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Autore: Stefano Gazzella

OpenAI risponde alle richieste del Garante Privacy con una politica sulla privacy rivista

Probabilmente è sfuggito agli occhi dei più ma OpenAI il 7 aprile 2023 ha modificato la propria privacy policy, praticamente all’indomani dei dell’incontro con il Garante Privacy tenutosi la sera del 5 aprile. Ora ci si avvicina sempre più alla data del 30 aprile e null’altro è cambiato. Si potrebbero dire, a colpo d’occhio, modifiche di poco conto. Eppure si sa che così come nel responso della Sibilla (ibis redibis non morieris in bello) anche negli adempimenti normativi ogni dettaglio è rilevante, finanche le virgole. Per questo in generale è sempre bene affidarsi ad un professionista competente. Nel caso specifico leggere attentamente

Novità in arrivo per ChatGTP: maggiore controllo sui dati lato utente

OpenAI ha annunciato alcune nuove funzioni introdotte a livello globale per la gestione dei dati di ChatGPT. Il comune denominatore che salta all’occhio – probabilmente in risposta alle molteplici critiche e contestazioni ricevute – è un aumento della capacità di controllo dell’utente dei dati che possono essere o meno impiegati da parte del sistema di training del modello. Insomma: è chiaro che il potere di decisione circa quali dati far impiegare o meno a ChatGTP sia una vexata quaestio che è stata presa a fondamento anche per sollevare potenziali controversie legali o interventi da parte delle autorità di vigilanza (non solo in

Mancano 5 giorni alla scadenza degli adeguamenti di ChatGPT richiesti dal Garante Privacy

Dopo il blocco di ChatGTP in conseguenza al provvedimento di limitazione provvisoria del Garante Privacy, il provvedimento 11 aprile 2023 ha indicato gli adempimenti che OpenAI dovrà adottare entro il 30 aprile affinché il servizio possa essere di nuovo accessibile dall’Italia. Ciò comporta ovviamente che l’Autorità andrà a valutare l’efficacia delle misure adottate per il superamento delle ragioni d’urgenza che hanno portato al primo provvedimento adottato. Ovviamente, ciò non toglie che potranno essere adottate anche misure ulteriori. Ecco in sintesi gli ambiti valutati come non conformi e le misure di trattamento indicate a riguardo. Base giuridica Per quanto riguarda il trattamento dei

La Cassazione solleva l’interessato dagli oneri probatori per l’accesso ai dati personali

La Cassazione con l’ordinanza n. 9313/2019 conferma che in caso di esercizio di diritto d’accesso la risposta all’interessato è d’obbligo entro i termini indicati dal GDPR. Viene inoltre indicato questo principio di diritto: “In materia di trattamento dei dati personali, il soggetto onerato dell’obbligo di fornire risposta in ordine al possesso (o meno) dei dati sensibili è il destinatario dell’istanza di accesso e non invece l’istante, dovendo il primo sempre riscontrare l’istanza dell’interessato, anche in termini negativi, dichiarando espressamente di essere, o meno, in possesso dei dati di cui si richiede l’ostensione”. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma, rispetto a quanto

Piano ispettivo Garante Privacy 2023: quali controlli nel primo semestre

Con la deliberazione 26 gennaio 2023, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha varato il piano ispettivo relativo al primo semestre 2023, ponendosi in linea continuità rispetto ai controlli svolti con il piano precedente. Quanto emerge è infatti una sostanziale conferma all’interno del piano ispettivo del Garante Privacy per il 2023 di alcuni degli ambiti di maggiore interesse per l’attività di vigilanza svolta mediante accertamenti di iniziativa anche per tramite del Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza ai fini del “completamento delle attività ispettive già iniziate nel corso del secondo semestre dell’anno 2022”. Si possono rilevare però alcune precisazioni

Dal ransomware al data breach. Un viaggio necessario che deve essere gestito

Si tratta di un viaggio che molte organizzazioni – talvolta a sorpresa e sempre malvolentieri – sono costrette ad affrontare nel momento in cui subiscono un attacco informatico che impiega questo tipo di malware. Abbiamo già parlato del fenomeno del silenzio degli indecenti annoverandolo come una delle peggiori modalità di incident response. Inoltre, se la tendenza consolidata è oramai quella della tecnica di double extortion, allora è opportuno che la strategia del silenzio venga sostituita al più presto da un’adeguata capacità di gestione dell’incidente. E capire così se e quando si realizza un data breach. La gestione di un incidente di sicurezza

Il Garante Privacy dice Stop a ChatGPT

Il Garante Privacy blocca ChatGPT: fra i motivi del provvedimento emesso, l’assenza di una base giuridica per l’addestramento degli algoritmi, l’adeguatezza delle informazioni fornite agli interessati, la mancanza di un filtro per la verifica dell’età, l’inesattezza del trattamento dei dati personali in quanto non corrispondenti al dato reale. Per questi motivi e la potenziale violazione degli artt. 5, 6, 8, 13 e 25 GDPR è stata disposta in via d’urgenza la limitazione provvisoria, del trattamento dei dati personali degli interessati stabiliti nel territorio italiano nei confronti di OpenAI e l’apertura di un’istruttoria a riguardo. La società destinataria del provvedimento adesso ha l’obbligo

La retorica della sicurezza e le tentazioni dell’ID verification contro l’anonimato online

All’interno dei corsi e ricorsi storici della storia di internet si presenta sempre l’idea – più o meno mascherata da buona intenzione – di rendere possibile un accesso ai social o a taluni servizi soltanto previa identificazione. La tentazione è sempre quella di porre un limite a quel diritto all’anonimato che non solo appartiene alla natura del web, ma è stato anche espressamente richiamato dalla Dichiarazione dei diritti in Internet: Art. 10 ( Protezione dell’anonimato ) 1. Ogni persona può accedere alla rete e comunicare elettronicamente usando strumenti anche di natura tecnica che proteggano l’anonimato ed evitino la raccolta di dati personali,

Garante per la Protezione dei dati personali

La sanzione del Garante Privacy verso Verizon Connect Italy chiarisce la contrattualizzazione del responsabile del trattamento.

Nel provvedimento n. 427 del 15 dicembre 2022, l’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha emesso una sanzione di 30 mila euro nei confronti di Verizon Connect Italy per  avere svolto delle attività di trattamento in qualità di responsabile in assenza di una designazione efficace. L’istruttoria è stata avviata in seguito ad un reclamo presentato da un ex lavoratore di un’azienda cliente di Verizon. L’oggetto del reclamo ha riguardato il mancato riscontro dell’esercizio del diritto di accesso relativo ai dati personali contenuti all’interno di un dispositivo di geolocalizzazione installato sul camion dell’interessato, scoperto successivamente alla cessazione del rapporto di lavoro

La politica di OpenAI per la tutela dei minori su ChatGPT: funziona davvero?

Visto l’utilizzo dilagante di ChatGPT, è possibile trovare evidenza di tutele per i minori all’interno della piattaforma? Insomma: al di là del filtro dei contenuti (e quindi: degli output) esistono delle modalità di controllo degli input o della registrazione dell’utente per evitare che un soggetto al di sotto dei 14 anni, che è la soglia di età per l’espressione del consenso digitale del minore in Italia, ne faccia uso? Insomma, leggendo la Privacy Policy di OpenAI risulta che i minori di 13 anni non possono partecipare al servizio né possono essere raccolti i loro dati personali. 6. CHILDRENOur Service is not directed to

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