
Altra vittima italiana per la cyber-gang d’élite LockBit 2.0. Si tratta dell’azienda di latticini Cilento Spa, che oggi viene pubblicata sul DLS (data leak site) dell’organizzazione criminale informatica.
Al momento il sito web: https://cilentospa.it/ non sembra aver subito grossi danni, da comprendere invece i dati trafugati da LockBit al momento dell’attacco informatico.
Il fondatore, nasce a Vico Equense, comune della Penisola Sorrentina. Sin da ragazzo ha avuto passione per il latte, lavorando in piccoli caseifici della zona. Nel 1956, si trasferisce, con la sorella e due fratelli, a Cellole, comune all’estremo nord della Campania, territorio pressoché incontaminato.
Nel 1976, insieme a suo fratello Giuseppe, iniziò la produzione di mozzarella di bufala, in un piccolo caseificio, fino ad arrivare, con tanta dedizione, ai giorni nostri. Da piccolo caseificio, Cilento, da sempre a forte impronta familiare, è diventata la moderna industria alimentare giunta oggi alla terza generazione, con l’arrivo in azienda dei più giovani, Luigi, Armando e Damiano, senza mai perdere di vista tradizione e qualità.
Come di consueto, Lockbit ha avviato il countdown che prevede la pubblicazione il 15 di novembre alle 19:09 dei dati esfiltrati dalle sue infrastrutture IT che verranno non pubblicati, qualora l’azienda pagherà ai criminali informatici il riscatto.
All’interno del comunicato di LockBit viene riportato quanto segue:
“Cilento is a leading Italian dairy company, producing specialty fresh cheese, all whilst preserving the authentic tradition, from generation to generation. 9 GB data (internal company and customers files) has been downloaded.”
Pertanto, si tratta di 9GB di dati contenenti informazioni interne dell’azienda e dei suoi clienti che sembrano essere state esfiltrate da LockBit.
Essendo una società alimentare, potrebbero essere stati arrecati danni alla produzione, cosa che al momento non sappiamo.
LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.
LockBit funziona come ransomware-as-a-service (RaaS). Gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.
E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.
Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.


Una giuria federale del Distretto del Nebraska ha incriminato complessivamente 54 persone accusate di aver preso parte a una vasta operazione criminale basata sull’uso di malware per sottrarre milio...

Solo un anno fa, i medici non potevano dire con certezza se KJ Muldoon sarebbe sopravvissuto al suo primo anno di vita. Oggi sta muovendo i primi passi a casa, con la sua famiglia al suo fianco. Quest...

Una nuova vulnerabilità nei componenti FreeBSD responsabili della configurazione IPv6 consente l’esecuzione remota di codice arbitrario su un dispositivo situato sulla stessa rete locale dell’agg...

Dopo aver approfondito i delicati equilibri che vincolano gli operatori di Cyber Threat Intelligence(CTI) tra il GDPR e il rischio di Ricettazione, è fondamentale rivolgere l’attenzione a chiunque,...

Il mondo della tecnologia è un vero e proprio campo di battaglia, dove i geni del coding sfidano ogni giorno i malintenzionati a colpi di exploit e patch di sicurezza. Ecco perché la recente scopert...