Redazione RHC : 24 Giugno 2025 07:09
Mentre i titoli dei media mondiali sono pieni di resoconti allarmanti sull’escalation del conflitto tra Iran e Israele, gli utenti di Internet cercano su Google “WWIII” – la terza guerra mondiale. Tuttavia, invece di panico, proteste o tentativi di emigrazione urgente, sui social network regna un’atmosfera completamente diversa: ironia, umorismo nero e, improvvisamente, la pasticceria.
La Generazione Z sta ancora una volta scegliendo uno scudo mentale di meme e hobby per non impazzire per quello che sta succedendo. Sembrerebbe che il peggioramento delle relazioni tra l’Iran e gli alleati di Israele, compresi gli Stati Uniti, sia motivo di grave tensione pubblica. Ma su Internet si respira un’atmosfera particolare: l’ansia, avvolta in una battuta, diventa una forma di difesa. Gli utenti scherzano dicendo che, mentre i missili volano, loro… cuociono il pane. Perché quando il mondo diventa imprevedibile, controllare almeno l’impasto è già una terapia.
Un post virale di un’utente di nome @difficultpatty (la tua altra mamma su altri social media) definisce la pasticceria un modo “tossico” per affrontare lo stress. Ogni suo crollo emotivo finisce allo stesso modo: in forno. Tristezza? Pane. Panico? Pane. Terza Guerra Mondiale? Certo, pane. Ironicamente, è proprio questo tipo di ciclicità quotidiana e la semplice attività fisica che permette di provare almeno un po’ di stabilità.
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
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Il suo post è stato subito ripreso da altri utenti ed è diventato il simbolo di come le abitudini quotidiane si trasformino improvvisamente in rituali emotivi in un gruppo terapeutico nei social network. Le persone condividono le proprie tecniche di sopravvivenza “tossiche”: alcuni archiviano meme inquietanti in cartelle, altri hanno adottato una routine di pulizia ansiosa.
Un’altra tendenza popolare sono i meme sull’assurdità del tempo di pace in mezzo a un conflitto imminente. Un utente ha pubblicato uno screenshot con la didascalia: “I miei pensieri sulla Terza Guerra Mondiale”, che mostra un uomo che cerca di andare al lavoro frustrato, come se la guerra avesse semplicemente incasinato il traffico mattutino. L’idea è semplice: nemmeno l’apocalisse cancella il lunedì.
Questo è il nervo principale della moderna cultura di internet: la percezione dei disastri attraverso il prisma del banale. Se nel XX secolo le guerre scoppiavano inaspettatamente, oggi le notizie su una potenziale escalation si susseguono tra video di gatti e video sul trucco. E questo contrasto non sembra strano: sta diventando la norma.
Anche le generazioni più anziane non sono state escluse. Un utente, che si è identificato come uno che ha frequentato la scuola elementare negli anni ’60, ha pubblicato una foto di bambini nascosti sotto i banchi. La didascalia recitava: “Sono ben preparato per la Terza Guerra Mondiale”. La foto retrò ha provocato un’esplosione di risate nostalgiche, poiché queste esercitazioni di addestramento un tempo erano una risposta alla minaccia nucleare. Ora sembra un’assurdità arcaica, ma nel contesto di una nuova ansia, le immagini del passato stanno tornando attuali, seppur in modo ironico.
Stanno emergendo anche forme più estreme di cinismo digitale, come le immagini satiriche che prendono in giro i doppi standard della politica globale. Un meme popolare illustra come si possa condannare la violenza a parole, ma sostenere l’azione armata nella pratica. La rappresentazione esagerata della politica attraverso collegamenti ipertestuali, immagini fotoritoccate e titoli sarcastici sta diventando il nuovo linguaggio di commento nel contesto della guerra dell’informazione .
Una generazione cresciuta sulle piattaforme digitali ha adattato intuitivamente le proprie difese psicologiche alla velocità del ciclo delle notizie. Reazioni come “Non riesco a respirare, quindi ho bisogno di scherzare” hanno da tempo cessato di essere un’aberrazione. Sono diventate una norma culturale, in cui gli eventi inquietanti sono vissuti meglio come un’immagine divertente che come una paura silenziosa.
Ne nasce un paradosso: più terribili sono gli eventi, più forti sono le risate. E sebbene a prima vista questa possa sembrare una reazione infantile, in realtà i meme e l’umorismo nero svolgono una funzione importante. Aiutano a comprendere l’assurdità in cui viviamo e a dare un senso di comunità: dopotutto, anche nell’incertezza globale, si può condividere pane e una battuta.
È così che i giovani di oggi accolgono la geopolitica: con sarcasmo, un panino e la chiara consapevolezza che nel XXI secolo. Anche una guerra mondiale dovrebbe essere trasmessa in diretta, preferibilmente con i sottotitoli. In un’epoca in cui le guerre informatiche si combattono accanto ai conflitti convenzionali e le fake news si diffondono più velocemente della verità, la generazione digitale ha sviluppato meccanismi di difesa mentale propri, in cui l’umorismo diventa l’ultimo baluardo della sanità mentale.
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