al caso o, peggio, nascosta dietro un velo di segretezza e incapace di creare un dialogo con la comunità dei ricercatori. Quel pezzo, pubblicato su Red Hot Cyber, rimbalzò sui

7-Zip 24.09: Risolta la falla che permetteva l’esecuzione di codice malevolo

È stata scoperta e una vulnerabilità nell’archiviatore 7-Zip che poteva aggirare la funzionalità di sicurezza Mark of the Web (MotW) in Windows ed eseguire codice sul computer della vittima. Il supporto MotW è arrivato a 7-Zip nel giugno 2022, a partire dalla versione 22.00. Da allora, i MotW sono stati assegnati a tutti i file estratti dagli archivi scaricati. Questi flag informano il sistema operativo, i browser e altre applicazioni che i file potrebbero provenire da fonti non attendibili e devono essere trattati con cautela. Di conseguenza, quando fanno doppio clic sui file estratti utilizzando 7-Zip, gli utenti dovrebbero visualizzare un avviso

Il gruppo HackerHood rileva uno 0day su Telegram WebK risolto in soli 3gg

Il ricercatore di sicurezza indipendente Pedro Baptista del team HackerHood di Red Hot Cyber, ha rilevato il 9 marzo 2024 una grave vulnerabilità su Telegram, che ha messo a rischio la sicurezza degli utenti utilizzatori della versione web della piattaforma. Fortunatamente, Telegram ha risposto prontamente, correggendo il problema appena due giorni dopo. La Vulnerabilità La vulnerabilità, identificata con il codice CVE-2024–33905, era presente nella versione 2.0.0 (486) e precedenti di Telegram WebK. Coinvolgeva le cosiddette “Mini App” di Telegram, che permettono agli utenti di eseguire applicazioni web direttamente nell’interfaccia di messaggistica. Tuttavia, questa funzionalità si è rivelata essere una superficie d’attacco vulnerabile.

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