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I venti di guerra sul Medio Oriente: Iran, Israele e l’intenso cyber-traffico del 2022.

I venti di guerra sul Medio Oriente: Iran, Israele e l’intenso cyber-traffico del 2022.

25 Gennaio 2022 12:29

Autore: Roberto Villani
Data Pubblicazione: 25/01/2022

Sembra che i venti di guerra che soffiano sul Medio Oriente non siano affatto leggeri e che Iran e Israele si confronteranno sul campo cyber a livelli altissimi. Cresce la pressione di Israele sul programma atomico dell’Iran, mentre l’ex capo dell’intelligence dell’IDF ha confermato – in un’intervista al Malam Magazine – un ruolo nell’operazione nel 2020 per assassinare il comandante in capo dell’Iran Qasem Soleimani. “Il nostro principale nemico sono gli iraniani” ha detto il Maggior Generale Tamir Hayman, “abbiamo ostacolato molti modi in cui hanno cercato di contrabbandare armi e denaro, e la ragione di tutto questo è impedire agli iraniani di trincerarsi in Siria”.


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I funzionari militari hanno inoltre aggiunto. che l’IDF sarà pronto a colpire l’Iran non appena il governo darà la sua approvazione. Uno scenario che comprenderebbe un round di combattimenti con Hezbollah in Libano o Hamas nella Striscia di Gaza.

Gli indicatori che sono apparsi nei giorni che hanno preceduto il Natale, non aiutano certo a sperare in una primavera tranquilla in quelle aree. La fittissima rete di contatti che si è creata negli incontri svolti tra i rappresentanti politici dei diversi paesi che sono coinvolti nel complesso grande gioco a ridosso del Golfo Persico, delinea come l’area per il prossimo anno, sarà interessata da intenso cyber-traffico.

Una piccola attività di analisi delle OsInf (Open Source Information) presente in rete, su molti siti specializzati, aiuta a comprendere quanto il territorio sarà caldo verso la primavera.

Partiamo dall’evento definito storico, della visita negli Emirati Arabi Uniti del Primo Ministro Israeliano Bennet, visita avvenuta il 12 dicembre 2021 che per occhi del mondo diplomatico e non, ha rappresentato un punto di svolta notevole, perché per la prima volta il principale esponente del governo Israeliano ha incontrato fuori da Israele rappresentanti di un paese che almeno fino agli accordi di Abramo del 13 agosto 2020, non vedeva certo in Israele una amico cui stringere la mano.

Vero che gli EAU possiedono una antica tradizione di relazioni internazionali, fin dal 1820 con paesi occidentali in particolare con il Regno Unito, ma parliamo sempre di un paese di religione islamica, se pur con una forte maggioranza Sunnita – l’85% il restante 15% è di confessione sciita, più ostile ad ogni relazione con Israele. Gli accordi di Abramo però vedono anche un altro protagonista nella normalizzazione dei rapporti con Israele, il Barhein e qui il fronte sciita si ribalta, che vede la presenza di questo ramo dell’Islam attestarsi per un buon 70% della popolazione del piccolo Regno.

Senza avventurarci nel labirinto religioso delle varie confessioni e della forma di Stato (poco) che questi due paesi possiedono rispetto ad Israele e le democrazie occidentali che conosciamo, restiamo sul piano dell’evento straordinario e analizziamo i fatti.

L’ufficio stampa di Bennet a margine della vista del 12 dicembre, ha rilasciato dichiarazioni riguardo i prossimi incontri che avverranno tra i due paesi, e al netto degli incontri al vertice, è certo che si terranno anche incontri di secondo livello, ma non meno importanti dei vertici. Le relazioni economiche e militari vedranno chiaramente i rispettivi rappresentanti incontrarsi e stabilire reciproche attività.

Adesso guardando una semplice mappa geografica, abbiamo un quadro ben definito delle possibili mosse che gli attori dell’area applicheranno perché se Israele ha già in tasca patti di non belligeranza storici con Egitto e Giordania, e mantiene comunque il controllo delle fronte Siro-Libanese ed il fronte interno con la Palestina sempre molto incandescente, a sud-est del quadrante mediororientale, i rapporti di pacificazione con EAU e Barhein e la presenza di Arabia Saudita non fanno prevedere grossi rischi contro Israele. L’Arabia Saudita è in conflitto con lo Yemen e gode di un supporto strategico occidentale per questo conflitto, si disegna così un quadro che vede la proiezione di Israele verso l’Iran senza grossi problemi o quantomeno non di difficile risoluzione.

Ed allora perché sarà calda la primavera nel campo cyber?

La primavera calda in campo cyber e il nucleare iraniano

Innanzitutto la fase di stallo dell’accordo JCPOA sul nucleare iraniano è il nodo fondamentale su cui si muove tutta la contesa, ed i fatti accaduti nei siti nucleari iraniani, colpiti dal famoso virus Stuxnet[2] , e le relative cyber-risposte iraniane, dimostrano come la cyber-battaglia tra le parti sia il terreno di scontro più attivo. Da aprile dell’anno che sta per concludersi, le parti interessate nella accordo JCPOA, ossia Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Germania e Unione Europea, sollecitano gli USA ad un ritorno intorno al tavolo delle trattative dopo che gli USA hanno lasciato il tavolo nel 2018.

Guardando le date, e la cronologia dei cyber- eventi di questo conflitto invisibile che è in atto tra l’Iran e USA ed Israele, non si può far a meno di pensare che la campagna sul nucleare iraniano sia il vero nodo della disputa.

Lo scenario della cyber guerriglia

La prossima primavera quindi vedrà le nuove navi da guerra iraniane dotate di droni e dispositivi elettronici come la “Jamaran” probabilmente schierata al largo delle coste del golfo persico perché come annunciato da Ministro della difesa d’Israele l’IDF – le Forze di difesa di Israele – svolgeranno una esercitazione su larga scala per simulare un attacco aereo contro l’Iran utilizzando aerei tattici, di rifornimento e soprattutto aerei spia Gulfstream. A questa esercitazione sono stati invitati chiaramente le forze armate statunitensi.

Questo è lo scenario per la prossima primavera, e voi pensate che parallelamente a questo scenario non ci sia uno scenario cyber?

Pensate solo a quante informazioni circolano in rete o già circolano in rete riguardo gli armamenti, le dotazioni, i modelli di droni impiegati che identificano già il paese di produzione, le piste del web che indicheranno probabili attacchi portati da state-nations che saranno coinvolti, insomma la classica cyber guerriglia – ricordate non è una guerra, ma una guerriglia tra soggetti che vogliono deteriorarsi, logorarsi e farsi cyber-dispetti perché il conflitto economico è più importante di ogni altra cosa. E quello non deve essere perso, per nessuna ragione.

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Roberto Villani

Dilettante nel cyberspazio, perenne studente di scienze politiche, sperava di conoscere Stanley Kubrick per farsi aiutare a fotografare dove sorge il sole. Risk analysis, Intelligence e Diritto Penale sono la sua colazione da 30 anni.

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