Redazione RHC : 4 Novembre 2024 07:39
Quando si parla di cybercrime, la mente va subito alle cyber gang criminali che violano i sistemi dall’esterno. Premesso che il significato di “hacker” oggi lo abbiamo completamente ridefinito, una minaccia altrettanto pericolosa, proviene dall’interno delle organizzazioni: si tratta dei cosiddetti “insider” o dipendenti infedeli.
Studi recenti e diversi casi di cronaca tutti italiani sottolineano come sia sempre più diffuso oggi un mercato nero disposto a pagare somme ingenti per ottenere dati sensibili di aziende e istituzioni direttamente dall’interno.
Gli insider, infatti, possiedono già le autorizzazioni necessarie, consentendo loro di accedere facilmente alle informazioni riservate, riducendo la necessità di complessi attacchi di hacking dall’esterno.
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In Italia, uno dei casi più eclatanti è stato quello riguardante la scoperta di una rete di spionaggio informatico che ha coinvolto vari individui e istituzioni, compromettendo circa 800 mila dossier e vedendo 51 indagati, tra cui persino funzionari pubblici e database istituzionali.
Un altro caso recente ha visto Carmelo Miano, accedere alla casella di posta di ben 46 magistrati, tra cui Nicola Grattieri, grazie al possesso delle loro credenziali. Sebbene in questo caso l’hacking è una parola più vicina ai fatti anche in questo fatto di cronaca il fenomeno dell’insider threat risulta importante.
Infatti entrambi gli episodi rivelano quanto oggi sia vulnerabile il sistema di sicurezza interno quando le credenziali vengono abusate o vendute.
Per dipendenti infedeli si intendono coloro che, per motivi personali, economici o ideologici, utilizzano la propria posizione all’interno dell’organizzazione per accedere e divulgare informazioni riservate o sensibili. Questo fenomeno è noto come insider threat ed è considerato tra le minacce più difficili da gestire. I dipendenti infedeli possono vendere i dati a competitor o a cybercriminali, esponendo le aziende a gravi rischi legali e reputazionali.
Le aziende, quindi, devono adottare strategie per identificare e gestire questi rischi. Alcune pratiche comuni includono il monitoraggio delle attività, l’implementazione di strumenti per rilevare l’uso anomalo delle credenziali, e la sensibilizzazione dei dipendenti sulla protezione dei dati e sull’etica aziendale.
Inoltre, è fondamentale ricordare che i dipendenti sono una risorsa preziosa e, se dotati di accessi amministrativi a sistemi critici, non dovrebbero essere forniti da aziende terze o subappaltatori, ma dovrebbero far parte del personale interno dell’organizzazione.
Gli insider threat rappresentano una delle sfide più insidiose per la sicurezza delle informazioni, poiché coinvolgono dipendenti o collaboratori che, a causa di malintesi, vendetta o semplicemente negligenza, possono compromettere la sicurezza dei dati aziendali. Tuttavia, le organizzazioni che operano in Europa devono affrontare anche sfide legate alla conformità con le normative sulla protezione dei dati, in particolare il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).
In Europa, il monitoraggio delle attività dei dipendenti è soggetto a regolamenti rigorosi. Il GDPR stabilisce vari principi fondamentali:
Nonostante le limitazioni legali, esistono diverse strategie che le organizzazioni possono implementare per limitare gli insider threat, garantendo al contempo la conformità alle normative europee.
Limitare gli insider threat in un contesto normativo come quello europeo richiede un approccio bilanciato che consideri sia la necessità di sicurezza che i diritti dei dipendenti. Implementando misure adeguate e pratiche di monitoraggio consapevoli, le organizzazioni possono proteggere le loro informazioni sensibili senza compromettere la privacy e i diritti dei lavoratori. La chiave è adottare un approccio proattivo e integrato alla sicurezza dei dati, che rispetti le normative vigenti e promuova una cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione.
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