Redazione RHC : 14 Agosto 2021 20:56
La natura anonima del mondo cibernetico, significa che spesso è difficile sapere esattamente chi sta effettuando un attacco informatico, infatti, spesso su queste pagine abbiamo parlato della difficoltà di attribuzione.
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
Così si apre la prefazione del fumetto di Massimiliano Brolli, fondatore di Red Hot Cyber, un’opera che affronta con sensibilità e realismo uno dei temi più urgenti della nostra epoca.
Distribuito gratuitamente, questo fumetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare e informare. È uno strumento pensato per scuole, insegnanti, genitori e vittime, ma anche per chi, per qualsiasi ragione, si è ritrovato nel ruolo del bullo, affinché possa comprendere, riflettere e cambiare.
Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura.
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Tuttavia, negli ultimi anni è stato osservato dagli esperti di sicurezza informatica, un modello innegabile e chiaro, che punta in una direzione distinta.
Infatti, la comunità dell’intelligence e della ricerca ritiene che gli attacchi provengono da paesi dell’ex blocco sovietico, ovvero Russia, Ucraina e altri paesi, ed inoltre ci sono molteplici indicazioni che dimostrano questo punto, che possono essere sintetizzati in:
Anche il coinvolgimento segreto e le operazioni clandestine rivolte agli operatori e agli affiliati ransomware stanno fornendo informazioni straordinarie, che piano piano fanno emergere che la Russia di fatto protegge la criminalità informatica, anche se dal recente vertice tra Biden e Putin questi equilibri potrebbero essere cambiati.
Ricordiamoci che nel 2019, due individui russi sono stati incriminati dalle autorità statunitensi e britanniche, accusati di gestire la banda di ransomware Evil Corp, ma entrambi sono rimasti liberi in Russia.
Nella sua conferenza stampa, il presidente Putin ha detto ai giornalisti che la Russia affronta regolarmente attacchi di ransomware e ha citato l’esempio di un servizio sanitario russo colpito dai black hacker, che secondo lui questo attacco è stato effettuato da gruppi statunitensi.
Dmitry Smiyanets (ex hacker russo e ora esperto di sicurezza informatica), afferma di ritenere improbabile che questo incidente sia stato un ransomware o che la notizia di qualsiasi interruzione sia divenuta pubblica.
Ritornando al titolo dell’articolo, il motivo per cui ci sono così pochi attacchi ransomware alla Russia e agli ex stati sovietici è spesso attribuito alla tanto discussa “unica regola” dell’hacking russo, ovvero:
puoi inseguire chiunque purché non si trovi su un terreno amico.
Non c’è dubbio che le bande di ransomware operano in molti altri paesi. Le cyber gang in Corea del Nord, ad esempio, sono state responsabili del più grave attacco ransomware della storia che ha colpito centinaia di ospedali nel Regno Unito nel 2017, ricordiamoci appunto di Wanna Cry.
Lo stesso giorno del vertice di Ginevra, sei sospetti criminali sono stati arrestati in Ucraina per presunti collegamenti al gruppo di ransomware Cl0p, che sono stati accusati di essere coinvolti in attacchi contro organizzazioni negli Stati Uniti e in Corea del Sud.
Un altro sospetto hacker è stato arrestato in Canada a gennaio per il suo presunto coinvolgimento con un altro gruppo di ransomware chiamato Netwalker.
Tuttavia, si ritiene che nessuno di questi recenti arresti abbia seriamente danneggiato le principali imprese criminali di queste reti di hacking ransomware ben finanziate, organizzate e altamente redditizie.
La maggior parte degli esperti concorda che l’epicentro di questa industria criminale distruttiva (la quale sta attualmente dilagando nel mondo) proviene dalla Russia e dai suoi ex vicini sovietici.
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