Redazione RHC : 4 Dicembre 2021 22:40
Proprio mentre parlavamo della mancanza di tali iniziative in un articolo di qualche giorno fa, dove manca un indirizzo fin dalle scuole secondarie e superiori, ecco una bella notizia da LeccoToday che ci fa sperare per il prossimo futuro.
Oggi la cybersecurity va di moda. Sulla scia di infiniti attacchi informatici verso enti pubblici e privati degli ultimi periodi, dopo che Vicenza crea una Task force contro il cybercrime e la Regione Lazio crea la scuola di Alta formazione sulla Cybersecurity, ora è il turno del primo istituto di formazione superiore.
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Stiamo per avviare il corso intermedio in modalità "Live Class" del corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence".
A differenza dei corsi in e-learning, disponibili online sulla nostra piattaforma con lezioni pre-registrate, i corsi in Live Class offrono un’esperienza formativa interattiva e coinvolgente.
Condotti dal professor Pietro Melillo, le lezioni si svolgono online in tempo reale, permettendo ai partecipanti di interagire direttamente con il docente e approfondire i contenuti in modo personalizzato.
Questi corsi, ideali per aziende, consentono di sviluppare competenze mirate, affrontare casi pratici e personalizzare il percorso formativo in base alle esigenze specifiche del team, garantendo un apprendimento efficace e immediatamente applicabile.
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Si tratta del Badoni di Lecco, un istituto tecnico superiore che forma i giovani in Informatica, elettronica, meccanica e scienze applicate, ad attivare il primo corso di cybersecurity nelle scuole superiori.
La proposta formativa è rivolta agli studenti del triennio con lo scopo di rafforzare la consapevolezza dell’importanza della protezione dei dati nella rete e formare dei tecnici ulteriormente specializzati, come richiesto dalle dinamiche del mondo del lavoro.
In una nota stampa diffusa da Elisabetta Pozzi, è stato illustrato nei dettagli il corso dal titolo:
“Cybersecurity: la nuova frontiera per i periti tecnici informatici”.
Che descrive come l’istituto ha avviato questo corso innovativo per la tipologia di scuola:
“L’istituto tecnico nelle articolazioni di informatica e telecomunicazioni prepara periti competenti nei campi di indirizzo, ma nel contesto attuale è necessario ampliare la preparazione preparando gli studenti a divenire Cyber Security Analyst. Il progetto è il frutto della collaborazione con alcune aziende del territorio che sono specialiste nel settore”.
Due, in particolare, gli obiettivi del corso:
Sempre nella nota dell’istituto Badoni si legge anche che:
“Il nostro progetto è rivolto attualmente a tutte le classi terze dell’istituto per quanto concerne la conoscenza di base dell’importanza della protezione dei dati e di un uso consapevole della rete. Sulla base di queste conoscenze si procede poi fino in quinta, con le classi del corso di informatica e telecomunicazioni, verso un approfondimento dei temi e delle competenze di analisi della sicurezza in rete.
E queste sono le parole che ci fanno capire che qualcosa sta cambiando nella formazione tanto attesa della quale abbiamo tanto discusso su RHC:
“La formazione di periti con queste competenze è di grande importanza per le industrie che sempre più devono proteggere le proprie strutture dai pericoli della rete. Questo percorso formativo risponde quindi ad un’esigenza già rilevata e che diventerà sempre più diffusa”.
Diversi saranno gli aspetti che verranno trattati, spiega il Badoni.
Verrà insegnato come come difendersi e aumentare la sicurezza; del disaster recovery and business continuity; e delle nuove professioni collegate al settore.
Il corso si articola a livello teorico e a livello pratico con laboratori che sviluppano la sicurezza delle applicazioni (sviluppo di software sicuri) e la sicurezza delle infrastrutture di rete (monitoraggio delle reti, riconoscimento e risposta a un’intrusione). Il corso si sviluppa su più anni, secondo il seguente programma.
Questa è la ricetta per il nostro futuro. Avviare un forte cambiamento fin dalla scuola primaria e secondaria, per far appassionare i ragazzi a questa materia e per non “perderli” in altre discipline perché loro sono il nostro futuro.
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