
Redazione RHC : 13 Novembre 2025 08:06
L’Australian Security Intelligence Organisation (ASIO) ha lanciato l’allarme sulla prontezza degli stati autoritari ad andare oltre lo spionaggio informatico per arrivare al sabotaggio diretto delle infrastrutture critiche.
Mike Burgess, a capo dell’Australian Security Intelligence Organisation (ASIO), ha dichiarato che i governi stranieri stanno sempre più prendendo in considerazione l’idea di colpire sistemi energetici, telecomunicazioni e reti finanziarie utilizzando la tecnologia per attacchi informatici distruttivi.
Secondo il capo dell’agenzia, negli ultimi anni le agenzie di intelligence hanno osservato un crescente interesse da parte di diversi stati per scenari “ad alto impatto”, dall’interruzione delle comunicazioni allo spoofing o all’avvelenamento delle riserve idriche.
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Tali azioni, ha sottolineato Burgess, non sono più solo teoriche. Secondo l’ASIO, diversi paesi hanno creato squadre speciali che studiano come paralizzare le infrastrutture di altri stati in caso di conflitto. Mentre in precedenza l’obiettivo di tali strutture era quello di ottenere segretamente dati e interferire con i processi interni, ora si stanno preparando al sabotaggio.
La situazione, secondo lui, è aggravata da una combinazione di fattori: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, l’emergere di strumenti commerciali per attacchi informatici e la possibilità di noleggiare servizi dannosi sul darknet. Queste tendenze rendono l’accesso agli strumenti di sabotaggio significativamente più facile e gli autori più difficili da rintracciare.
L’agenzia prevede che nei prossimi cinque anni la minaccia di sabotaggio, anche attraverso mezzi digitali, aumenterà sia in termini di preparazione tecnica degli aggressori sia in termini di determinazione ad agire.
Burgess ha osservato che le minacce moderne non solo stanno diventando più numerose, ma anche meno distinte. L’ASIO stima che gli stessi attori possano combinare intelligence, attacchi informatici e l’uso di proxy criminali, sfumando il confine tra attività militare e criminale. Tali tendenze, ha affermato, stanno portando a un “ambiente di sicurezza degradato”, in cui gli stati che aderiscono a modelli autoritari agiscono in modo sempre più aggressivo e meno prevedibile.
Ha citato come esempi i gruppi cinesi Salt Typhoon e Volt Typhoon. Il primo è specializzato in cyberspionaggio e ha già condotto ricognizioni sulle reti di telecomunicazioni australiane, mentre il secondo si stava preparando per operazioni distruttive, ottenendo l’accesso a strutture critiche statunitensi con il potenziale di disattivarle.
Tali intrusioni, ha sottolineato il direttore dell’ASIO, forniscono a un avversario la capacità tecnica di disattivare le comunicazioni o l’alimentazione elettrica in qualsiasi momento e, in tali circostanze, ulteriori sviluppi dipendono esclusivamente dalla volontà politica, non dalla disponibilità di strumenti.
Ha prestato particolare attenzione al problema dell’impreparazione delle aziende a tali minacce. A suo avviso, la maggior parte degli incidenti aziendali si verifica a causa di vulnerabilità ben note e della negligenza delle misure di sicurezza di base. Nonostante i rischi siano stati identificati da tempo, il management spesso percepisce gli attacchi informatici come imprevisti. Allo stesso tempo, ha sottolineato, la protezione contro il sabotaggio richiede gli stessi approcci gestionali del monitoraggio di guasti interni, furti o incidenti.
Burgess ha esortato le aziende ad abbandonare un approccio superficiale alla sicurezza e ad andare oltre presentazioni e report. Ha sottolineato che i dirigenti devono comprendere chiaramente quali dati, sistemi e servizi sono critici per l’azienda e i suoi clienti, dove sono archiviati, chi vi ha accesso e quanto sono protetti. Solo allora potranno costruire un sistema di sicurezza coeso che elimini le lacune tra i reparti e le soluzioni isolate.
Secondo il responsabile dell’ASIO, la mancanza di misure globali non può essere giustificata né dalla complessità delle tecnologie né dalla mancanza di risorse. Se i rischi sono prevedibili e le vulnerabilità sono note, l’inazione si trasforma in una violazione deliberata della sicurezza.
Ha sottolineato che ignorare queste minacce nel contesto attuale è inaccettabile, soprattutto considerando che i potenziali avversari dispongono già di tutto il necessario per attaccare le infrastrutture, comprese le capacità di intelligenza artificiale.
Redazione
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