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Bill Gates: i programmatori non sono a rischio! L’AI è uno strumento, non un concorrente

Bill Gates: i programmatori non sono a rischio! L’AI è uno strumento, non un concorrente

Redazione RHC : 29 Settembre 2025 11:54

L’intelligenza artificiale sta rapidamente cambiando le professioni tradizionali. Proprio ieri parlavamo che la richiesta di ingegneri del software negli ultimi 3 anni è calata del 71%.

Ma secondo Bill Gates ci sono lavori che le macchine non saranno in grado di sostituire nemmeno tra cento anni. E non si riferisce a medici o artisti, ma ai programmatori.

In una discussione sul futuro della tecnologia, Gates ha riconosciuto le sue preoccupazioni comuni: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è al tempo stesso stimolante e terrificante. Il World Economic Forum prevede che l’automazione potrebbe distruggere circa 85 milioni di posti di lavoro entro il 2030, ma crearne fino a 97 milioni di nuovi in settori ancora in fase di sviluppo.


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La sfida principale, secondo Gates, è garantire che i benefici non vadano solo agli individui esperti di tecnologia, ma all’intera società.

Ha posto particolare enfasi sulla professione di programmatore. Le macchine possono già scrivere codice e rilevare errori, ma la vera programmazione va ben oltre un insieme di istruzioni. Implica la ricerca di soluzioni inaspettate, creatività e intuizione, qualità che gli algoritmi non possono replicare completamente. I programmatori descrivono spesso momenti di ispirazione, quando la soluzione giusta emerge all’improvviso, senza dover ricorrere a istruzioni. È questa “scintilla” del pensiero umano, ritiene Gates, che preserverà il valore della professione.

Tuttavia, non è solo il settore IT a richiedere questo approccio. Anche la biotecnologia, l’energia e altri settori complessi si basano sull’esperienza e sul giudizio umano. Nel frattempo, le attività amministrative e alcune attività di progettazione si stanno già spostando notevolmente verso algoritmi in grado di comporre testo o layout con un solo clic.

Questo non porterà necessariamente a licenziamenti di massa, ma segnalerà che il futuro del lavoro non risiede nell’opporsi all’intelligenza artificiale, ma nell’abbracciarla.

La ricerca conferma che le professioni che enfatizzano il pensiero critico, l’etica e l’intelligenza emotiva sono meglio protette dall’automazione. L’intelligenza artificiale può accelerare l’analisi dei dati o eliminare le attività di routine, ma il pensiero strategico e la creatività rimangono umani.

La conclusione fondamentale è semplice: dobbiamo considerare l’intelligenza artificiale come uno strumento, non come un concorrente.

Chi impara, si adatta e sfrutta le nuove tecnologie per migliorare le proprie idee ne uscirà vincitore. E come ha sottolineato Gates, alcune cose – la vera ingegnosità e la capacità di risolvere problemi complessi – non possono essere codificate. Né oggi, né tra cento anni.

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