Red Hot Cyber
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza. La vera forza della cybersecurity risiede nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Cerca
Banner Ancharia Desktop 1 1
Fortinet 320x100px
La PA e la cybersecurity del “lavoro agile”

La PA e la cybersecurity del “lavoro agile”

Michele Pinassi : 7 Dicembre 2021 11:36

Autore: Michele Pinassi

Data Pubblicazione: 07/12/2021

Pubblicate le nuove linee guida in materia di lavoro “agile” nella PA italiana, a cura del Ministero della Pubblica Amministrazione. Senza scendere in considerazioni politiche, per le quali credo sia sufficienti le dichiarazioni del Min. Brunetta, le linee guida scendono anche nei dettagli tecnici relativi alle dotazioni tecnologiche dei dipendenti “agili”.

Le linee guida sono scaricabili a questa URL: www.funzionepubblica.gov.it/sites/funzionepubblica.gov.it/files/lineeguidalavoroagile.pdf

Parere del tutto personale, era meglio se si fossero astenuti su questi aspetti. Quantomeno, considerando che parliamo di un documento ministeriale, probabilmente sarebbe stato opportuno farle preventivamente valutare da un esperto ICT.

La “PARTE SECONDA – LE CONDIZIONI PER L’ACCESSO ALLA PRESTAZIONELAVORATIVA IN FORMA AGILE” contiene infatti alcuni svarioni francamente evitabili.

Ad esempio, quando recita che:

l’accesso alle risorse digitali ed alle applicazioni dell’amministrazione raggiungibili tramite la rete internet deve avvenire attraverso sistemi di gestione dell’identità digitale (sistemi Multifactor authentication, tra i quali, ad esempio, CIE e SPID), in grado di assicurare un livello di sicurezza adeguato e tramite sistemi di accesso alla rete predisposti sulla postazione di lavoro in dotazione in grado di assicurare la protezione da qualsiasi minaccia proveniente dalla rete (c.d. zero trust network). Alternativamente si può ricorrere all’attivazione di una VPN (Virtual Private Network, una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza) verso l’ente, oppure ad accessi in desktop remoto ai server“.

Deve essere stato difficile riuscire a condensare una serie d’inesattezze così grossolane in poche righe.

Partiamo dall’autenticazione usando CIE o SPID che, appunto, garantiscono una autenticazione forte ma non garantiscono alcuna sicurezza su altri fronti.

Zero trust” non è un sistema, ma un paradigma, e non significa “protezione da qualsiasi minaccia proveniente dalla rete“: significa che ogni elemento della rete, anche interna, deve attuare misure di protezione adeguate senza fidarsi degli altri host. Parlare oggi di “zero trust” all’interno della PA è sicuramente opportuno, ma credo difficilmente attuabile (almeno nel breve periodo).

Si parla poi di VPN, come se fosse una alternativa ai sistemi prima citati (!) quando, probabilmente, al momento è uno degli strumenti migliori per garantire – se opportunamente implementata – sicurezza sia nel trasporto che nell’autenticazione.

B939cf 2e74c3eb55e34d8d8e7010d1976645ea Mv2
uno dei desktop accessibile via RDP di un Comune italiano, velocemente recuperabile su Shodan

Il culmine si raggiunge probabilmente nell’ultima “opzione”, quando parla diaccessi in desktop remoto ai server“, decisamente una delle scelte peggiori che una PA può fare (ma che, purtroppo, ancora oggi fa).

Sarebbe bastato leggere un report recente sui vettori di attacco (ad esempio, l’ultimo Rapporto CLUSIT) per scoprire che il protocollo RDP, dopo SSH, risulta essere il più abusato (interessante anche l’ultima relazione della Unit42 di PaloAlto sugli attacchi ai servizi esposti).

Come se non fosse abbastanza, francamente non riesco a comprendere l’ultima prescrizione in merito:

“di norma non può essere utilizzata una utenza personale o domestica del dipendente per le ordinarie attività di servizio, salvo i casi preventivamente verificati e autorizzati. In quest’ultima ipotesi, sono fornite dall’amministrazione puntuali prescrizioni per garantire la sicurezza informatica.

Credo sarebbe sufficiente, e lo dico perché mi son trovato a dover dare indicazioni in merito, usare un canale sicuro (come, ad esempio, una connessione VPN cifrata con autenticazione 2FA) ed evitare che i dati istituzionali possano uscire dal perimetro.

Peraltro, le tecnologie per implementare soluzioni simili spesso sono già presenti o, comunque, facilmente implementabili (garantendo adeguata sicurezza a prescindere dal tipo di connessione che il dipendente sta usando).

Soluzioni tecnologiche che, unite a una adeguata formazione sui rischi cyber e protocolli per la sicurezza delle informazioni, dovrebbero essere sufficienti a offrire una adeguata protezione ai dati e sistemi della PA italiana.

Che, almeno stando alle ultime analisi effettuate da AgID (“Uno sguardo ai server della Pubblica Amministrazione attraverso i dati di Shodan, AgID, Novembre 2021), questi sistemi richiederebbero interventi urgenti per la risoluzione di numerose vulnerabilità note, anche nell’ottica di favorire il lavoro da remoto.

Tra parentesi, la pubblicazione citata sottolinea come vi siano oltre 640 servizi RDP “Remote Desktop Protocol” esposti sul web da parte di alcune PA italiane.

Per finire, in un periodo in cui gli attacchi ai sistemi informatici delle PA sembrano intensificarsi e le vicende accadute in Regione Lazio hanno, in qualche modo, stimolato anche l’opinione pubblica sulle tematiche relative ai rischi cyber, la pubblicazione di un documento contenente certe bislacche indicazioni lascia piuttosto sorpresi. E preoccupati.

Voglio sperare che sia stata una svista e che chi di dovere provveda a rettificare le indicazioni nell’ottica di garantire, per davvero, la sicurezza dei dati e dei sistemi della PA italiana.

Immagine del sitoMichele Pinassi
Nato e cresciuto a Siena, è Responsabile della Cybersecurity dell’Università di Siena. Lavora nel campo ICT da oltre 20 anni, usando esclusivamente software libero. Da sempre attento alle tematiche sulla privacy e sui diritti civili digitali, attraverso il suo blog nato nel lontano 2000, è ancora attivamente impegnato nel sensibilizzare i cittadini su queste tematiche.

Lista degli articoli

Articoli in evidenza

Immagine del sito
La Truffa del CEO! l’inganno che sta travolgendo le aziende italiane
Di Redazione RHC - 27/11/2025

Questa mattina Paragon Sec è stata contattata da un’azienda italiana vittima di un nuovo tentativo di frode conosciuto come Truffa del CEO. L’ufficio contabilità ha ricevuto un’e-mail urgente,...

Immagine del sito
Italia: allarme intelligenza artificiale, cliniche e referti falsi circolano online
Di Redazione RHC - 27/11/2025

i ricercatori di Check Point Software, hanno recentemente pubblicato un’indagine sull’aumento delle truffe farmaceutiche basate sull’intelligenza artificiale. È stato rilevato come i criminali ...

Immagine del sito
ENISA assume il ruolo di Root nel programma CVE per la sicurezza informatica europea
Di Redazione RHC - 27/11/2025

L’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza informatica (ENISA) ha assunto il ruolo di Root all’interno del programma Common Vulnerabilities and Exposures (CVE), diventando il principale punt...

Immagine del sito
Tor Browser e Tails OS pronti per il nuovo standard CGO
Di Redazione RHC - 27/11/2025

Il progetto Tor ha annunciato l’introduzione di un nuovo schema di crittografia, chiamato Counter Galois Onion (CGO), destinato a sostituire il precedente metodo Tor1 Relay. L’aggiornamento mira a...

Immagine del sito
Cybersicurezza, l’evoluzione normativa verso la prevenzione infrastrutturale e la crisi di fiducia
Di Paolo Galdieri - 27/11/2025

L’attuale accelerazione normativa in materia di cybersicurezza non è un fenomeno isolato, ma il culmine di un percorso di maturazione del Diritto penale che ha dovuto confrontarsi con la dematerial...