Redazione RHC : 8 Gennaio 2025 10:57
Negli Stati Uniti, una nuova narrativa sulla “teoria della minaccia cinese” sta prendendo piede, mettendo sotto i riflettori attacchi informatici condotti da hacker cinesi contro infrastrutture e aziende americane. Secondo quanto riportato dal China Daily, questa retorica, costruita su accuse che Pechino definisce infondate, rischia di intensificare ulteriormente le tensioni tra le due superpotenze, con ripercussioni globali.
Il 3 gennaio, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha accusato hacker cinesi di aver colpito i suoi sistemi informatici, e ha imposto sanzioni a una società di sicurezza informatica di Pechino, accusata di facilitare tali attacchi. Parallelamente, il Wall Street Journal ha riferito che il livello degli attacchi contro le telecomunicazioni statunitensi sarebbe ben più elevato di quanto inizialmente percepito. Queste accuse arrivano dopo che il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, avrebbe descritto in un incontro riservato i potenziali danni che tali hacker potrebbero infliggere alle infrastrutture critiche degli Stati Uniti.
Tuttavia, il China Daily evidenzia come queste affermazioni si scontrino con la realtà di un panorama in cui gli Stati Uniti stessi sono accusati di essere la più grande potenza offensiva nel cyberspazio. Un recente rapporto del National Computer Virus Emergency Response Center cinese ha documentato oltre 45 milioni di attacchi informatici attribuibili ad agenzie governative statunitensi contro enti governativi e infrastrutture critiche cinesi tra il 2023 e il 2024. Tali attività sarebbero autorizzate dalla Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), che consente agli Stati Uniti una vasta sorveglianza su obiettivi stranieri.
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Le accuse rivolte alla Cina sembrano più volte essere utilizzate come strumenti di propaganda politica. Secondo Pechino, Washington cerca di distogliere l’attenzione dalle proprie operazioni cibernetiche, spostando il focus sul rivale asiatico per giustificare un aumento delle spese per la sicurezza informatica e per consolidare la sua egemonia digitale. Per il China Daily, questa strategia rappresenta un chiaro tentativo di trasformare bugie in verità, alimentando una percezione distorta delle capacità e delle intenzioni cinesi.
Questa escalation aggrava le relazioni sino-americane, ma rappresenta anche una minaccia per la geopolitica mondiale. Il rischio di una guerra cibernetica aperta o di un uso offensivo del cyberspazio da parte degli Stati Uniti è sempre più alto. Per il resto del mondo, e in particolare per l’Europa, questa contrapposizione lascia poco spazio di manovra. Gli europei si trovano in una posizione di impotenza, costretti a osservare il confronto tra i due schieramenti senza avere leve concrete per influire sugli eventi.
In un contesto globale così fragile, è necessario adottare un approccio più collaborativo e basato sui fatti. La Cina ribadisce la propria opposizione a tutte le forme di hacking e invita gli Stati Uniti a cessare la diffusione di informazioni false per scopi politici. Solo attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale sarà possibile evitare un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la sicurezza informatica globale e la stabilità geopolitica.
Nel confronto serrato tra Stati Uniti e Cina sul tema della sicurezza informatica, un dato appare chiaro: entrambe le superpotenze stanno perseguendo i propri interessi strategici, sfruttando la narrazione della “minaccia cibernetica” per giustificare le rispettive azioni. Da un lato, gli Stati Uniti continuano a rafforzare la loro posizione dominante nel cyberspazio, investendo in operazioni offensive e difensive, spesso nascondendo le proprie azioni dietro accuse di propaganda contro la Cina. Dall’altro lato, Pechino respinge con forza le accuse, cercando di mantenere la propria reputazione internazionale e promuovendo un’immagine di vittima delle operazioni americane.
In questo gioco di potere, il vero problema rimane il ruolo marginale dell’Europa. Nonostante sia una potenza economica e un leader in molti settori tecnologici, il Vecchio Continente fatica a emergere come attore significativo nel cyberspazio. Anzi, rischia di essere ulteriormente indebolito, schiacciato tra le strategie egemoniche delle due superpotenze. Le infrastrutture digitali europee, spesso frammentate e meno robuste rispetto a quelle statunitensi o cinesi, diventano vulnerabili non solo agli attacchi informatici ma soprattutto perchè dipendenti da tecnologie straniere.
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