
Abbiamo avuto un altro esempio la scorsa settimana di un colossale hack sulle criptovalute. Ma come mai tutti questi hack non tendono minimamente a diminuire?
L’hacking dell’infrastruttura finanziaria e delle applicazioni su blockchain è in aumento. Dall’inizio dell’anno, questo genere di hack ha causato perdite per 1,2 miliardi di dollari secondo uno studio KPMG sulla sicurezza informatica di blockchain e criptovalute nel 2022, pubblicato il 28 giugno.
Ciò corrisponde a un aumento del 692% rispetto ai volumi registrati nel primo semestre 2021.
Uno dei problemi del settore, secondo KPMG, è la mancanza di professionisti in grado di effettuare audit di sicurezza su queste piattaforme. L’azienda elenca solo da 1.000 a 1.500 persone nel mondo, dislocate in 54 società con sede principalmente negli Stati Uniti , in Cina e in India.
Tuttavia, la superficie di attacco è ampia: dagli smart contract (che sono programmi eseguiti automaticamente sulla blockchain, e che non possono essere modificati una volta avviati) ai wallet di criptovaluta, passando per le infrastrutture stesse (comprese le sidechain), bridge e blockchain di livello 2, che sono stati presi di mira dai recenti attacchi). In sintesi, il potenziale di vulnerabilità cresce di giorno in giorno.
I cybercriminali sfruttano anche le funzionalità della finanza decentralizzata, come i “prestiti flash”, che consentono di prendere in prestito senza garanzie a condizione di rimborsare prima della fine della transazione e offrono la possibilità agli hacker di innescare attacchi agli smart contract.
Secondo questo studio, i fondi investiti nella finanza decentralizzata, particolarmente vulnerabile agli attacchi, rappresenterebbero oltre il 10% del mercato delle criptovalute.
“Tali hack richiedono competenze molto specializzate, ma il numero di incidenti mostra che tale competenza non manca tra gli attori malintenzionati”
Commenta Vincent Maret, responsabile delle attività di sicurezza informatica presso KPMG France, in un comunicato stampa.
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