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Proofpoint: Allarme CISO italiani, l’84% teme un cyberattacco entro un anno, tra AI e burnout

Redazione RHC : 2 Settembre 2025 10:01

Proofpoint pubblica il report “Voice of the CISO 2025”: cresce il rischio legato all’AI e rimane il problema umano, mentre i CISO sono a rischio burnout. L’84% dei CISO italiani prevede un attacco informatico materiale nel prossimo anno. Rischio umano e perdita di dati dovuta alla GenAI sono in cima alle loro preoccupazioni.

Proofpoint, Inc., azienda leader nella cybersecurity e nella compliance, ha pubblicato oggi la quinta edizione annuale del suo report “Voice of the CISO”, che analizza le principali sfide, aspettative e priorità dei Chief Information Security Officer (CISO) a livello globale. Il report 2025, che ha coinvolto 1.600 CISO a livello mondiale in 16 paesi, evidenzia due tendenze critiche: l’aumento degli attacchi informatici sta alimentando una maggiore ansia tra i CISO – insieme a una crescente disponibilità a pagare riscatti in caso di incidenti – e la rapida ascesa della GenAI sta costringendo i responsabili della sicurezza a bilanciare innovazione e rischio, nonostante le crescenti preoccupazioni relative a esposizione e uso improprio dei dati.

Man mano che le minacce diventano più frequenti e variegate aumenta la preoccupazione sulla capacità della loro organizzazione di resistere a un attacco materiale. L’84% dei CISO italiani si sente a rischio di subire un cyber attacco materiale nei prossimi 12 mesi, eppure il 56% afferma di non essere preparato a rispondere. Oltre tre quarti (77%) dei CISO italiani hanno subìto una perdita di dati materiale nell’ultimo anno, con gli incidenti causati da insider in cima alla lista delle cause. Con il 94% che attribuisce almeno una parte della perdita di dati ai dipendenti in uscita, secondo i risultati dell’indagine, il comportamento umano rimane una vulnerabilità critica. Riflettendo la pressione, il 70% dei CISO italiani afferma anche che prenderebbe in considerazione il pagamento di un riscatto per prevenire fughe di dati o ripristinare i sistemi.


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    L’AI è rapidamente emersa sia come priorità assoluta che come principale preoccupazione per i CISO: il 69% di quelli italiani ritiene che abilitare l’utilizzo sicuro degli strumenti di GenAI sia una priorità strategica per i prossimi due anni, anche se i timori per la sicurezza persistono. In Italia, il 60% dei CISO esprime preoccupazione per la potenziale perdita di dati dei clienti tramite piattaforme di GenAI pubbliche. Con l’accelerazione dell’adozione, le organizzazioni stanno passando dalla restrizione alla governance, con il 55% che implementa linee guida sull’uso e il 64% che esplora difese basate su AI, sebbene l’entusiasmo sia diminuito rispetto al picco dell’80% dell’anno scorso. Non va sottovalutato l’aspetto personale: i CISO italiani continuano ad affrontare una crescente pressione di fronte a minacce in aumento e risorse limitate: il 61% dichiara di far fronte ad aspettative eccessive e il 55% di aver sperimentato o assistito a burnout nell’ultimo anno.

    “I risultati di quest’anno rivelano una crescente disconnessione tra fiducia e capacità tra i CISO,” spiega Patrick Joyce, global resident CISO di Proofpoint. “Mentre molti responsabili della sicurezza esprimono ottimismo sulla postura informatica della loro organizzazione, la realtà racconta una storia diversa: la crescente perdita di dati, le lacune nella preparazione e il persistente rischio umano continuano a minare la resilienza. Con l’accelerazione dell’adozione della GenAI che porta sia opportunità che minacce, ai CISO viene chiesto di fare di più con meno, di navigare in una complessità senza precedenti e di salvaguardare comunque ciò che conta di più. È chiaro che il ruolo del CISO non è mai stato così cruciale, o così sotto pressione.”

    Questi i principali risultati italiani emersi dal report “Voice of the CISO 2025”.

    • Fiducia contro realtà: i CISO si preparano agli attacchi tra crescente perdita di dati e lacune nella preparazione.L’84% dei CISO italiani si sente a rischio di subire un attacco informatico significativo nei prossimi 12 mesi, percentuale in aumento rispetto al 61% dell’anno scorso. Eppure, il 56% ammette che la propria organizzazione non sia preparata a rispondervi. Oltre tre quarti (77%) hanno subìto una perdita di dati significativa nell’ultimo anno (rispetto al 27% nel 2024) nonostante la maggior parte dei CISO esprima fiducia nella propria cultura della cybersecurity.
    • Attacchi su più canali, stesso risultato.I CISO italiani affrontano un panorama di minacce sempre più frammentato: frodi via email (45%), minacce interne (41%), ransomware (31%) e malware (31%) sono le principali preoccupazioni. Nonostante le diverse tattiche utilizzate, la maggior parte degli attacchi porta allo stesso risultato: la perdita di dati. Riflettendo l’elevata posta in gioco, il 70% dei CISO italiani afferma che prenderebbe in considerazione il pagamento di un riscatto per ripristinare i sistemi o prevenire fughe di dati, percentuale che sale all’84% in Canada e Messico.
    • I dati non si perdono da soli.Il 94% dei CISO italiani che ha subìto una perdita di informazioni afferma che i dipendenti in uscita hanno avuto una responsabilità, segnalando un deciso aumento rispetto al 52% dell’anno scorso. Nonostante l’adozione quasi universale di strumenti di prevenzione della perdita di dati (DLP), oltre due terzi (36%) affermano che i loro dati rimangono inadeguatamente protetti. Con l’accelerazione della GenAI, il 69% ora classifica protezione e governance delle informazioni come una priorità assoluta, spingendo verso una sicurezza dinamica e consapevole del contesto.
    • Il problema delle persone persiste.L’errore umano rimane la principale vulnerabilità della cybersecurity nel 2025, con il 68% dei CISO italiani che cita le persone come il loro rischio maggiore, nonostante il 64% creda che i dipendenti comprendano le migliori pratiche di cybersecurity. Questa incongruenza evidenzia una lacuna critica: la sola consapevolezza non è sufficiente. Oltre un quarto (27%) delle organizzazioni manca ancora di risorse dedicate alla gestione del rischio interno per colmare il divario tra conoscenza e comportamento.
    • Amico o nemico? L’AI è un’arma a doppio taglio.La rapida diffusione della GenAI sta amplificando le preoccupazioni relative al rischio umano. Il 60% dei CISO italiani è in apprensione per la perdita di dati dei clienti tramite strumenti di GenAI pubblici, con piattaforme di collaborazione e chatbot di GenAI visti come le principali minacce alla sicurezza. Nonostante ciò, il 69% afferma che abilitare un utilizzo sicuro della GenAI sia una priorità assoluta, evidenziando un passaggio dalla restrizione alla governance. La maggior parte sta rispondendo con delle difese: il 55% ha implementato linee guida per l’uso e il 64% sta esplorando difese basate su AI, sebbene l’entusiasmo si sia raffreddato rispetto all’80% dell’anno scorso. Tre su cinque (61%) limitano del tutto gli strumenti di GenAI da parte dei dipendenti.
    • Vacilla l’allineamento con il Consiglio di Amministrazione mentre aumenta la pressione sui CISO.L’allineamento tra Consiglio di Amministrazione e CISO si è ridotto dal 75% del 2024 al 64% di quest’anno. Significativi tempi di inattività aziendale sono diventati la principale preoccupazione dei consigli di amministrazione a seguito di un attacco, segnalando come il rischio cyber stia guadagnando terreno come priorità strategica.
    • Anno diverso, stesse pressioni.I CISO italiani continuano ad affrontare una crescente pressione di fronte a minacce in aumento e risorse limitate: il 61% dichiara di affrontare aspettative eccessive e il 55% di aver sperimentato o assistito a burnout nell’ultimo anno. Mentre il 62% ora afferma che le proprie organizzazioni hanno adottato misure per proteggerli dalla responsabilità personale, un terzo (34%) sente ancora di non avere le risorse per raggiungere i propri obiettivi di cybersecurity.

    “L’intelligenza artificiale è passata da semplice concetto a elemento centrale, trasformando il modo in cui operano sia i difensori che gli attaccanti,” commenta Ryan Kalember, Chief Strategy Officer di Proofpoint. “I CISO ora affrontano una duplice responsabilità: possono sfruttare l’AI per rafforzare la loro postura di sicurezza, ma devono garantirne al contempo un uso etico e responsabile e questa ricerca di equilibrio li pone al centro del processo decisionale strategico. Ma l’AI è solo una delle tante forze che stanno rimodellando il loro ruolo: man mano che le minacce si intensificano e gli ambienti diventano più complessi, le aziende stanno rivalutando cosa significhi realmente la responsabilità della cybersecurity nell’impresa odierna.”

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