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Anche l’Agenzia delle Entrate emette un comunicato. LockBit a RHC: “E’ stato un affiliato”

Redazione RHC : 25 Luglio 2022 20:56

Come abbiamo riportato poco fa, dopo che la Sogei ha emesso il suo comunicato stampa in relazione all’attacco informatico di LockBit, anche l’Agenzia delle Entrate emette il suo.

Nel comunicato si legge quanto segue:

In riferimento alla notizia apparsa sui social e ripresa da alcuni organi di stampa circa il presunto furto di dati dal sistema informativo della fiscalità, l’Agenzia delle Entrate precisa di aver immediatamente chiesto un riscontro e dei chiarimenti a Sogei Spa, società pubblica interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che gestisce le infrastrutture tecnologiche dell’amministrazione finanziaria. 

Dagli accertamenti tecnici svolti, Sogei esclude che possa essersi verificato un attacco informatico al sito dell'Agenzia.

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    In sintesi anche l’Agenzia delle Entrate conferma che l’attacco informatico non c’è stato riportando di fatto un “link” alla comunicazione fatta dalla Sogei.

    A questo punto rimane il giallo di comprendere i dati di quale organizzazione risultino.

    Come detto in precedenza, avevamo chiesto a LockBit, se non ci fosse stato un errore. Ma dalla chat LockBit ha risposto che non riusciva a comprendere bene la domanda.

    A questo punto abbiamo riformulato la stessa riportando quanto segue:

    It seems that the Revenue Agency (you published a post on Agenziaentrate.gov.it), did not detect the compromise.
    
    In summary, they found no encryption or ransom note traces.
    
    Are you sure you have violated Agenziaentrate.gov.it?
    Can you please do a check if it is not another company?

    La risposta riportata da LockBit è la seguente: “è stato un affiliato”.

    Risposta di LockBit

    Occorre sapere che gli affiliati di una cybergang possono essere di differenti skill e capacità, anche se il movente è sempre lo stesso: estorcere quanto più denaro da una data organizzazione.

    Rimaniamo in attesa degli sviluppi e di ulteriori informazioni, ma incrociando i dati in nostro possesso, sembrerebbe uno scambio di organizzazione o comunque una azienda collegata all’agenzia, ma non l’agenzia stessa.

    A questo punto possiamo escludere che sia stato direttamente LockBit, ma un gruppo Affiliato all’operazione ransomware as a service (RaaS). Come abbiamo riportato nell’intervista di LockBit effettuata recentemente, al suo interno ci lavorano oltre 100 persone e molti gruppi affiliati.

    Il ransomware LockBit

    Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

    Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

    Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

    LockBit 2.0 è una cyber gang criminale che adotta il modello ransomware-as-a-service (RaaS), anche se la sua struttura presenta variazioni che la differenziano da un tipico modello di affiliazione.

    LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.

    Si tratta del modello ransomware-as-a-service (RaaS) dove gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.

    E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.

    LockBit è una cyber gang che restite da molto tempo nel mercato delle affiliazioni RaaS rinnovandosi costantemente. Ha iniziato le sue operazioni a settembre 2019 chiamandosi ABCD per poi cambiare il suo nome in Lockbit. Successivamente il marchio è stato rinominato in LockBit 2.0 apportando diverse novità e a giugno 2021, sono stati apportati dei cambiamenti introducendo la piattaforma Lockbit 3.0.

    LockBit 3.0 introduce diverse novità, come una piattaforma di bug-hunting relativa alle infrastrutture utilizzate dalla gang, l’acquisto di criptovaluta, una nuova sezione per gli affiliati e ulteriori modi per monetizzare che possono essere sintetizzate in:

    • Estensione del “countdown”: la vittima può pagare dei soldi per estendere il countdown per la pubblicazione dei dati;
    • Distruzione di tutte le informazioni: la vittima può pagare per distruggere tutte le informazioni esfiltrate dalla sua organizzazione;
    • Download dei dati in qualsiasi momento: la vittima può pagare per ottenere l’accesso al download esclusivo di tutti i dati esfiltrati dell’azienda.

    Ovviamente il costo per ogni tipologia di “servizio” è differente e si può pagare in Bitcoin o in Monero.

    Come proteggersi dal ransomware

    Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

    Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

    • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
    • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
    • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
    • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
    • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
    • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
    • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
    • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
    • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
    • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

    Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

    La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

    Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

    Redazione
    La redazione di Red Hot Cyber è composta da un insieme di persone fisiche e fonti anonime che collaborano attivamente fornendo informazioni in anteprima e news sulla sicurezza informatica e sull'informatica in generale.

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