
Dopo una giornata complessa come quella di ieri, che ha visto il gruppo Ferrovie dello stato essere preso di mira dalla gang Hive Ransomware, oggi è un nuovo giorno e inizia con una nuova violazione, da parte di un’altra gang: Lockbit 2.0.
A rimanere vittima del famigerato gruppo di cyber criminali è stata la Confindustria di Caserta, i cui dati verranno pubblicati tra 5 giorni, precisamente il 29 di marzo alle 18:41 ora UTC, qualora non venga pagato il riscatto per riacquisirli.
Confindustria Caserta è l’Associazione volontaria di imprese indipendente, apartitica e senza fini di lucro, appartenente al Sistema Confindustria, la più grande organizzazione di rappresentanza di imprese in Italia che conta oltre 150mila imprese di tutte le dimensioni, per un totale di 5.439.370 addetti.
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Confindustria Caserta è l’interlocutore per conto degli Associati nei confronti di istituzioni, amministrazioni, organizzazioni economiche, politiche, sociali e culturali, e di altre componenti del Sistema Confederale.
L’Associazione orienta e supporta le imprese aderenti nei processi di evoluzione e agisce come fulcro di un insieme di relazioni e collaborazioni, finalizzato a realizzare, attraverso la condivisione di risorse, l’attivazione di sinergie per il raggiungimento di obiettivi e traguardi condivisi.
Si tratta solo di 10 file, almeno da quanto riportano i criminali all’interno del post, ma sappiamo bene quanto un documento word possa pregiudicare la stabilità di una azienda qualora venga pubblicato quello sbagliato.

RHC monitorerà la questione in modo da aggiornare il seguente articolo, qualora ci siano novità sostanziali. Nel caso ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni sulla vicenda, oppure la stessa azienda voglia fare una dichiarazione, possono accedere alla sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.
LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.
Si tratta del modello ransomware-as-a-service (RaaS) dove gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.
E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.
RHC monitorerà la questione in modo da aggiornare il seguente articolo, qualora ci siano novità sostanziali. Nel caso ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni sulla vicenda, possono accedere alla sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino è stato impossibile.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono:
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda. Oggi occorre cambiare mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.
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