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Digital Divide, ma senza FTTH.

Digital Divide, ma senza FTTH.

Redazione RHC : 24 Gennaio 2021 20:33

Articolo di: Stefano Monti

Data Pubblicazione: 24/01/2021

Il 30% delle famiglie italiane è coperto da reti in fibra (FTTH, fiber-to-the-home), secondo gli ultimi dati del’AGCOM, ma il numero degli abbonamenti è a dir poco sconfortante.

A marzo 2020 sono stati rilevati solo 1,34 milioni di accessi FTTH, contro gli 8,14 milioni di quelli VDSL (da 20 a 200 Mbps) e 6,82 milioni delle DSL (<10 Mbps).

Complessivamente, mettendo in gioco tutte le tecnologie e quindi anche il fixed wireless (EOLO, Linkem, SAT, ecc.), il numero non supera le 19,47 milioni di unità ed è in progressivo calo da almeno tre anni.

Probabilmente molti hanno abbandonato il residenziale e si accontentano dello smartphone, anche perché su una popolazione di circa 60 milioni in Italia circolano 78 milioni di SIM.

Rispetto al resto d’Europa – come al solito – siamo in coda.

La fibra c’è, ma perché gli italiani non si abbonano?

Il perché si accontentino di vedere Netflix a bassa risoluzione è un mistero, dato che la disponibilità di Fibra è molto alta, circa il 64% degli abitanti del paese ne ha la disponibilità.

Le connessioni misto rame-fibra spopolano, coprendo l’88,9% delle famiglie, poi ci sono le connessioni in rame che sono presenti dappertutto. La bizzarria di questo paese è che moltissimi sarebbero disposti a qualsiasi compromesso per avere connessioni veloci, ma altrettanti non sembrano proprio interessati.

iDate per FTTH Council Europe ha rilevato a settembre 2019 un tasso di penetrazione per gli abbonamenti FTTH pari solo al 4% delle famiglie, contro il 54,3% della Spagna e una media UE di circa il 10%. Se si considera anche il “cable”, ovvero l’ultra-broadband veicolato tramite la tv via cavo – che in Italia non c’è – la media europea sale al 17,1%. Si potrebbe supporre che all’estero l’FTTH sia molto più diffuso, e ciò parzialmente è vero, ma la media UE in tal senso è del 33%; noi siamo al 30%…

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L’italiano tipo si abbona a Now TV, DaZN, Netflix, Amazon Prime Video, Sky Digital, Kodi, TIMVision, RaiPlay, Mediaset Play e Premium Online, Sky Go, Infinity, Spotify, Giochi, infine ci collega anche la video sorveglianza e altre utility, ha una trentina di app aperte sullo smartphone connesse alla rete e altrettante sul tablet, poi si lamenta della scarsa qualità, della lentezza e dei disservizi, senza però pensare ad un upgrade della connettività.

Al momento della sottoscrizione della connessione internet sapeva benissimo di aver comprato una ADSL 20 mega che però va ‘quasi a 10 mega’ il più delle volte (non fidatevi di speedtest.net usate quello di Google).

Disinformazione o ignoranza?

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Una 10 mega oggi basta si e no per una persona, per vedere un video di una qualità indegna sul tablet, perché dai 3/4 Mbps di un video a qualità scarsa (SD) si passa subito ai 6/12 Mbps della qualità media (HD) ai 20/25 Mbps dell’alta qualità (Ultra HD).

Con una 30 mega si può vedere l’HD, ma se si ha anche qualche “smartcoso” che gira sulla propria rete per aggiornamenti o servizi allora diventa impossibile e si passa automaticamente a SD.

Con la 100 mega sarà possibile vedere anche la massima qualità, ma già due dispositivi in casa possono far cadere di molto la qualità del segnale, soprattutto perché magari si è connesso il cellulare alla ricarica e questo scarica aggiornamenti, notifiche, rapporti di utilizzo al produttore, traffico traffico traffico, che intasa la rete di richieste e abbassa drasticamente la banda portante.

Quindi, anche una 100 mega per una famiglia di più di 2 persone potrebbe non essere sufficiente, soprattutto se uno dei due gioca in rete, risaputo che i giochi hanno bisogno di molta banda e consumano in fretta le risorse disponibili.

Rimane perciò la domanda. Ma allora perché gli italiani non aggiornano i propri contratti?

Sintomo probabilmente di delusioni e brutte esperienze in ambito connessioni rame precedenti, con gli operatori che promettevano la 20 mega con l’asterisco, mentre poi in realtà a quelle velocità ci si arrivava -forse- solo il primo gennaio alle 5 di mattina Eppure continuano con vecchi abbonamenti da 25/30 euro mese senza chiedere rivalutazioni e aggiornamenti, al proprio operatore di telefonia, a fronte delle nuove tecnologie: stessi prezzi e migliori connessioni, magari basta solo cambiare il router o spostare un cavo in centralina, ad opera dei tecnici di rete della propria compagnia.

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Hanno -forse anche giustamente- paura di incappare nell’ennesima serie di telefonate al call-center e perdere tempo con la maggior parte di personale non propriamente specializzato/formato. Magari finire in mano ad un servizio straniero e quindi anche causa di incomprensioni e lentezza, se non addirittura una perdita di tempo. Questo perché spesso la realtà è che non sanno neppure risolvere il problema, a parte dirti di spegnere e accendere il router.

Rendiamoci conto -ad esempio- che in Romania, o altro paese da dove potrebbero rispondere, hanno la rete russa o comunque un migliore allaccio in fibra ottica rispetto alla nostra rete, che invece potrebbe essere antiquata e insufficiente.Poi magari, passati 4/5 operatori, troviamo la persona capace e responsabile che individua il problema collegandosi al nostro router e dettagliandoci la causa del continuo problema.

Viene poi la comprensione della natura del problema: servizi o dispositivi aumentati e sempre più esosi di banda, vetustà del router, allaccio vecchio o distante dalla centrale. Quindi si rende necessario contattare il fornitore per trovare una soluzione. Ma anche qui si finisce nel ricominciare.

Prima di trovare il consulente adatto potrebbe essere necessario del tempo e della dedizione… e chi ha tutto questo tempo a disposizione?

Il risultato quindi è che nessuno cambia nulla e gli operatori continuano a vendere 10 mega al prezzo della 100 mega o della fibra (visto che costano tutte uguali).

Il timore molto probabilmente è proprio quello, visto che le dinamiche non sono cambiate e gli approcci sono gli stessi da quasi 3 decenni.

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Proprio come oggi, dove gli operatori vendono tutti un’offerta di cartello sul loro sito, denominata “Fibra” con accanto la sigla (F) o FTTH, a qualche centesimo prima dei 30 euro. Tutto un fiorire di 29,99, 28,99, 27,99… mentre poi analizzando nel dettaglio l’offerta e verificata la copertura, potrebbe anche essere difficile ottenere un buon FTTC non condiviso con tutti gli altri del quartiere: gli italiani non saranno informatici, ma capiscono (hanno comunque imparato in passato quelli che non capivano), che 700 persone connesse su un cavo in fibra a 100Gbps vuol dire ipoteticamente circa 140 kilobyte per secondo a ciascuno nell’ora di punta.

Le persone che si accingono a fare il contratto oggi, hanno probabilmente paura di quella dicitura “fino a 1.000 mega”, perché sanno benissimo che se andranno “fino a” 100 mega sarà una fortuna, ma non pagheranno un decimo dell’importo bensì tariffa piena e identica a prima.Nel frattempo un call-center ha appena ottenuto il loro numero e verranno poi subissati di telefonate.

Il nuovo contratto è complicato e a breve, alla prima fattura, potrebbero rendersi conto che costi e servizi non richiesti hanno fatto lievitare la spesa ben oltre il previsto. Magari dopo 24 mesi trovarsi da capo o con costi più alti.

Ma chi glielo fa fare all’italico di infilarsi in questi guai. Tanto vale tenersi l’attuale rete.

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