Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

Un’Europa digitale verso la disconnessione dei servizi made in USA?

Stefano Gazzella : 2 Agosto 2022 07:00

AutoreStefano Gazzella

La decisione della Commissione europea relativa al Privacy Shield, che riconosceva il livello di protezione adeguato degli Stati Uniti e per l’effetto consentiva l’esportazione dei dati personali in conformità all’art. 45 GDPR, è venuta meno per effetto della nota sentenza Schrems II due anni or sono.

Ora, l’onda lunga della sentenza sta producendo effetti apprensibili non solo dagli esperti di data protection o dagli attivisti dei diritti digitali europei, bensì sta diventando un fatto di cronaca e un elemento che le organizzazioni dovranno necessariamente valutare.


CALL FOR SPONSOR - Sponsorizza l'ottavo episodio della serie Betti-RHC

Sei un'azienda innovativa, che crede nella diffusione di concetti attraverso metodi "non convenzionali"? Conosci il nostro corso sul cybersecurity awareness a fumetti? Red Hot Cyber sta ricercando un nuovo sponsor per una nuova puntata del fumetto Betti-RHC mentre il team è impegnato a realizzare 3 nuovi episodi che ci sono stati commissionati.

Contattaci tramite WhatsApp al numero 375 593 1011 per richiedere ulteriori informazioni oppure alla casella di posta [email protected]



Supporta RHC attraverso:


Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.


Nell’ultimo anno, sollecitate per lo più dai reclami di NOYB (l’associazione di attivisti della privacy e dei diritti digitali fondata dallo stesso Maximilian Schrems), le autorità di controllo europee hanno iniziato ad indicare l’illiceità di molti servizi che comportano una possibilità di trasferimento dei dati negli Stati Uniti nonostante la presenza di clausole contrattuali standard predisposte da parte dei fornitori.

Il motivo?

In generale, l’inadeguatezza delle misure supplementari predisposte secondo le indicazioni dell’EDPB.

Infatti, per il trasferimento dei dati verso un paese come gli Stati Uniti che non solo è privo di decisione di adeguatezza ma si è visto dichiarare da una sentenza della CGUE l’inadeguatezza della propria legislazione (in particolare: l’Executive Order 12333 e l’art. 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act, ma è bene notare come anche il Cloud Act ponga le medesime criticità) a presentare tutele analoghe a quelle stabilite dal GDPR non possono essere ritenute sufficienti le sole garanzie adeguate previste dall’art. 46 GDPR.

Per questo motivo le misure supplementari che sono state predisposte non sono state valutate come sufficienti in ragione della possibilità di accesso ai dati personali trattati dall’importatore (e dunque: il fornitore di servizi) da parte delle Autorità governative e dalle agenzie di intelligence statunitensi con una compressione sproporzionata dei diritti degli interessati.

La vicenda è un crescendo dal momento che fino ad oggi l’ondata ha investito i servizi di Cloudflare da parte dell’autorità di controllo portoghese, Google Analytics per le autorità di controllo francese, austriaca e italiana, e Google Workspace con un recente provvedimento dell’autorità di controllo danese.

Si attende uno statement condiviso da parte dell’EDPB a riguardo, che auspicabilmente non dovrebbe tardare ad arrivare al fine di fornire una coerenza all’applicazione della norma in tutti gli Stati membri.

Ma più che alla valutazione dei singoli servizi oggi si deve guardare all’orizzonte che si profila in seguito al principio di diritto che si sta cristallizzando attraverso i singoli provvedimenti: il fatto che la legislazione statunitense ponga delle “deroghe alla normativa in materia di protezione di dati che eccedono le restrizioni ritenute necessarie in una società democratica”, citando le parole del Garante Privacy.

Allo stato dei fatti, l’orizzonte che si profila è la disconnessione dai servizi made in USA.

Salvo che gli Stati Uniti non recedano proprio sulle deroghe previste per l’applicazione della normativa di sicurezza nazionale. O che si raggiunga un nuovo accordo, destinato poi a naufragare con una sentenza Schrems III ovviamente.

Stefano Gazzella
Privacy Officer e Data Protection Officer, specializzato in advisoring legale per la compliance dei processi in ambito ICT Law. Formatore e trainer per la data protection e la gestione della sicurezza delle informazioni nelle organizzazioni, pone attenzione alle tematiche relative all’ingegneria sociale. Giornalista pubblicista, fa divulgazione su temi collegati a diritti di quarta generazione, nuove tecnologie e sicurezza delle informazioni.

Lista degli articoli
Visita il sito web dell'autore

Articoli in evidenza

Zero-click exploit: la nuova frontiera invisibile degli attacchi informatici
Di Redazione RHC - 29/07/2025

Negli ultimi anni, la cybersecurity ha visto emergere minacce sempre più sofisticate, capaci di compromettere dispositivi e dati personali senza che l’utente compia alcuna azione. Tra ques...

Fire Ant all’attacco: come un bug in vCenter apre le porte all’inferno IT
Di Redazione RHC - 28/07/2025

Sygnia segnala che il vettore di attacco iniziale di Fire Ant CVE-2023-34048, sfrutta la vulnerabilità di scrittura fuori dai limiti nell’implementazione del protocollo DCERPC di vCenter S...

Obiettivo: La tua Voce! Scattered Spider mira ai VMware ESXi clonando le voci degli impiegati
Di Redazione RHC - 28/07/2025

Il gruppo Scattered Spider ha intensificato i suoi attacchi agli ambienti IT aziendali, prendendo di mira gli hypervisor VMware ESXi di aziende statunitensi nei settori della vendita al dettaglio, dei...

PornHub, YouPorn si adeguano alle leggi UK… e Telegram introduce il bot per correre ai ripari
Di Redazione RHC - 28/07/2025

Telegram ha introdotto un bot ufficiale progettato per verificare l’età degli utenti scansionando i loro volti. Come sottolineato da Code Durov, la funzione è disponibile nel Regno Un...

BreachForums torna online! 7,3 milioni di post e 340k utenti ripristinati
Di Redazione RHC - 28/07/2025

le piante infestanti, se non vengono estirpate dalle radici rinasceranno, molto più vigorose di prima. Questo è il cybercrime e questa è la nuova rinascita, la quinta in assoluto dalle ...