Red Hot Cyber

La cybersecurity è condivisione.
Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed 
incentiva gli altri a fare meglio di te.

Cerca

TeamItaly: gli hacker della nazionale italiana.

Roberto Villani : 20 Ottobre 2021 09:40

  

Autore: Roberto Villani
Data pubblicazione: 20/10/2021

Mentre molti italiani seguivano il campionato e le coppe europee di calcio, dove le squadre italiane sono impegnate, noi di RHC seguivano delle interessanti gare di Cybersecurity che hanno visto la nostra cyber nazionale, arrivare sul podio, piazzandosi dietro la Germania e la Polonia.

Siamo orgogliosi dei nostri ragazzi che guidati dal capitano Andrea Biondo e dal commissario tecnico Mario Polino, hanno dato lustro internazionale in un settore complesso e molto trascurato nel bel paese, come quello della cyber-security.

Questi dieci ragazzi, sono stati impegnati da fine settembre ad inizio ottobre in una costante sfida con altri cyber-team agguerriti provenienti da altri paesi. La sfida prevedeva degli attacchi verso infrastrutture avversarie e contestualmente proteggere le proprie in uno scenario realistico, difendendo e replicando colpo su colpo.

A molti sfuggirà certamente quanto sia intenso un attacco informatico portato simultaneamente verso le infrastrutture critiche, e quale danno strutturale ed economico questo genere di guerra può arrecare ad un paese, ma la determinazione che il nostro team di appassionati ragazzi ha dimostrato a Praga sede della European cyber security challenge, ci fa ben sperare nel futuro.

Il nostro Presidente del Consiglio molto attento a questa tematica di settore che ci vede in ritardo verso altri paesi UE e soprattutto scoperti verso paesi ostili ha sottolineato, invitando i ragazzi a Palazzo Chigi, come questo ritardo può essere colmato.

Se nelle gare che i ragazzi del cyber team hanno affrontato lo scopo era una sorta di gioco digitale – in termini tecnici chiamato “Capture the Flag” (CTF) – nella realtà invadere gli asset strategici di un paese come il nostro da parte di criminali informatici, non è molto difficile.

Alcuni recenti casi riportati dalle cronache lo hanno dimostrato, perché sono stati attaccati sedi istituzionali, aziende di livello internazionale, e settori legati all’IT che se pur piccoli, comunque devono essere considerati vitali per il funzionamento dell’intero sistema digitale italiano.

Bene hanno fatto – ma non avevamo dubbi in merito – i vertici della neonata agenzia della cibersicurezza italiana ad essere presenti insieme ai ragazzi nell’incontro voluto dal Presidente del Consiglio, perché questo deve stimolare altri ragazzi e ragazze a guardare verso il cyber-mondo, con la stessa intensità con cui si guardano altri settori scolastici ben più blasonati, ma oggi forse un po’ fuori dalle competizioni che il mondo moderno interconnesso richiede.

Noi di RHC siamo da sempre favorevoli ad un salto di qualità nella formazione e nella consapevolezza cyber, perché conosciamo l’interesse che molte agenzie d’intelligence straniere adoperano nella formazione dei loro operatori. Paesi nostri alleati, la Russia ,l’Iran e soprattutto la Cina investono nei vari rami del mondo cyber – economico, finanziario, sanitario, tecnologico – buona parte dei loro soldi pubblici.

Esistono scuole di livello medio alto nella formazioni di ogni tipologia di operatore cyber, dall’esperto hacker, al ricercatore, passando dallo specialista tecnico delle reti, per finire all’esperto di ingegneria sociale per il continuo sviluppo del fattore umano, sempre più importante nel cyber-mondo.

Questa formazione non viene neanche valutata nelle scuole di primo grado, dove la matematica, l’informatica e la logica sono studiate più di altre materie.

La nostra agenzia per la sicurezza della Repubblica, supportando questi ragazzi durante la loro formazione e preparazione alla gara che li ha visti salire sul podio dietro due colossi come Germania e Polonia, può certamente sperare in questi ragazzi e siccome noi di RHC siamo da sempre sostenitori dell’ethical hackhing a tal punto di farne la nostra bandiera ed il nostro tag, siamo certi che al prossimo attacco verso le nostre infrastrutture potremmo certamente rispondere meglio (o iniziare a farlo) ed anche i nostri prossimi CoA, avranno altro schema di azione.

La nostra posizione geografica, il nostro patrimonio artistico, le nostre competenze e soprattutto il nostro fattore umano, in questa era di sharp power, lo richiedono.

Dobbiamo essere preparati, ma questo lo avevamo già detto e lo ripetiamo con forza, proprio perché i ragazzi del Cyber team italiano, lo hanno dimostrato.

Grazie ragazzi.

Roberto Villani
Dilettante nel cyberspazio, perenne studente di scienze politiche, sperava di conoscere Stanley Kubrick per farsi aiutare a fotografare dove sorge il sole. Risk analysis, Intelligence e Diritto Penale sono la sua colazione da 30 anni.