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I dati del comune di Palermo sono online. Scopriamo cosa contengono

Redazione RHC : 12 Giugno 2022 00:28

Dopo il massiccio attacco informatico che ha colpito il Comune di Palermo effettuato dalla Cybergang Vice Society, da poche ore il sito del comune torna in funzione dopo ben 10 giorni.

Si era infatti ipotizzato già dal primo di giugno, giorno di quando si è appreso dell’incidente, che i disservizi sarebbero durati per giorni.

Ma prima del tempo previsto, probabilmente perché non si è raggiunto un compromesso tra il Comune di Palermo e Vice Society per il pagamento del riscatto, quest’ultimo pubblica prima dello scadere del “countdown” i dati e si parla di molti dati acquisiti dalle infrastrutture IT del Comune.

Immagine del data leak site di Vice Society

Si parla di una “prima parte” di dati pubblicati, infatti la gang riporta sulla sua pagina quanto segue:

“La prima parte delle informazioni gentilmente condivise con voi dai rappresentanti di questa società è stata pubblicata. Ce ne saranno altri domani.”

Appena clicchiamo su “view document”, all’interno del data leak site (DLS) di Vice Society, veniamo catapultati in una lista di directory che si mostrano in questo modo.

Ricordiamo a tutti, che queste informazioni sono online e raggiungibili da chiunque abbia installato il browser Tor che consente di accedere alle darknet e che l’accesso ai dati contenuti sul sito di Vice Society non richiede alcuna utenza o password.

Elenco dei file pubblicati da Vice Society

Ma paginando tra le directory troviamo moltissime documenti ed informazioni:

  • Carte di identità;
  • Passaporti;
  • Analisi cliniche del personale;
  • Grandi archivi di posta elettronica;
  • Numeri telefonici di probabili 1500 addetti al comune;
  • Nomi, email, qualifiche, inquadramenti degli addetti al comune;
  • Informazioni sui pagamenti e sugli estratti conto;
  • Trend degli stipendi degli addetti comunali;
  • Informazioni sui debiti fuori bilancio;
  • Informazioni sui contenziosi;
  • Informazioni sui bilanci;
  • Accrediti derivanti dalle multe e bollettini di pagamento dei conti correnti postali;
  • Sedute di conferenze;
  • Ordinanze;
  • Ordini di servizio recenti fino al 31 di Marzo 2022.

I dati sono veramente tanti e occorrerà sicuramente del tempo per comprenderli e analizzarli a fondo, ma sicuramente la fuoriuscita di queste informazioni consente di scattare una fotografia precisa del funzionamento interno del Comune di Palermo.

Molti sono i dati della gestione interna del comune, come molte sono le informazioni dei suoi dipendenti che sono trapelate online., anche se a quanto riporta Vice Society, si tratta di una parte in quanti altri dati verranno pubblicati oggi.

Ora è importante avvisare immediatamente le persone coinvolte in questa fuoriuscita di dati, cosa che da quanto era stato riportato in precedenza, si stava già anticipando nelle strutture del comune di Palermo per arrivare a questo momento già pronti.

Ora attendiamo un comunicato ufficiale da parte del Comune di Palermo sulla fuoriuscita dei dati che risultano ad oggi accessibili online da chiunque. Qualora il comune di Palermo volesse contattarci per fare una dichiarazione sull’accaduto, saremo ben lieti di pubblicarla sulle pagine del nostro blog.

Archivi di posta elettronica di dimensioni notevoli
Carte di identità
Passaporti
Numero di telefono degli addetti al comune

Qualifiche, email, nomi e cognomi dei vari uffici del comune
Analisi cliniche

RHC monitorerà la questione in modo da pubblicare ulteriori news sulla vicenda sul blog, qualora ci siano novità sostanziali. Nel caso ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni sulla vicenda, oppure la stessa azienda voglia fare una dichiarazione, possono accedere alla sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.

Cos’è il ransomware e come proteggersi

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:


Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Redazione
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