
Gli sforzi dei legislatori e delle forze dell’ordine per contrastare il riciclaggio di denaro e le procedure più complesse di verifica delle schede SIM non hanno indebolito in modo significativo la posizione dei commercianti di numeri anonimi. Questa conclusione emerge da uno studio sull’offerta nei mercati dell’elettronica di Mosca.
Nonostante l’introduzione di nuove procedure di registrazione delle schede SIM nella Federazione Russa, ottenere un numero anonimo rimane ancora semplice, inclusa la possibilità di ripristinarlo in un secondo momento. Per aggirare questi requisiti, i venditori utilizzano schede SIM aziendali registrate presso società fittizie.
Come ha scoperto Izvestia, una scheda SIM di questo tipo può essere acquistata senza particolari ostacoli.
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Gli annunci di vendita si trovano solitamente sui social media o anche nei negozi stessi e nei loro siti internet. Anche altri prodotti “particolari”, come le telecamere compromesse, vengono vendute in questi market. Il prezzo per un numero “anonimo” parte dai 4.000 rubli, ovvero circa 45 euro.
Secondo le fonti della pubblicazione, i principali acquirenti di tali schede SIM sono i mercati criminali : “Il flusso incontrollato di numeri sfruttati per attività criminali proviene da cittadini stranieri. Per loro, il mercato nero non è affatto un mercato, ma una pratica comune.
I commercianti non hanno paura di vendere carte a sconosciuti e spesso operano tramite intermediari fidati.” Come ha spiegato Viktor Ievlev, responsabile della sicurezza informatica del Garda Group of Companies, le schede SIM sono intestate a società fittizie che le acquistano dagli operatori a tariffe aziendali”.
A volte vengono utilizzate connessioni tra dipendenti degli operatori o negozi di telefonia mobile. Sono possibili anche opzioni più discutibili, come registrarle a nome di persone decedute finite in database trapelati.
Tuttavia, Ievlev avverte che l’acquisto di tali carte è associato a gravi rischi, dai problemi con le forze dell’ordine e sono da ritenersi “pratiche illegali”.
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