
E questo non vuole essere un modo per incensarla, la nostra intenzione è riprendere un discorso che avevamo già affrontato su queste pagine qualche tempo fa.
Avevamo scritto della necessità di costruire il nostro perimetro di cyber sicurezza umano, lo scorso anno in un articolo apparso su questo sito il 21 luglio 2021, in cui invitavamo ad un radicale ripensamento degli insegnamenti scolastici, per dar vita ad una nuova generazione di cyber difensori.
Allora scrivemmo:
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L’impegno di RHC lo abbiamo anche dimostrato nella recente Cyber Conference che ha visto la partecipazione anche del DR. Alessandro Greco dell’agenzia che Lei dirige, dove nella prima giornata di discussioni, i principali protagonisti sono stati alcuni ragazzi delle scuole medie e prime superiori di Cittaducale, la cittadina in provincia di Rieti che ha ospitato la nostra prima conferenza cyber.
Ecco perché ribadiamo che ha ragione!
Ma dobbiamo iniziare dal basso questo cambiamento e questo è un compito della politica che deve trasformare una visione in operatività. Perchè le guerre non si combattono solo con i generali, ma occorrono tanti soldati e noi siamo scarsi proprio di soldarti e dobbiamo velocemente recuperare.
Parliamo sempre di “security by design”. Parlammo anche di uno “stato by design” a dicembre del 2021, ovvero iniziare a cambiare il nostro futuro partendo dalle scuole, facendo scoprire ai ragazzi la sicurezza informatica e il bello del “fare hacking”.
Occorre avviare quindi un cambiamento e iniziare a diffondere nelle scuole il concetto che la cyber sicurezza riguarda tutti quanti e far scoccare quella “scintilla” in nuovi e potenziali talenti ed “hacker” (nel senso buono del termine). Hacker nel senso di innovatori e visionari e dobbiamo farlo proponendogli un percorso che poi possa sfociare in una carriera tecnica nella sicurezza informatica e colmare quel “gap” che rincorriamo da tanto tempo.
Già da metà delle scuole superiori è troppo tardi. Un hacker inizia a “smanettare” intorno ai 8/10 anni. Se non raccontiamo loro che esiste questo percorso, mentre sono “dediti” a cambiare video su TikTok per ore ed ore al giorno, quanti ne perderemo lungo la strada?
Se non riusciamo a farli nostri, si dirotteranno in altre facoltà e non riusciremo a colmare quel gap di 100.000 risorse di cui lei stesso parlava.
Perché la scuola ha perso del tempo prezioso in questi primi anni del nuovo millennio. Chi meno giovane ricorderà che negli anni ’80 esistevano le scuole di avviamento al lavoro, ed erano quasi tutte scuole frequentate da chi magari non poteva permettersi di poter mandare i figli all’università, ma quelle scuole garantivano la presenza di tecnici e se invece di abolire quel tipo di formazione si fosse proseguito su quel terreno formativo, allineandosi ai tempi cibernetici, probabilmente oggi avremmo meno difficoltà nel reperire tecnici informatici.
La scelta politica di abolire le scuole di formazione o avviamento al lavoro si è dimostrata poco produttiva – la scuola deve produrre intelligenze e non solo “6 politico” – cui si è aggiunto il costante calo demografico e questo scellerato mix, ci ha condotto ad essere il paese con il più basso tasso di natalità in Europa.
Facile fare un confronto con altri paesi già solo con queste due fattori. Paesi europei forse più lungimiranti hanno investito, prima della caduta del muro di Berlino, nelle generazioni future. I paesi del nord Europa da sempre hanno politiche di protezione sulla famiglia, stimolandone la crescita e l’economia, mentre da noi è stato fatto l’esatto contrario.
Il nostro paese, già diviso fin dalla sua fondazione come Stato unitario, ha avuto un ulteriore danneggiamento strutturale ed economico con la delocalizzazione di molte imprese, lasciando un “deserto occupazionale”, in quel Sud sempre meno tutelato, ma dalla politica sempre coccolato al momento delle elezioni.
La mancanza delle infrastrutture, di una rete di strade e ferrovie efficienti che garantissero spostamenti veloci sul territorio italiano, nonché i pessimi regolamenti locali riguardo gli investimenti, hanno fatto fuggire molti investitori stranieri, nei settori ad alto tasso tecnologico, il caso di SKY a Roma è emblematico! Non meno importante è la difficolta che il nostro territorio geografico impone a chi volesse investire in altre aree che non siano quelle del nord molto vicine all’Europa. In ultimo e forse più devastante, il rigurgito politico separatista che spesso vede mettere in conflitto il nord e sud dell’Italia, salvo poi essere tutti uniti solo quando gioca la nazionale di calcio.
Ha ragione direttore Baldoni, ci mancano talenti e molti tecnici, tanti tecnici.
Questo perché non sono stati formati, perché non sono mai nati, perché la famiglia come fulcro delle società è stata sostituita dal consumismo globale, perché chi chiamato a formare nelle scuole ancora continua a “fare laboratori” non cyber, ma in piazza e magari contro le istituzioni, o forse perché l’Italia doveva diventare una colonia di qualche paese extraeuropeo, magari dagli occhi a mandorla, cui delegare la cybersecurity.
RHC è una community di “cyber sognatori” che pian piano cerca di aumentare la consapevolezza digitale in Italia, e siamo anche consapevoli che ci saranno difficoltà, ma non molliamo, e lo chiediamo anche a Lei.
Non molliamo e resistiamo anzi, cyberresistiamo sempre!
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