
Redazione RHC : 21 Maggio 2022 18:24
La famigerata banda ransomware Lockbit 2.0, colpisce un’altra organizzazione italiana. Oggi è il turno dell’italiana Venegoni, che si trova a combattere con il ransomware.
Lockbit ha in mano alcuni file esfiltrati dalle infrastrutture IT dell’azienda che verranno pubblicati, come da “countdown”, tra circa 2 giorni, un tempo standard che la gang imposta prima di rilasciare i dati trafugati nel darkweb.
Questo, come sanno i lettori di RHC, generalmente avviene quando l’azienda è reticente a pagare una forma di riscatto,. In questo modo, minacciando la pubblicazione dei dati in loro possesso, aumenta la pressione verso l’organizzazione violata, sperando che il pagamento avvenga più velocemente.
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La data di pubblicazione è il 23 di Maggio alle 23:27 ora UTC.

Il Salumificio Venegoni prende origine dalla “Trattoria dei cacciatori, con stallazzo, 2 camere con vista sul Naviglio Grande e produzione di insaccati locali”, gestita da Antonio Venegoni dal 1880 al 1914, come da guida Ufficiale del Touring Club Italiano del 1912.
Dal sito si legge quanto segue:
“Volendo ripercorrere la storia e il perché di una produzione salumiera in Boffalora Ticino dobbiamo risalire quindi a Antonio Venegoni (1858-1934), uomo di origine contadina, che gestiva la sopracitata Trattoria (1880 – 1914) con annessa produzione di salumi tipici per la delizia di abituali od occasionali forestieri di passaggio con ricovero assistito anche per i loro cavalli. Dopo il Capostipite Antonio Venegoni (qui ritratto col nutrito nucleo familiare nel 1910 c.a.), ristoratore e produttore di salumi tipici, è toccato ai due figli Attilio (“il marinaretto” tra le braccia del papà) e Antonio Angelo (in grembo alla mamma) proseguire e implementare una produzione di salumi tradizionali secondo i criteri di un vero e proprio laboratorio artigianale.”
RHC monitorerà la questione in modo da aggiornare il seguente articolo, qualora ci siano novità sostanziali.
Nel caso in cui l’azienda volesse effettuare una dichiarazione, saremo lieti di pubblicarla all’interno di questa pagina, magari avendo informazioni di cosa si sta facendo per rispondere all’attacco informatico.
Potete contattarci tramite la sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.
Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
LockBit 2.0 è una cyber gang criminale che adotta il modello ransomware-as-a-service (RaaS), anche se la sua struttura presenta variazioni che la differenziano da un tipico modello di affiliazione.
LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.
Si tratta del modello ransomware-as-a-service (RaaS) dove gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.
E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.
Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.
Redazione
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