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Non è il tuo PC l’anello debole, ma la tua mente: gli esercizi per difenderti dagli hacker

Daniela Farina : 9 Settembre 2025 11:21

Benvenuti al nostro secondo appuntamento! La scorsa settimana, abbiamo esplorato il campo di battaglia della mente umana, comprendendo come la coevoluzione tra hacker e difensori sia una partita a scacchi psicologica, e come i nostri bias cognitivi e schemi mentali siano i veri punti di accesso per chi vuole attaccarci.

Oggi, è il momento di passare all’azione!

Non ci concentreremo sulle vulnerabilità, ma su come trasformarle in punti di forza.

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L’obiettivo? Costruire la nostra resilienza digitale.

La resilienza, nella sua accezione più ampia, è la capacità di un sistema di adattarsi e riprendersi dopo un evento traumatico. Nel nostro contesto, non si tratta solo di resistere a un attacco, ma di uscirne più forti e consapevoli.

Come un muscolo che si irrobustisce dopo ogni sforzo, la nostra mente può diventare più agile e preparata a riconoscere e contrastare le minacce digitali.

Il coaching, in questo processo, agisce come un personal trainer per il nostro cervello. Aiuta a identificare i nostri schemi di pensiero, a sfidare le credenze limitanti e a costruire nuove abitudini mentali che favoriscono la vigilanza e la reazione consapevole.

La filosofia stoica: il firewall mentale

Per comprendere a fondo questo concetto, possiamo guardare a una scuola di pensiero millenaria: lo Stoicismo. Filosofi come Seneca e Marco Aurelio ci hanno lasciato un’eredità preziosa su come affrontare l’incertezza e la paura.

Ci insegnano a distinguere ciò che possiamo controllare da ciò che non possiamo.

Possiamo controllare le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra attenzione, ma non possiamo controllare l’esistenza degli hacker o la natura di un attacco.

Dobbiamo quindi concentrarci sull’unica cosa che possiamo realmente fortificare: noi stessi.

Premeditatio Malorum: preparare la mente

La premeditatio malorum è una pratica stoica che consiste nel visualizzare in anticipo gli scenari peggiori per preparare la mente a una potenziale avversità. Non si tratta di essere pessimisti, ma di prepararsi a gestire gli imprevisti in modo lucido e calmo, riducendo l’impatto emotivo quando si verificano.

Nel contesto della cybersecurity, questa pratica è il cuore di un approccio proattivo. Invece di attendere l’attacco, occorre mettersi in condizione di affrontarlo prima che accada e il coaching eleva proprio questa pratica, trasformandola da un semplice esercizio mentale in un vero e proprio piano di risposta e di azione.

Come un coach può aiutarci a usare la premeditatio malorum:

  • Dalla paura all’azione lucida: un attacco informatico può scatenare ansia e panico. Un coach ci aiuta a riconoscere e gestire queste emozioni, trasformando la paura in una reazione lucida e razionale. L’obiettivo non è eliminare la paura, ma impedire che ci paralizzi, facendoci reagire in modo strategico.
  • Dalla visualizzazione alla pianificazione concreta: la premeditatio malorum non si ferma all’immaginazione. Un coach ci spinge a tradurre la visualizzazione in un piano d’azione pratico. Questo esercizio trasforma la preparazione mentale in un protocollo di emergenza personale e professionale.

Il mindset del difensore: crescere dagli errori

Un coach ci spinge a sfidare le nostre convinzioni e a vedere gli errori come occasioni di crescita.

  • Identificare e superare le convinzioni limitanti: molte persone pensano di essere “non capaci” o “troppo anziane” Un coach può sfidare queste credenze, aiutando a costruire la fiducia necessaria.
  • Trasformare l’errore in apprendimento: quando si cade in una trappola, che sia un’email di phishing o un errore di configurazione, la prima reazione spesso è un mix di vergogna e frustrazione. Il coaching aiuta a superare questa mentalità. Invece di vedere l’errore come un fallimento, si impara a considerarlo un’occasione preziosa per la crescita. Proprio come un muscolo che diventa più forte dopo uno sforzo intenso, ogni errore ci offre la possibilità di apprendere e di rafforzare le nostre difese, rendendoci più resilienti di fronte alle minacce future.

Rafforza la tua mente digitale: 3 esercizi per sviluppare la resilienza

Nel mondo digitale, la nostra prima linea di difesa non sono solo gli antivirus o i firewall, ma la nostra stessa mente.

La resilienza digitale è la capacità di resistere e recuperare dagli attacchi cibernetici, e si basa in gran parte sulle nostre decisioni e sul nostro comportamento.

Gli attacchi più subdoli non puntano a forzare un sistema, ma a ingannare la persona che lo usa.

Proprio per questo, allenare la nostra mente a riconoscere le minacce e a reagire in modo consapevole è fondamentale.

Qui di seguito, ho aggiunto alcuni esempi di semplici esercizi pratici che si possono applicare subito nella nostra quotidianità per costruire un atteggiamento proattivo e difensivo.

1. Il riconoscimento del “cavallo di Troia”

Obiettivo: riconoscere e disinnescare la manipolazione psicologica prima di agire. Questo esercizio ci aiuta a superare le trappole cognitive basate sull’urgenza o l’emotività, tipiche del social engineering.

Esercizio: la prossima volta che riceviamo una comunicazione che ci spinge ad agire in fretta – che si tratti di un’email di phishing che simula un’emergenza aziendale o un messaggio che richiede un’azione immediata – fermiamoci.

Non rispondiamo subito. Facciamo una pausa e applichiamo la “regola dei 3 S”:

  • Scansiona: controlliamo l’intestazione, il mittente e il tono del messaggio.
  • Sospetta: chiediamoci perché il messaggio è così urgente e chi ha da guadagnarci.
  • Smentisci: se il minimo dubbio persiste, verifichiamo la richiesta tramite un canale separato (per esempio, chiamiamo il collega che ha inviato il messaggio invece di rispondere all’email).

2. La pratica del “pensare lento”

Obiettivo: trasformare l’impulso in un’azione consapevole, riducendo i rischi legati ai clic automatici e alla fretta.

Questo esercizio si basa sul principio di thinking slow per prevenire errori che possono compromettere la sicurezza.

Esercizio: per una settimana, introduciamo una pausa di 15 secondi ogni volta che dobbiamo cliccare su un link, scaricare un allegato o eseguire un comando. In quei 15 secondi, non pensiamo a nient’altro se non a una domanda chiave: “Ho verificato la fonte?”

Questo piccolo rituale ci aiuterà a creare una barriera mentale contro le minacce e a trasformare una reazione istintiva in una decisione analitica e consapevole.

3. Il “threat modeling personale”

Obiettivo: applicare le metodologie di analisi del rischio al nostro profilo personale e professionale. Dobbiamo sviluppare una mentalità proattiva e difensiva, identificando le nostre vulnerabilità prima che possano essere sfruttate.

Esercizio: dedichiamo 10 minuti a un threat modeling del nostro profilo personale. Poniamoci queste domande:

  • Chi siamo e cosa facciamo? Quali sono le informazioni su di noi che un attaccante potrebbe trovare (es. su LinkedIn, social media)?
  • Quali sono le nostre vulnerabilità umane? Siamo particolarmente fiduciosi o inclini ad aiutare? Cediamo facilmente alla pressione sociale? Cosa desideriamo?
  • Quali sono i nostri asset personali? Quali dati, accessi o dispositivi possiedono un valore per un malintenzionato? Identifichiamo i nostri punti deboli e creiamo una strategia di difesa, un piano di azione.

Riflessione finale

In questo viaggio, abbiamo compreso che la vera sicurezza non risiede solo in software all’avanguardia o protocolli rigidi, ma nella fortezza interiore che costruiamo.

Abbiamo smesso di essere semplici bersagli passivi per trasformarci in difensori consapevoli, capaci di anticipare e disinnescare la minaccia prima che ci colpisca.

Il Coaching, unito alla saggezza millenaria dello Stoicismo e alla potente pratica della Premeditatio Malorum, ci ha fornito una mappa per navigare nel campo minato del mondo digitale.

Non si tratta di eliminare il rischio, ma di imparare a danzare con l’incertezza, a trasformare la paura in azione lucida e ogni errore in un trampolino di lancio verso una maggiore resilienza.

Come un muscolo che si irrobustisce dopo ogni sforzo, la nostra mente può diventare più agile e preparata a riconoscere e contrastare le minacce.

La nostra resilienza non è una dote innata, ma un’abilità che si costruisce, passo dopo passo, un pensiero consapevole dopo l’altro.

La sicurezza non è una destinazione, ma un percorso di crescita continua!

La prossima settimana, spingeremo la nostra esplorazione ancora oltre, scavando nel ruolo profondo e spesso sottovalutato delle discipline umanistiche e della filosofia nella cybersecurity.

Siete pronti a fare un ulteriore salto di consapevolezza? Vi aspetto.

Daniela Farina
Filosofo, psicologo, counselor e coach AICP. Umanista per vocazione lavora in Cybersecurity per professione. In FiberCop S.p.a come Risk Analyst.

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