Redazione RHC : 2 Dicembre 2023 10:07
Un nuovo studio di Malwarebytes rivela la capacità di ChatGPT di scrivere ransomware. Lo studio ha scoperto che ChatGPT è stato in grado di creare un ransomware di base che crittografa il contenuto delle directory creando una nota di riscatto. Il programma non era completamente funzionante, ma includeva le funzionalità di base.
Lo studio ha inoltre riscontrato miglioramenti significativi nelle funzionalità ChatGPT rispetto alle versioni precedenti. ChatGPT 4.0 ha gestito il compito di scrivere il programma e ha aiutato nel debug del codice senza alcuna obiezione.
L’autore dell’esperimento ha utilizzato ChatGPT per scrivere codice in C e ha contattato ChatGPT per ricevere assistenza quando si sono verificati errori di compilazione. ChatGPT ha fornito spiegazioni e suggerimenti per la risoluzione dei problemi, trovando soluzioni alternative quando quelle originali non funzionavano.
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Questa interazione con il chatbot ha permesso all’autore di scrivere ed eseguire il debug di un programma ransomware funzionale in C quasi senza perdere tempo.
ChatGPT 4.0 scrive un programma C per crittografare un singolo file (a sinistra), quindi modifica il programma per crittografare una directory (a destra)
Tuttavia, nonostante i risultati, l’autore dello studio sottolinea che il ransomware scritto da esseri umani rimane oggi la principale minaccia alla sicurezza informatica per le aziende.
ChatGPT potrebbe essere meno utile per i criminali informatici professionisti che per i principianti assoluti in questo settore. Tuttavia, lo studio mostra che ChatGPT può abbassare la barriera all’ingresso nel crimine informatico, consentendo alle persone con meno competenze di creare malware originali o alle persone esperte di farlo più velocemente.
Ricordiamo che a gennaio gli analisti di CyberArk Labs avevano descritto come creare malware polimorfico utilizzando ChatGPT. Hanno aggirato i filtri dei contenuti di ChatGPT e hanno mostrato come “con il minimo sforzo, puoi interrogare continuamente ChatGPT per un pezzo di codice unico, funzionale e comprovato. Un utente malintenzionato può creare malware polimorfico che non è rilevabile dagli strumenti di sicurezza e non lascia tracce di memoria.
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