Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

Facebook down, e questo dovrebbe preoccuparci tutti.

Michele Pinassi : 8 Ottobre 2021 14:45

Il lungo down dei servizi di Facebook, WhatsApp e Instagram, con tutte le conseguenze economiche e sociali del caso, deve farci interrogare sullo strapotere che queste piattaforme hanno sulla nostra quotidianità. Per reagire e non farsi più cogliere impreparati, puntiamo sulle alternative libere.

Autore: Michele Pinassi


CALL FOR SPONSOR - Sponsorizza l'ottavo episodio della serie Betti-RHC

Sei un'azienda innovativa, che crede nella diffusione di concetti attraverso metodi "non convenzionali"? Conosci il nostro corso sul cybersecurity awareness a fumetti? Red Hot Cyber sta ricercando un nuovo sponsor per una nuova puntata del fumetto Betti-RHC mentre il team è impegnato a realizzare 3 nuovi episodi che ci sono stati commissionati.

Contattaci tramite WhatsApp al numero 375 593 1011 per richiedere ulteriori informazioni oppure alla casella di posta [email protected]


Supporta RHC attraverso:
  • L'acquisto del fumetto sul Cybersecurity Awareness
  • Ascoltando i nostri Podcast
  • Seguendo RHC su WhatsApp
  • Seguendo RHC su Telegram
  • Scarica gratuitamente "Dark Mirror", il report sul ransomware di Dark Lab


  • Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.


    Data Pubblicazione: 8/10/2021

    Periodo complicato per la Rete, tra attacchi, leaks eccellenti e blackout come quello accaduto nel pomeriggio (UTC) di lunedì 4 ottobre 2021: Facebook, Whatsapp e Instagram sono rimasti indisponibili per oltre 6 ore, con tutte le conseguenze del caso. E non era neppure la prima volta.

    Le descrizioni tecniche dell’incidente sono state ampiamente discusse (segnalo il post di Cloudflare e quello del reparto ingegneristico di Facebook) e il cosiddetto “popolo della rete” si è sprecato in commenti e memes più o meno ironici sull’accaduto.

    In realtà, credo ci sia ben poco da ridere. La faccenda è terribilmente seria, e dovrebbe farci capire la fragilità del mondo digitale (e non solo) contemporaneo.

    Siamo ormai abituati a beneficiare di servizi digitali, che spaziano dalle chiacchiere tra amici all’accesso ai servizi bancari, passando per l’erogazione di servizi pubblici, come la prenotazione degli esami medici.

    L’opinione comune, purtroppo molto diffusa, è che questi sistemi informatici, complessi e di alta tecnologia, siano infallibili. Del resto, Internet nasce con l’obiettivo di essere un sistema resiliente, capace di resistere anche a un attacco nucleare. Ma la Rete di oggi è ben diversa, sia come struttura che come impatto, rispetto a quella degli anni ’70 e ’80.

    Anche se Facebook, WhatsApp e Instagram non sono Internet, ne rappresentano una bella fetta: secondo WeAreSocial, non solo il 60% della popolazione mondiale è on-line, ma le 3 piattaforme citate rappresentano oltre il 64% dell’uso “sociale” della Rete stessa!

    Il problema non è, ovviamente, non poter leggere le chat tra amici. Il problema è quando questi strumenti sono usati, ad esempio nel caso delle Elezioni Amministrative di Trieste (“Il Comune di Trieste aveva deciso di utilizzare WhatsApp come sistema di comunicazione interno per gestire la trasmissione dei risultati tra i seggi.”), come strumento di comunicazione ufficiale.

    Non è ovviamente finita qui: pensate a tutti i portali dove siete iscritti usando sistemi di autenticazione di terze parti, tipicamente Google o Facebook: se il servizio che vi autentica è off-line, non potrete accedere.

    A cui si aggiunge il danno economico per tutti coloro che, di queste piattaforme, hanno fatto uno strumento di lavoro: pagine di Facebook non raggiungibili, profili di Instagram non disponibili, chat e comunicazioni dei clienti via WhatsApp non gestibili.

    La questione su cui tutti siamo chiamati a interrogarci è semplice: possiamo permetterci di mettere nelle mani di un singolo grande player parte della nostra economia e delle nostre comunicazioni? Secondo me, no. Il motivo ce lo ricordano proprio questi incidenti che, anche se fortunatamente non così frequenti, hanno un impatto enorme sulla società (si parla di una perdita economica stimata in quasi 90 milioni di dollari).

    Il problema non è solamente economico, seppure indubbiamente rilevante: sono in gioco aspetti sociali e politici che chi è stato chiamato ad amministrarci dovrebbe imparare a gestire e governare, non a subire spesso nella totale ignoranza e incapacità di valutarne gli effetti e le conseguenze. È un j’accuse duro, ma ormai non possiamo più permettercelo perché le conseguenze potrebbero ripercuotersi sulla tenuta del sistema Democratico e sulle libertà di ognuno di noi.

    Non è più un innocente divertente passatempo, da qualche anno. Almeno non da quando lo scandalo di Cambridge Analytica ha messo a nudo la capacità di questi strumenti di interferire anche nei processi democratici. E solo oggi, finalmente, stanno emergendo studi concreti sulle conseguenze psicologiche nella società di queste piattaforme.

    La sfida nel breve termine è tutta qui, e con un notevole ritardo anche le Istituzioni Italiane stanno iniziando a farsi qualche domanda: perimetro cibernetico nazionale, la sovranità dei dati e la sicurezza delle infrastrutture.

    Ma anche noi semplici utenti, nel nostro piccolo, possiamo comunque fare molto già da adesso. Le alternative, per fortuna, ne abbiamo, come quelle offerte dal fediverso (Federated Universe), piattaforme che, attraverso protocolli comuni, condividono le informazioni offrendo servizi decentrati e resilienti. Oltre a un nutrito sottobosco di progetti, software e piattaforme alternative che, spesso, si dimostrano più sicure, performanti e funzionali di quelle più blasonate. Dateci un’occhiata, magari iniziando proprio dal progetto Le Alternative.

    Michele Pinassi
    Nato e cresciuto a Siena, è Responsabile della Cybersecurity dell’Università di Siena. Lavora nel campo ICT da oltre 20 anni, usando esclusivamente software libero. Da sempre attento alle tematiche sulla privacy e sui diritti civili digitali, attraverso il suo blog nato nel lontano 2000, è ancora attivamente impegnato nel sensibilizzare i cittadini su queste tematiche.

    Lista degli articoli

    Articoli in evidenza

    Hai la carta di credito in tasca? I Criminal hacker ringraziano!
    Di Redazione RHC - 16/08/2025

    Una nuova campagna malware per Android sta prendendo di mira i clienti bancari in Brasile, India e Sud-est asiatico, combinando frodi contactless NFC, intercettazione delle chiamate e sfruttamento del...

    Google Chrome a tutta Privacy! Un nuovo blocco per gli script in modalità incognito
    Di Redazione RHC - 16/08/2025

    Google sta testando una nuova funzionalità per migliorare la privacy nella modalità di navigazione in incognito di Chrome su Windows: il blocco degli script in incognito (PrivacySandboxFinge...

    Droni in missione potranno decidere in modo autonomo quali uomini uccidere?
    Di Redazione RHC - 15/08/2025

    Sembra che gli Stati Uniti abbiano già seriamente preso in considerazione il concetto di guerra autonoma. Il jet da combattimento autonomo della DARPA , risulta in grado di combattere senza pilot...

    CrowdStrike Global Threat Report 2025: l’anno dell’avversario intraprendente
    Di Redazione RHC - 15/08/2025

    CrowdStrike ha pubblicato il suo Global Threat Report 2025, che documenta un balzo in avanti nel comportamento dei criminali informatici e dei gruppi statali. Gli esperti definiscono il 2024 “l...

    Dopo il bucato, Figure 02 ora piega il bucato. Ma per ora dovrai continuare a farlo da solo
    Di Redazione RHC - 15/08/2025

    Solamente due settimane fa, il robot umanoide prodotto da Figure ha destato in noi grande meraviglia, quando con destrezza ha preso degli indumenti da un paniere dei panni sporchi e li ha collocati al...