LAPSUS$ viola NVIDIA e chiede come riscatto il rilascio dei driver in opensource.
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LAPSUS$ viola NVIDIA e chiede come riscatto il rilascio dei driver in opensource.

LAPSUS$ viola NVIDIA e chiede come riscatto il rilascio dei driver in opensource.

5 Marzo 2022 17:47

Have I Been Pwned ha aggiunto al suo database i dati di 71.335 account dei dipendenti Nvidia compromessi quando i criminali informatici della cybergang LAPSUS$, i quali hanno chiesto alla società di rendere open source tutti i driver della GPU.

Infatti, la scorsa settimana siamo venuti a conoscenza dell’attacco da parte di Lapsus$, che subito dopo aver riconosciuto la violazione, ha tentato la vendita di 1TB di dati presumibilmente esfiltrati da Nvidia.

Allo stesso tempo, il gruppo ha fornito i suoi requisiti all’azienda. In particolare, gli hacker hanno subito voluto che Nvidia disabiliti sulle sue schede video il meccanismo LHR (Lite Hash Rate), con cui il produttore limita la potenza di mining del proprio hardware. 


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In caso contrario, il gruppo ha minacciato di rilasciare pubblicamente le specifiche hardware di Nvidia, sostenendo di disporre di documentazione, strumenti privati ​​dell’azienda, un SDK e “tutto ciò che riguarda falcon“, il microcontrollore proprietario di Nvidia.

Ora il gruppo vuole anche che Nvidia renda open-source tutti i driver della GPU. In caso di mancato rispetto dei requisiti, la cybergang minaccia l’azienda di una nuova fuga di dati, che includerà proprietà intellettuale sui processori e chipset di Nvidia. LAPSUS$ ha dato come scadenza la giornata di ieri, 4 marzo 2022.

Va notato che subito dopo l’annuncio dell’attacco, la cybergang ha pubblicato un dump presumibilmente contenente gli hash delle password di tutti i dipendenti dell’azienda (come prova dell’hack). 

Successivamente, Nvidia ha confermato che gli accessi e le password dei dipendenti sono effettivamente finiti nelle mani di un gruppo di criminalità informatica.

Come riportato da Have I Been Pwned, i dati di 71.335 dipendenti sono stati rubati, inclusi indirizzi e-mail e hash delle password NTLM, “molti dei quali sono stati successivamente violati e diffusi nella comunità underground”.

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