
Redazione RHC : 16 Novembre 2025 08:29
Un nuovo progetto di ricerca ha dimostrato che l’industria dei contenuti online, che ha offerto alle persone migliaia di nuovi modi per guadagnare denaro, sta anche sottoponendo a un notevole stress mentale chi la realizza.
Creatori di video, blogger, streamer e creatori di cortometraggi stanno affrontando sempre più crisi emotive e l’instabilità di questo lavoro rimane una delle principali fonti di stress.
Lo studio è stato condotto dall’iniziativa Creators 4 Mental Health in collaborazione con il gruppo di analisi Lupiani Insights and Strategies. Inizialmente sono state condotte interviste approfondite con 14 autori provenienti da Stati Uniti e Canada, per poi sottoporre a un sondaggio online oltre 540 persone. I risultati sono stati allarmanti: molti partecipanti hanno riportato un grave disagio psicologico e uno su dieci ha ammesso di aver avuto pensieri suicidi.
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I creatori di contenuti hanno indicato l’instabilità finanziaria come causa principale del burnout. La maggior parte ha affermato di essere stressata dall’imprevedibilità del proprio reddito. Attribuiscono questo problema alla dipendenza dagli algoritmi : un partecipante ha spiegato che a un certo punto la portata può diminuire dell’80% senza una ragione apparente, lasciando la persona a chiedersi cosa abbia sbagliato. Quando il reddito dipende direttamente dalle statistiche, qualsiasi calo delle visualizzazioni diventa un duro colpo emotivo.
Il monitoraggio ossessivo delle metriche non crea minore pressione. Il 65% degli intervistati ha ammesso di controllare costantemente le statistiche e ritiene che questa abitudine peggiori il proprio benessere. La stanchezza cronica è al terzo posto, con il 62% dei partecipanti che afferma di essersi spinto fino a uno stato che potrebbe essere descritto come burnout.
Tuttavia, solo una minoranza ha accesso al supporto psicologico. Nove intervistati su 10 hanno dichiarato di non riuscire a ottenere supporto professionale, anche se ne avessero bisogno. Per i creativi autonomi, la situazione è ancora più difficile: la mancanza di colleghi professionisti rende le esperienze più isolanti e le opportunità di condivisione sono praticamente inesistenti. Tra il 61% e il 66% dei partecipanti ha ammesso di non aver mai fatto parte di alcuna comunità professionale o di non aver mai partecipato a eventi per creativi.
Anche la fiducia nelle piattaforme su cui gli autori pubblicano i loro lavori è bassa. Un intervistato su cinque ha dichiarato di sentirsi sicuro del social network scelto. I continui cambiamenti degli algoritmi alimentano la paura per il futuro: gli autori non sanno mai come il prossimo aggiornamento influirà sui loro guadagni e sul loro pubblico.
In questo contesto, molti si stanno rivolgendo a strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Due terzi degli intervistati utilizzano già l’IA e la trovano utile. Tuttavia, gli atteggiamenti verso le nuove tecnologie sono contrastanti: i partecipanti le considerano utili, ma temono anche potenziali problemi di copyright, accuratezza della rappresentazione e correttezza algoritmica. Queste preoccupazioni erano particolarmente comuni tra coloro che avevano già incontrato gravi difficoltà emotive.
I ricercatori sottolineano che il settore, che ha ispirato milioni di persone per dieci anni, è diventato una fonte di gravi rischi per chi vi lavora quotidianamente. E senza strumenti di supporto, community e regole chiare per la piattaforma, la situazione non potrà che peggiorare.
Redazione
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