Daniela Farina : 28 Marzo 2023 07:24
Le nuove tecnologie hanno prodotto importanti cambiamenti nel nostro modo di comunicare, consentendoci di accorciare le distanze. Non importa quanto lontani viviamo, abbiamo sempre più risorse per essere più vicini, in un modo o nell’altro. Tuttavia, è necessario anche essere molto cauti. Fenomeni come lo sharenting possono mettere a rischio le persone che più amiamo.
Lo shareting è un termine utilizzato per descrivere la condivisione online eccessiva da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli. La parola unisce “share-condividere e parenting-genitorialità”.
Negli ultimi anni, c’è stato un aumento notevole delle foto di minori online, al punto tale che sempre di più si parla di questo fenomeno.
In generale, i genitori, sembrano non conoscere i rischi del proprio comportamento .
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
Così si apre la prefazione del fumetto di Massimiliano Brolli, fondatore di Red Hot Cyber, un’opera che affronta con sensibilità e realismo uno dei temi più urgenti della nostra epoca.
Distribuito gratuitamente, questo fumetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare e informare. È uno strumento pensato per scuole, insegnanti, genitori e vittime, ma anche per chi, per qualsiasi ragione, si è ritrovato nel ruolo del bullo, affinché possa comprendere, riflettere e cambiare.
Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura.
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Eppure tali rischi sono reali e concreti. A confermarlo sono le ricerche sul fenomeno.
Secondo uno studio dell’associazione inglese “Parent Zone” pubblicato già nel 2015, ogni anno un bambino appare in media in 195 istantanee ed al compimento dei 5 anni, sarà protagonista di circa 1000 scatti.
Altri studi (Maxim, Orlando, Skinner, & Broadhurst, 2016; Steinberg, 2017), per esempio, hanno evidenziato come le immagini condivise in Rete dai genitori siano spesso trovate in siti pedopornografici, e come, inoltre, possa facilitare i malintenzionati a ricavare informazioni private dei figli, come indirizzi, luoghi ed abitudini quotidiane.
Non è un caso che enti e organizzazioni internazionali come l’American Academy of Pediatrics e Safety Commissioner abbiano sostenuto alcuni anni fa l’importanza di favorire nei genitori una maggiore consapevolezza del web ed un uso adeguato delle impostazioni e delle configurazioni dei social.
Dal punto di vista psicologico, il rischio è di sviluppare un Falso Sé. Essendo esposti sui social sin dall’infanzia i ragazzi possono sviluppare delle barriere difensive che compromettono l’essere persone autentiche. Quei contenuti, quelle che tanti definiscono “solo foto”, “un semplice video”, rimangono sul web per moltissimo tempo. Potenzialmente per sempre e quindi anche quando quei bambini cresceranno quelle foto influenzeranno la loro vita.
Nell’adolescenza, in particolare, possono essere causa di imbarazzo, prese in giro dai compagni ed i like o i commenti possono influenzare l’autostima e l’immagine di sé se adulti. Insomma, quella che sembra una semplice condivisione in realtà può influenzare e creare difficoltà al bambino senza che questo possa decidere se e cosa condividere. Recentemente, per The Wall Street Journal più che di sharenting sarebbe opportuno parlare di “oversharenting”.
Federica Boniolo, psicologa e presidente dell’associazione #UnitiinRete, sottolinea: «tanti genitori non sanno a cosa vanno incontro, cosa rischiano, cosa voglia dire davvero condividere così tanto materiale, di ogni genere, riguardante i figli»,
E lo scrittore José Saramago afferma «Stiamo arrivando alla fine di una civiltà, senza tempo per riflettere, nella quale è stata imposta una sorta di spudoratezza che ci ha fatto credere che la privacy non esista.»
Il desiderio di mostrare con orgoglio le foto dei figli o di raccontare ad amici e parenti buffi aneddoti che li riguardano è assolutamente naturale. Tuttavia quando ciò avviene online, i contenuti diventano visibili a tutti e potenzialmente riutilizzabili da chiunque.
E non sono solo i più piccoli a correre un pericolo. Pubblicare sui social, vuol dire violare il loro diritto alla privacy. Pubblicare costantemente espone gli adulti al rischio di sviluppare una dipendenza.
In Francia, nei giorni scorsi è stato approvato un progetto per garantire ai bambini il diritto alla loro immagine. L’intento è far capire ai genitori che devono essere i primi a proteggere la privacy dei propri figli.
Ed anche in Italia, si è cercato di limitare ciò già a novembre 2022, quando l’Autorità garante per i diritti dell’infanzia ha sottoposto la questione al governo.
Il rispetto dell’immagine e dei dettagli personali dei più piccoli devono essere fondamentali per il loro benessere e per il loro equilibrio.
Non pensate che sia importante tutelare i nostri figli ed essere più attenti e consapevoli dell’uso delle loro immagini sul web?
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