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Gli hacktivisti di NoName057 colpiscono obiettivi italiani. Difesa, Credito Cooperativo e AMAT nel mirino dei filorussi

Chiara Nardini : 7 Novembre 2023 08:13

Gli hacker di NoName057(16) riavviano le attività ostili contro 5 obiettivi italiani, con attacchi di distributed denial of a service (DDoS). Questa volta a farne le spese sono i siti di dell’AMAT, un sotto sito della Difesa, ADM Assistenza online, Credito Cooperativo e dell’Associazione Italiana Intermediari dei Mercati Finanziari dove alcuni hanno abilitato il Geo Blocking.

Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui un grande numero di computer o dispositivi connessi a Internet (noti come botnet) inviano una grande quantità di traffico in una rete o su un sito web specifico, allo scopo di renderlo inaccessibile o di abbassarne le prestazioni.

Il risultato di un attacco DDoS è che il server o il sito web bersaglio diventa sovraccarico di richieste, in modo da non essere in grado di elaborare tutte le richieste valide, causando un rallentamento del servizio o addirittura il blocco completo dell’accesso. Ciò può causare interruzioni nei servizi online e nei siti web, causando danni finanziari, reputazionali o di altro tipo per le organizzazioni colpite.


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NoName057(16) riportano quanto segue:

Today we are walking around Italy😈🇮🇹

🔥Italian Securities Brokerage Association:
check-host.net/check-report/13059e9ck4ee

🔥Credit cooperative of Italy
 (closed by geo):
check-host.net/check-report/1305aa6bk6b6

🔥Authorization on the website of the Italian customs agency:
check-host.net/check-report/1305adefk939

🔥Authorization service of the Italian Ministry of Defense:
check-host.net/check-report/1305b2b7k1dd

🔥Authorization on the website of the Palermo bus company AMAT Palermo:
check-host.net/check-report/1305b4cakfd

Il geolocking – anche noto come geoblocking – è una tecnica utilizzata per limitare l’accesso a contenuti online in base alla posizione geografica dell’utente. In pratica, il geolocking impedisce agli utenti (o a dei bot malevoli) di accedere a determinati contenuti o servizi online a meno che non si trovino in una determinata area geografica o regione specifica.

Nel caso degli attacchi DDoS, abilitare il geolocking significa ridurre la potenza di attacco dei computer infetti che inviano richieste malevole verso il server target. Ne deriva che da una specifica posizione geografica non sarà più possibile accedere al servizio (sito web) sia da un client lecito che da uno illecito (bot).

Chi sono gli hacktivisti di NoName057(16)

NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private

Le informazioni sugli attacchi effettuati da NoName057(16) sono pubblicate nell’omonimo canale di messaggistica di Telegram. Secondo i media ucraini, il gruppo è anche coinvolto nell’invio di lettere di minaccia ai giornalisti ucraini. Gli hacker hanno guadagnato la loro popolarità durante una serie di massicci attacchi DDOS sui siti web lituani.

Le tecniche di attacco DDoS utilizzate dal gruppo sono miste, prediligendo la “Slow http attack”.

Che cos’è un attacco Distributed Denial of Service

Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui vengono inviate una grande quantità di richieste a un server o a un sito web da molte macchine diverse contemporaneamente, al fine di sovraccaricare le risorse del server e renderlo inaccessibile ai suoi utenti legittimi.

Queste richieste possono essere inviate da un grande numero di dispositivi infetti da malware e controllati da un’organizzazione criminale, da una rete di computer compromessi chiamata botnet, o da altre fonti di traffico non legittime. L’obiettivo di un attacco DDoS è spesso quello di interrompere le attività online di un’organizzazione o di un’azienda, o di costringerla a pagare un riscatto per ripristinare l’accesso ai propri servizi online.

Gli attacchi DDoS possono causare danni significativi alle attività online di un’organizzazione, inclusi tempi di inattività prolungati, perdita di dati e danni reputazionali. Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono adottare misure di sicurezza come la limitazione del traffico di rete proveniente da fonti sospette, l’utilizzo di servizi di protezione contro gli attacchi DDoS o la progettazione di sistemi resistenti agli attacchi DDoS.

Occorre precisare che gli attacchi di tipo DDoS, seppur provocano un disservizio temporaneo ai sistemi, non hanno impatti sulla Riservatezza e Integrità dei dati, ma solo sulla loro disponibilità. pertanto una volta concluso l’attacco DDoS, il sito riprende a funzionare esattamente come prima.

Che cos’è l’hacktivismo cibernetico

L’hacktivismo cibernetico è un movimento che si serve delle tecniche di hacking informatico per promuovere un messaggio politico o sociale. Gli hacktivisti usano le loro abilità informatiche per svolgere azioni online come l’accesso non autorizzato a siti web o a reti informatiche, la diffusione di informazioni riservate o il blocco dei servizi online di una determinata organizzazione.

L’obiettivo dell’hacktivismo cibernetico è di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti come la libertà di espressione, la privacy, la libertà di accesso all’informazione o la lotta contro la censura online. Gli hacktivisti possono appartenere a gruppi organizzati o agire individualmente, ma in entrambi i casi utilizzano le loro competenze informatiche per creare un impatto sociale e politico.

È importante sottolineare che l’hacktivismo cibernetico non deve essere confuso con il cybercrime, ovvero la pratica di utilizzare le tecniche di hacking per scopi illeciti come il furto di dati personali o finanziari. Mentre il cybercrime è illegale, l’hacktivismo cibernetico può essere considerato legittimo se mira a portare all’attenzione pubblica questioni importanti e a favorire il dibattito democratico. Tuttavia, le azioni degli hacktivisti possono avere conseguenze legali e gli hacktivisti possono essere perseguiti per le loro azioni.

La tecnica del “Slow Http Attack”

L’attacco “Slow HTTP Attack” (l’articolo completo a questo link) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità dei server web. In questo tipo di attacco, l’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete al server bersaglio, con lo scopo di tenere occupate le connessioni al server per un periodo prolungato e impedire l’accesso ai legittimi utenti del sito.

Nello specifico, l’attacco Slow HTTP sfrutta la modalità di funzionamento del protocollo HTTP, che prevede che una richiesta HTTP sia composta da tre parti: la richiesta, la risposta e il corpo del messaggio. L’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete, in cui il corpo del messaggio viene inviato in modo molto lento o in modo incompleto, bloccando la connessione e impedendo al server di liberare le risorse necessarie per servire altre richieste.

Questo tipo di attacco è particolarmente difficile da rilevare e mitigare, poiché le richieste sembrano legittime, ma richiedono un tempo eccessivo per essere elaborate dal server. Gli attacchi Slow HTTP possono causare tempi di risposta molto lenti o tempi di inattività del server, rendendo impossibile l’accesso ai servizi online ospitati su quel sistema.

Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono implementare soluzioni di sicurezza come l’uso di firewall applicativi (web application firewall o WAF), la limitazione delle connessioni al server e l’utilizzo di sistemi di rilevamento e mitigazione degli attacchi DDoS.

Chiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.

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