Redazione RHC : 27 Novembre 2021 08:30
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Questa volta però è finita male, come alla lunga su ogni attività di criminalità informatica.
Come riporta l’ANSA, il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, ha avviato un’indagine coordinata dalla procura di Milano che ha portato ad una serie di perquisizioni e sequestri.
Sembra si tratti di quattro persone gli indagati, che avrebbero già ammesso le loro responsabilità. Durante le perquisizioni, sono stati trovati documenti di identità e tessere sanitarie di decine di clienti.
Le perquisizioni hanno riguardato cittadini residenti in Veneto, Liguria, Puglia e Sicilia, amministratori degli account Telegram sui quali pubblicizzavano i pass, ognuno con il proprio Qr code funzionante.
Per sostenere l’autenticità dei certificati, gli indagati dicevano di poter contare sulla complicità di appartenenti al servizio sanitario e, in ogni caso, garantivano i clienti la possibilità di riavere indietro il denaro se il pass non avesse funzionato. Il pagamento doveva avvenire rigorosamente in criptovalute.
Le indagini e gli accertamenti tecnici sui telefoni e sui dispositivi degli indagati hanno consentito di rinvenire e sequestrare fotografie di documenti d’identità e tessere sanitarie, referti di tamponi con esito negativo, false recensioni dei clienti che in precedenza avevano acquistato i pass contraffatti e le criptovalute con i quali erano stati pagati i certificati.
Sono decine i clienti che, oltre ad aver perso i soldi, hanno condiviso con gli indagati i propri dati nella speranza di avere il pass senza doversi vaccinare o fare un tampone.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dai sostituti Bianca Maria Baj Macario e Maura Ripamonti.
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