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L’Italia nello spazio con il programma COSMO-SkyMed.

Roberto Campagnola : 8 Febbraio 2022 16:59

Autore: Roberto Campagnola
Data Pubblicazione: 08/02/2022

Il nostro paese si conferma ai primi posti per quanto riguarda l’innovazione e la competenza nel settore aerospaziale. Dopo tre rinvii dovuti al maltempo e un quarto dovuto alla presenza di una nave da crociera in una zona di mare interdetta al traffico marittimo, finalmente martedì 1 febbraio alle 0:11 ora italiana, è decollato dalla base aerea di Cape Canaveral in Florida, un razzo Falcon9 di SpaceX con a bordo un satellite italiano, il secondo esemplare della costellazione COSMO-SkyMed di seconda generazione, costruito da Thales Alenia Space.

Il programma COSMO-SkyMed, ad uso duale (civile e militare) finanziato da ASI, dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Ministero della Difesa, è impiegato per l’osservazione della Terra, per lo studio dei cambiamenti climatici, per la gestione delle emergenze, controllo delle infrastrutture critiche, per compiti di difesa e attività di supporto agli organi preposti a garantire la sicurezza del territorio nazionale.


Decollo del Falcon9 da Cape Canaveral

I COSMO-SkyMed usano radar ad apertura sintetica in banda X (7 ai 12 GHz ) che, sfruttando il moto dell’antenna e la raccolta di onde radio riflesse, garantiscono una elevata risoluzione spaziale ( modalità Spotlight con risoluzione sub metrica, per osservazioni su aree di pochi km quadrati).

Questi satelliti di seconda generazione ( inseriti nel programma COSMO-SkyMed Second Generation CSG) presentano nuovi sistemi di rilevamento che consentono l’acquisizione simultanea di due aree poste sulla superficie terrestre lontane centinaia di chilometri.

E’ possibile infatti acquisire contemporaneamente due immagini in doppia polarizzazione e alla più alta risoluzione possibile, garantendo performance di altissimo livello (le onde radar hanno una polarizzazione, cioè una direzione di oscillazione del campo elettrico, a cui è legata una polarizzazione ortogonale del campo magnetico, e gli oggetti possono riflettere le differenti polarità con intensità differenti).

Ciò consente l’acquisizione di immagini su zone geograficamente separate e illuminate contemporaneamente dal satellite durante il passaggio. Oltre alla già citata modalità Spotlight, i satelliti CSG presentano anche modalità Stripmap, per le osservazioni di una striscia continua di superficie terrestre, e scanSAR per scansionare aree fino a 200 km di lato.

Grazie alle elevate performance dei satelliti e dai sistemi di elaborazione dei segnali associati, è possibile acquisire immagini con condizioni meteo avverse, e di estrarre informazioni non solo dalle immagini di superfici riflettenti ma anche dalle ombre.


Illustrazione artistica di un satellite COSMO-SkyMed Second Generation

Essendo ad uso duale, anche la gestione del programma COSMO-SkyMed è divisa tra personale civile e militare. Le infrastrutture, il segmento terrestre e le attività di comando e controllo in orbita sono affidati a Telespazio, azienda partner di LEONARDO, mentre l’elaborazione e analisi dei segnali satellitari per la componente Difesa è affidata al CITS – Centro Interforze di Telerilevamento Satellitare del II Reparto Informazioni e Sicurezza dello Stato Maggiore della Difesa, con sede presso l’Aeroporto Militare “Mario de Bernardi” di Pratica di Mare, che può operare congiuntamente al COS- Comando Operazioni Spaziali.

Il secondo satellite COSMO-SkyMed sarà posizionato in orbita polare eliosincrona, e dopo una iniziale fase di test acquisirà la piena operatività.

Roberto Campagnola

Fonti: ASI (https://www.asi.it/2022/02/cosmo-skymed-di-seconda-generazione-spicca-il-volo-e-si-ingrandisce/), Telespazio (https://www.telespazio.com/it/news-and-stories-detail/-/detail/second-generation-cosmo-skymed-satellite-launched?f=%2Fhome), https://www.astronautinews.it/2022/02/lanciato-un-satellite-cosmo-skymed-di-seconda-generazione/

Photo Credit: ASI; Telespazio

Roberto Campagnola
Laureato in fisica delle particelle, attualmente assegnista di ricerca presso i Laboratori Nazionali di Frascati-INFN e il CERN, si occupa dell’upgrade dell’esperimento CMS – Compact Muon Solenoid per il Large Hadron Collider.