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180 giornalisti spiati a loro insaputa da Pegasus. Il malware israeliano per governi autoritari.

Redazione RHC : 18 Luglio 2021 22:41

Parliamo spesso di azienda denominate PSOA (private sector offensive actors), ovvero aziende private che producono sistemi di spionaggio, che sfruttano vulnerabilità non documentate per poter spiare le persone.

Nello specifico, la sorveglianza di massa può essere perseguita utilizzando sistemi governativi come quelli visti nel Datagate di Edward Snowden (come xKeyScore, Prism, Tempora), oppure attraverso “sistemi privati di spionaggio”, che vengono rivenduti dagli PSOA ai governi stessi o ai facoltosi che possono spendere diversi milioni di euro per un sistema di questo genere.

Non è la prima volta che parliamo su queste pagine di Pegasus, parlammo anche di Karma (Altro prodotto di spionaggio della NSO Group) di FinFisher e spyware similari, prodotti da altri PSOA che hanno come obiettivo spiare terroristi, dissidenti, attivisti e politici, spesso senza un mandato e a loro insaputa.

Cos’è lo Spyware Pegasus

Pegasus è uno Spyware che utilizza preziose vulnerabilità ZeroDay Noclick per il sistema di messaggistica WhatsApp (oltre ad altri vettori di attacco), e viene sviluppato e commercializzato dalla israeliana NSO Group.

Per comprendere meglio il fenomeno della rivendita di vulnerabilità zeroday agli PSOA o enti governativi, vi rimandiamo ad un video sul nostro canale YouTube.

Pegasus consente, attraverso l’invio di una chiamata vocale WhatsApp (o altri exploit) di installarsi nello smartphone di molte versioni di sistemi operativi Android e iPhone, consentendo anche di aver accesso completo ai dati residenti nello smartphone stesso, oltre che ad avere il pieno controllo di telecamera e microfono.

Per il suo costo elevato (6 milioni di euro), lo spyware viene destinato ad agenzie governative, polizia, servizi segreti ed Intelligence, per colpire obbiettivi mirati. La NSO group, commercializza Pegasus senza alcuna forma di censura e molto spesso la NSO Group è stata in passato sulle prime pagine dei giornali, anche dopo la causa tentata da parte di Facebook, proprietaria del software di messaggistica WhatsApp.

Il software Pegasus, utilizza differenti vettori di attacco che sfruttano SMS, WhatsApp, iMessage e vulnerabilità zeroday, dove riesce ad accedere a tutti i dati del telefono, come messaggi, foto ed email, oltre che a registrare chiamate e attivare segretamente i microfoni degli smartphone.

La fuga di dati

La fuga di notizie contiene un elenco di oltre 50.000 numeri di telefono che, si ritiene, siano stati identificati come quelli di persone di interesse dai clienti di NSO dal 2016.

Almeno 180 giornalisti, 600 politici, 85 attivisti per i diritti umani e 65 imprenditori sono stati presi di mira dallo spyware Pegasus, secondo un’indagine di un consorzio di oltre 80 giornalisti di 17 media, tra cui l’unità investigativa di Radio France e Le Monde, coordinato da Forbidden Stories con il supporto del Security Lab di Amnesty International.

Occorre dire che la presenza di un numero di telefono in questa lista, non rivela se un dispositivo è stato infettato da Pegasus o se è stato oggetto di un tentativo di hacking. Tuttavia, il consorzio ritiene che i dati siano indicativi dei potenziali obiettivi, da parte dei clienti governativi di NSO prima di possibili tentativi di spionaggio.

Tuttavia, secondo l’inchiesta giornalistica, la realtà è molto diversa poiché questo software viene utilizzato anche per rubare informazioni a persone che non hanno commesso alcun reato. È il caso di diversi giornalisti francesi i cui telefoni cellulari sono stati infettati da Pegasus su richiesta delle autorità marocchine.

Sono preoccupati Edwy Plenel, giornalista, presidente e cofondatore di Medipart, Lénaïg Bredoux, giornalista all’interno di Medipart, Dominique Simonnot, ex editorialista legale del Canard Enchaîné che divenne controllore generale dei luoghi di privazione della libertà o Bruno Delport, direttore della radio TSF Jazz che guida azioni umanitarie in Marocco.

La NSO Group

Pegasus è commercializzato dalla società israeliana NSO Group, con sede a Herzliya, alla periferia di Tel Aviv, nonché in Bulgaria e Cipro. Impiega 750 persone, alcune delle quali provengono dall’Unità 8200, un’unità dell’esercito israeliano dedicata all’intelligence elettronica. Sul suo sito web, NSO Group si descrive come un’azienda che sviluppa tecnologie per aiutare le agenzie governative a “rilevare e prevenire il terrorismo e la criminalità”.

NSO ha sempre sostenuto che:

“non gestisce i sistemi che vende a clienti governativi e non ha accesso ai dati degli obiettivi dei suoi clienti”.

Questo è stato riportato anche durante la famosa causa che è stata avviata lo scorso anno da Facebook, proprietaria di WhatsApp, uno tra i vettori di attacco utilizzati dal malware.

Dichiarazioni della NSO Group

Nelle dichiarazioni rilasciate attraverso i suoi avvocati, NSO ha negato le “false affermazioni” fatte sulle attività dei suoi clienti, ma ha affermato che “continuerà a indagare su tutte le affermazioni credibili di abuso e adotterà le misure appropriate”.

Inoltre ha affermato che l’elenco non poteva essere un elenco di numeri “mirati dai governi che utilizzano Pegasus”, descrivendo la cifra di 50.000 come “esagerata”.

L’azienda vende i suoi software solo a forze armate, forze dell’ordine e agenzie di intelligence in 40 paesi nel mondo.

Inoltre, gli PSOA rendono fertile il mercato degli zeroday e quindi dei broker, in quanto le vulnerabilità non documentate a loro volta alimentano i software che vengono scritti da questo genere di aziende che poi a loro volta vengono vendute alle intelligence dei paesi.

Redazione
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