
Nonostante il fatto che la Corte di giustizia europea abbia affermato due volte che gli Stati Uniti non forniscono una protezione adeguata sui dati degli utenti europei dai servizi di intelligence americani, gli avvocati di Facebook continuano a negarlo, secondo POLITICO.
Il gigante della tecnologia sostiene che i dati degli europei sono al sicuro negli Stati Uniti.
“La conclusione della valutazione è che le leggi e le pratiche statunitensi prevedono una protezione dei dati personali sostanzialmente equivalente al livello di protezione richiesto dal diritto dell’UE”
secondo un documento interno di Facebook del 2021.
Le valutazioni di equivalenza vengono effettuate dalle aziende per valutare in che modo la protezione della privacy nei paesi extra UE risulti conforme alla protezione dei dati nell’UE.
Nel luglio 2020, la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha annullato uno strumento di trasferimento di dati tra gli Stati Uniti e l’UE chiamato Privacy Shield. La corte ha concluso che Washington non ha fornito un’adeguata protezione dei dati per gli europei perché la legislazione sulla sorveglianza degli Stati Uniti era troppo severa in termini di standard europei.
La stessa corte ha confermato la legalità di un altro strumento per l’esportazione dei dati dall’Europa, le clausole contrattuali standard (SCC). Tuttavia, sorge la domanda se questi complessi strumenti legali possano essere utilizzati per trasferire dati a paesi che non rispettano gli standard dell’UE (compresi gli Stati Uniti).
La CGUE ha raggiunto una conclusione simile nel 2015 quando ha annullato un precedente accordo sul privacy shield a causa della legge sulla sorveglianza degli Stati Uniti. In entrambe le decisioni, la Corte suprema europea ha affermato categoricamente che Washington non ha aderito a standard di riservatezza sufficientemente elevati.
Tuttavia, Facebook, che è un ostacolo in entrambi i casi, ritiene che potrebbe non essere conforme ai requisiti. Nei documenti, i legali della società sostengono che “non dovrebbe fare affidamento” su una sentenza del tribunale dell’UE per valutare i propri trasferimenti di dati negli Stati Uniti, poiché le conclusioni dei giudici si riferiscono al patto sui dati del Privacy Shield e non all’accordo contrattuale standard utilizzato da Facebook per trasferire i dati negli Stati Uniti.
Ti è piaciutno questo articolo? Ne stiamo discutendo nella nostra Community su LinkedIn, Facebook e Instagram. Seguici anche su Google News, per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica o Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

CybercrimeAnalisi e correlazioni costruite anche grazie alla piattaforma Recorded Future (Insikt Group), che in questi casi è utile per mettere ordine nel caos tra segnali, rumor e priorità operative. C’è una tradizione natalizia che nessuno…
HackingQuesto articolo analizza una recente e sofisticata campagna di phishing che sfrutta la tecnica Browser-in-the-Browser (BitB) per rubare credenziali, in particolare quelle di servizi come Microsoft 365. L’attacco BitB si distingue per la sua capacità…
VulnerabilitàQuando si parla di sicurezza informatica, è facile cadere nella trappola di pensare che i problemi siano sempre lontani, che riguardino solo gli altri. Ma la realtà è che la vulnerabilità è sempre dietro l’angolo,…
VulnerabilitàÈ stata scoperta, come riportato in precedenza, una grave vulnerabilità in MongoDB che consente a un aggressore remoto, senza alcuna autenticazione, di accedere alla memoria non inizializzata del server. Al problema è stato assegnato l’identificatore…
CyberpoliticaDietro il nome tecnicamente anodino di ChatControl si muove una delle più profonde torsioni del rapporto tra Stato, tecnologia e cittadini mai tentate nell’Unione europea. Non è una legge “contro la pedopornografia online”, come viene…