Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

La storia del primo Keylogger.

Redazione RHC : 17 Ottobre 2021 19:52

Autore: 5ar0m4n
Data pubblicazione: 18/10/2021

Tutti conosciamo Bruce Schneier, celebre esperto di crittografia e di sicurezza informatica, membro del consiglio di amministrazione dell’International Association for Cryptological Research e famoso oratore, che disse la celebre frase alla conferenza RSA di qualche anno fa: “il modello di business di internet è la sorveglianza”.

Ma il 12 Ottobre del 2015, Bruce Schneier, rivelò questa interessante storia che oggi vi vogliamo raccontare, ovvero la storia del primo keylogger.

Il primo keylogger della storia

Prompt Engineering & Sicurezza: diventa l’esperto che guida l’AI

Vuoi dominare l’AI generativa e usarla in modo sicuro e professionale? Con il Corso Prompt Engineering: dalle basi alla cybersecurity, guidato da Luca Vinciguerra, data scientist ed esperto di sicurezza informatica, impari a creare prompt efficaci, ottimizzare i modelli linguistici e difenderti dai rischi legati all’intelligenza artificiale. Un percorso pratico e subito spendibile per distinguerti nel mondo del lavoro.
Non restare indietro: investi oggi nelle tue competenze e porta il tuo profilo professionale a un nuovo livello.
Guarda subito l'anteprima gratuita del corso su academy.redhotcyber.com
Contattaci per ulteriori informazioni tramite WhatsApp al 375 593 1011 oppure scrivi a [email protected]



Supporta RHC attraverso:
 

  1. L'acquisto del fumetto sul Cybersecurity Awareness
  2. Ascoltando i nostri Podcast
  3. Seguendo RHC su WhatsApp
  4. Seguendo RHC su Telegram
  5. Scarica gratuitamente “Byte The Silence”, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber

Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì.
 

Il primo keylogger della storia, apparve durante la Guerra Fredda, negli anni 70, quando gli ufficiali dell’intelligence sovietica spiavano i diplomatici americani sfruttando un bug presente all’interno delle macchine da scrivere IBM Selectric.

Gli impianti elettromeccanici erano a dir poco una meraviglia ingegneristica per quell’epoca. La serie di circuiti altamente miniaturizzata era inserita in una barra di metallo che correva per tutta la lunghezza della macchina da scrivere, rendendoli invisibili ad occhio nudo.

L’impianto, che poteva essere visto solo utilizzando apparecchiature a raggi X, registrava la posizione precisa della pallina che le macchine da scrivere Selectric usavano per imprimere un carattere sulla carta.

Il bug sfruttato nelle IBM Selectric

Il principio dell’exploit sfruttato, riguardava il funzionamento della testina di scrittura delle macchine da scrivere della IBM.

Quando si scriveva, la testina girava in una determinata direzione. Questa era unica per ogni carattere digitato della tastiera. Il keylogger non faceva altro che registrare l’energia del campo magnetico creato per far muovere il carrello e lo convertiva in un segnale digitale.

Ogni segnale ricevuto veniva memorizzato sotto forma di un simbolo a 4 bit. Infatti, il dispositivo era in grado di salvare fino a 8 simboli, dopodiché li trasmetteva alle spie sovietiche.

Le conclusioni della NSA

Gli impianti sovietici sono stati scoperti attraverso l’attenta analisi di oltre 10 tonnellate di attrezzature sequestrate alle ambasciate e ai consolati statunitensi e rispedite negli Stati Uniti. Gli impianti sono stati infine trovati all’interno di 16 macchine da scrivere utilizzate tra il 1976 e il 1984 presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca e il consolato degli Stati Uniti a Leningrado.

I bug sono stati rilevati a seguito di un alleato degli Stati Uniti, la cui ambasciata era stata oggetto di un’operazione di intercettazione simile.

“Nonostante le ambiguità nel sapere quali caratteri erano stati digitati, l’attacco alla macchina da scrivere contro gli Stati Uniti è stato una fonte di informazioni redditizia per i sovietici”

ha concluso un documento della NSA, che è stato de-classificato diversi anni fa.

“È stato difficile quantificare il danno agli Stati Uniti da questo sfruttamento perché è andato avanti per tantissimo tempo”.

Il documento della NSA è stato pubblicato nel 2012.

Le prime segnalazioni

Quando l’impianto è stato segnalato per la prima volta, un esperto di microspie citato nella rivista Discover ha ipotizzato che funzionasse misurando minuscole differenze nel tempo impiegato per l’imprinting di ciascun carattere.

Questa teoria si basava sull’osservazione che il tempo impiegato dalla sfera Selectric per completare una rotazione era diverso per ciascun carattere.

Un dispositivo di ascolto a bassa tecnologia installato nella stanza trasmetteva quindi queste informazioni ad un computer sovietico che ricostruiva quanto digitato.

I dispositivi potevano essere disattivati ​​per evitare il rilevamento quando i sovietici sapevano che le squadre di ispezione erano nelle immediate vicinanze. I dispositivi più recenti gestiti dagli Stati Uniti avrebbero potuto avere la capacità di rilevare gli impianti, ma anche in quel caso sarebbe stato necessario una grande fortuna, poiché la macchina da scrivere infetta dovevano essere accese, oltre al fatto che l’analizzatore sarebbe dovuto essere sintonizzato sulla giusta frequenza.

Per ridurre questo rischio, le spie sovietiche hanno progettato deliberatamente i dispositivi per utilizzare la stessa banda di frequenza delle stazioni televisive locali.

Conclusioni

Il primo keylogger della storia, è stato inventato dai Russi per spiare gli Americani nella guerra fredda e da li in poi, questo tipo di malware prese sempre più piede nel dominio digitale, oggi utilizzato in moltissimi attacchi informatici e frodi di diverso ordine e grado.

Questa storia, fa comprendere che la Russia, da sempre ha avuto attenzione nello sfruttare la tecnologia per i propri scopi e forse anche per questo risulta oggi così avanti come capacità nella guerriglia cyber.

Redazione
La redazione di Red Hot Cyber è composta da un insieme di persone fisiche e fonti anonime che collaborano attivamente fornendo informazioni in anteprima e news sulla sicurezza informatica e sull'informatica in generale.

Lista degli articoli

Articoli in evidenza

Possibile Cyber Attacco a Generali: CRYPTO24 minaccia la pubblicazione tra 8gg
Di Redazione RHC - 18/09/2025

Poco fa la piattaforma italiana di monitoraggio del ransomware RansomFeed ha pubblicato una segnalazione che coinvolge Generali Group che sembrerebbe essere stata attaccata dalla cyber gang CRYPTO24. ...

Questo ennesimo articolo “contro” ChatControl sarà assolutamente inutile?
Di Stefano Gazzella - 18/09/2025

Avevamo già parlato della proposta di regolamento “ChatControl” quasi due anni fa, ma vista la roadmap che è in atto ci troviamo nell’imbarazzo di doverne parlare nuovamente. Sembra però un d...

RHC intervista ShinyHunters: “I sistemi si riparano, le persone restano vulnerabili!”
Di RHC Dark Lab - 17/09/2025

ShinyHunters è un gruppo noto per il coinvolgimento in diversi attacchi informatici di alto profilo. Formatosi intorno al 2020, il gruppo ha guadagnato notorietà attraverso una serie di attacchi mir...

Chat Control: tra caccia ai canali illegali e freno a mano su libertà e privacy
Di Sandro Sana - 16/09/2025

La notizia è semplice, la tecnologia no. Chat Control (CSAR) nasce per scovare CSAM e dinamiche di grooming dentro le piattaforme di messaggistica. La versione “modernizzata” rinuncia alla backdo...

Great Firewall sotto i riflettori: il leak che svela l’industrializzazione della censura cinese
Di Redazione RHC - 16/09/2025

A cura di Luca Stivali e Olivia Terragni. L’11 settembre 2025 è esploso mediaticamente,  in modo massivo e massiccio,  quello che può essere definito il più grande leak mai subito dal Great Fir...