Carlo Denza : 19 Giugno 2025 15:20
La svolta di Riyadh cambia tutto
Red Hot Cyber, primo e principale riferimento italiano sulla cybersecurity, è stato tra gli ospiti al We Make Future 2025 di Bologna su esclusivo invito di Search On. In questo reportage, vi portiamo dentro i laboratori dell’avvenire della fiera che ha riunito 70.000 innovatori sotto lo slogan “One World, One Future”. Dalle startup più innovative alle riflessioni critiche sull’IA, fino agli highlights esclusivi. Nei prossimi giorni pubblicheremo analisi specialistiche settore per settore.
Immaginate 70.000 innovatori uniti da un solo obiettivo: plasmare l’avvenire digitale. “One World, One Future”. Dal 4 al 6 giugno, negli spazi di BolognaFiere, dietro questo slogan si nascondeva qualcosa di molto più grande di una semplice fiera tecnologica.
Scarica Gratuitamente Byte The Silence, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber
«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
Così si apre la prefazione del fumetto di Massimiliano Brolli, fondatore di Red Hot Cyber, un’opera che affronta con sensibilità e realismo uno dei temi più urgenti della nostra epoca.
Distribuito gratuitamente, questo fumetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare e informare. È uno strumento pensato per scuole, insegnanti, genitori e vittime, ma anche per chi, per qualsiasi ragione, si è ritrovato nel ruolo del bullo, affinché possa comprendere, riflettere e cambiare.
Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura.
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Dimenticatevi tutto quello che credete di sapere sulle fiere tecnologiche tradizionali. Chi si aspettava la solita esposizione tecnologica routinaria è rimasto piacevolmente spiazzato. Il WMF 2025 ha letteralmente demolito ogni schema precostituito, rivelandosi molto di più di una fiera: un’esperienza totalizzante che ha saputo mescolare magistralmente contenuti di altissimo livello con momenti di vera e propria ispirazione collettiva.
Il programma è stato davvero impressionante. I palchi specializzati non si sovrapponevano mai (miracolo dovuto ai cambiamenti logistici apportati quest’anno). Relatori internazionali sono arrivati da ogni parte del mondo. Gli eventi erano pensati e cuciti su misura per target specifici. Decine di delegazioni internazionali hanno trasformato Bologna nella “Silicon Valley” dell’innovazione per tre intensi giorni.
I numeri parlano chiaro: oltre 70.000 presenze registrate. Una partecipazione che ha dimostrato ancora una volta che l’innovazione può, e deve, essere un progetto collettivo.
Bologna si riconferma protagonista assoluta di quello che possiamo già chiamare il “Triangolo dell’Innovazione Digitale” italiano, accanto a Milano e Torino. Non è più il triangolo industriale dei nostri nonni, ma qualcosa di completamente diverso e rivoluzionario: dove non si forgiano acciai, ma algoritmi; non si bruciano idrocarburi, si processano big data; non si costruiscono fabbriche, ma startup.
Questo ecosistema opera un continuo merge tra alta tecnologia, economia della conoscenza e manifattura 4.0, generando opportunità impensabili fino a pochi anni fa. La lezione della storia ci parla da lontano: già Adam Smith, nella Ricchezza delle Nazioni, riconosceva che la divisione del lavoro e l’accumulo di conoscenze costituiscono la linfa vitale dell’innovazione. L’Università di Bologna (1088), la più antica d’occidente, ne è la prova vivente: un magnete per visionari, ieri come oggi.
Ecco la vera differenza rivoluzionaria del WMF 2025: in un momento storico dove le innovazioni tecnologiche corrono più veloci delle nostre riflessioni etiche, gli organizzatori hanno fatto una scelta precisa e controcorrente.
“Nonostante lo spirito dei tempi soffi forte, e in tutte le direzioni”, We Make Future ha scelto come suo dovere fondamentale quello di indicare chiaramente la strada su come usare la tecnologia: con consapevolezza, responsabilità e uno sguardo sempre rivolto agli altri.
Il messaggio emerso dalla sezione “The Business of Tomorrow” è stato cristallino: il successo aziendale dell’avvenire poggia su tre pilastri fondamentali:
La qualità straordinaria degli ospiti ha fatto la differenza. Il palco ha visto alternarsi figure come Federico Faggin, il genio italiano che ha inventato il microprocessore, e firme blasonate del giornalismo italiano come, Enrico Mentana e Corrado Formigli. La letteratura e la giustizia hanno trovato una voce potente in Carlo Lucarelli, maestro indiscusso del noir italiano.
Insieme a Luciano Baglioni hanno raccontato e sottolineato brillantemente come le moderne tecnologie avrebbero potuto fare la differenza in casi storici come quello della Banda della Uno Bianca.
In quel periodo drammatico – hanno spiegato magistralmente Lucarelli e Baglioni –“gli investigatori furono costretti a fare affidamento principalmente sul fattore umano senza il supporto degli strumenti tecnologici oggi disponibili”.
Tecnologie rivoluzionarie come Analisi Dati e AI, Videosorveglianza e Riconoscimento Facciale, Digital Forensics, avrebbero potuto accelerare significativamente l’identificazione dei responsabili, cambiando probabilmente la storia di quegli anni bui.
A completare il quadro, Nicola Gratteri ha messo in luce le nuove strategie del crimine organizzato, Mimmo Lucano ha collegato brillantemente innovazione e giustizia sociale e Sua Eminenza il Cardinale Matteo Maria Zuppi ha offerto una riflessione profonda sull’equilibrio tra progresso tecnico e valori umani.
Ma il WMF non è solo contenuto teorico: è business concreto. La finale della startup competition ha dimostrato quanto il panorama sia vivo e spietato, con Invigilo AI (Singapore) che ha conquistato il “biglietto d’oro” per San Francisco per competere per un milione di dollari e Electra Vehicles (Stati Uniti) che ha vinto il premio del pubblico, confermando la centralità della mobilità sostenibile.
E poi, il vero asso nella manica, quello che ha fatto tremare le fondamenta dell’ecosistema digitale globale. La sorpresa che ha lasciato tutti senza fiato è arrivata dal palco principale: la prima edizione saudita del We Make Future che si terrà a Riyadh dall’8 al 10 dicembre 2026!
Non una semplice espansione geografica ma una vera e propria dichiarazione di guerra al localismo tecnologico. Il WMF accelera decisamente la sua internazionalizzazione, puntando dritto al cuore di uno dei mercati più strategici e in rapida crescita del pianeta.
Con l’annuncio di Riyadh, We Make Future ha dimostrato di essere una piattaforma globale che collega culture, economie e visioni. L’atmosfera che si respira rievoca gli echi di un’epoca fondativa, proprio come nelle fiere tech anni Settanta dove, tra un mainframe e l’altro, si discuteva di sistemi come Unix.
È qui che, come una madeleine proustiana, ogni edizione del WMF mescola il sapore familiare di una community consolidata con l’innovazione radicale di sensazioni completamente nuove e inaspettate.
In tempi come questi, chi sa adattarsi per primo avrà un vantaggio competitivo notevole, e il WMF ha dimostrato di saper costruire attivamente l’avvenire portando la propria visione dall’Europa al Medio Oriente. Con l’edizione saudita, quel mondo è più grande, complesso e carico di prospettive che mai.
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