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Attacco informatico all’italiana Lawer SpA rivendicato da Play ransomware. 6gg alla pubblicazione dei dati

Chiara Nardini : 7 Luglio 2023 12:17

La banda di criminali informatici di Play ransomware, rivendica oggi un attacco ransomware ad una organizzazione italiana, la Lawer SpA.

Ancora non sappiamo se tali dati risultano di proprietà dell’azienda, anche perché non è ancora presente all’interno del loro sito nessun comunicato stampa relativamente all’accaduto.

Play avvia il consueto “countdown” fissato a 6gg, data della pubblicazione dei dati esfiltrati dalle infrastrutture IT dell’azienda nelle underground.

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Play riporta nel suo annuncio, che i dati sottratti dall’azienda sono “Dati confidenziali privati e personali, dati dei clienti e documenti dei dipendenti, passaporti, contratti, dati finanziari e così via”.

Ricordiamo sempre che la pubblicazione di un avviso sul data leak site (DLS), consente alle gang ransomware di aumentare la pressione nei confronti delle organizzazioni violate per costringerle a pagare il riscatto, pena la pubblicazione delle informazioni sottratte dalle loro infrastrutture IT.

Al momento non conosciamo l’ammontare della richiesta economica di riscatto, ma tali richieste risultano sempre commisurate alle revenue e alla quantità/tipologia dei dati acquisiti dalla cyber gang.

Lawar SpA è “una realtà solida e italiana, un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, dal 1970 specializzata in sistemi di dosaggio industriale. Una tecnologia d’avanguardia nella dosatura automatica di prodotti in polvere e liquidi (pigmenti, additivi, chimici, ingredienti vari), sistemi di pesatura singola o multipla, impianti per la preparazione di mescole, cariche, color masterbatch, sistemi di movimentazione e confezionamento”, viene riportato sul sito dell’azienda.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali.

Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Scopriamo cos’è il ransomware Play

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

LockBit è una cyber gang criminale che adotta il modello ransomware-as-a-service (RaaS), anche se la sua struttura presenta variazioni che la differenziano da un tipico modello di affiliazione.

Play ransomware (noto anche come PlayCrypt) è una  operazione ransomware lanciata nel giugno 2022. L’operazione ha accumulato un flusso costante di vittime in tutto il mondo. Play ha recentemente fatto notizia per aver attaccato la magistratura argentina di Cordoba e la catena alberghiera tedesca “H-Hotels”.

Gli attacchi di Play si concentrano sulle organizzazioni della regione dell’America Latina, il Brasile è stato da sempre il loro obiettivo principale, anche se sono stati osservati attacchi in India, Ungheria, Spagna e Paesi Bassi.

Play è noto per le sue tattiche di “caccia grossa”, come l’utilizzo di Cobalt Strike per il post-compromesso e SystemBC RAT per la persistenza.

Il gruppo ha sfruttato anche exploit di largo consumo come ad esempio ProxyNotShell in Microsoft Exchange. Il gruppo ha anche tattiche e tecniche simili ai gruppi di ransomware Hive (chiuso ad inizio del 2023) e di Nokoyawa, portando i ricercatori a credere che Play sia gestito dalle stesse persone.

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Chiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.