Massimiliano Brolli : 28 Agosto 2020 12:47
Jargon File versione 4.4.7
Oggi vorrei parlarvi di un documento informatico molto vecchio, contenente un pezzo della cultura hacker ed informatica di tutti i tempi, di cui molti informatici non ne conoscono neppure la sua esistenza.
Si tratta di una raccolta di termini di cultura tecnica, alcuni di questi risalenti pensate agli anni 50, alcuni coniati presso il Tech Model Railroad Club del MIT, e poi aggiornati nei vari anni ed arrivati fino a noi oggi.
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Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura.
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Questi sono solo alcuni dei termini presenti all’interno del jargon file, termini divenuti di gergo comune che noi tutti conosciamo. Il Jargon file, è di fatto una reliquia culturale vivente che ha codificato non solo il testo e le espressioni, ma lo spirito della cultura del programmatore e dell’hacker, catturandone l’umorismo, l’etica e la stravagante visione del mondo.
Pensate che nella sua lunga storia, è diventato persino oggetto di polemiche su molti fronti, dagli allarmati professori delle scuole americane fino alle massicce richieste verso il manutentore di dimettersi per cattiva condotta.
Ma andiamo con ordine.
Raphael Finkel
Era l’estate del 1976 quando Raphael Finkel, laureando presso la Stanford University, rimanda la stesura della sua tesi. Decide di fare un’istantanea del vocabolario del laboratorio di intelligenza artificiale e crea una divertente raccolta di termini all’interno di un file chiamato “AIWORD.DOC” e quindi sollecita i membri del SAIL (Il laboratorio di intelligenza artificiale di Staford), a fornire suggerimenti, osservazioni e spiegazioni.
Ben presto, Mark Crispin, un programmatore di sistemi presso il SAIL vide un avviso che riportava al file, lo scarica e ne inviò una copia via FTP al laboratorio di intelligenza artificiale del MIT. Facendo la duplicazione rinominò il file in “SAIL JARGON”, poiché ha stabilito che il contenuto era di più ampio spttro rispetto all’intelligenza artificiale e che era un lessico generico per la cultura dei programmatori a Stanford.
Infatti poco a poco si unirono alla redazione del primo jargon file, il laboratorio di intelligenza artificiale dell’MIT, la BBN Technology, società in quel periodo importantissima, fondata nel 1948 da due professori dell’MIT che prese parte all’implementazione di ARPANET, oltre che alla Carnegie Mellon University e Worcester Polytechnic Institute .
I termini più antichi del Jargon File, si narra che abbiano avuto origine alla fine degli anni ’50 o all’inizio degli anni ’60 presso il Tech Model Railroad Club del MIT, quel mitico club dove è nata la cultura hacker del quale abbiano parlato tanto nei precedenti video.
Richard Stallman
Richard Stallman, figura mitologica e fondatore del progetto GNU e della Free Software Foundation, fu uno tra i membri più attivi del jargon file e ha contribuito in modo prolifico al crescente elenco di acronimi, termini e barzellette e quindi al lessico e alla saggezza dei programmatori e degli hacker di quello storico periodo.
Verso la metà degli anni ’80, il contenuto del File risultava abbastanza datato, ma la leggenda che era cresciuta attorno ad esso non si estinse del tutto, infatti venne pubblicato in formato tascabile nel 1983 con il titolo “the hacker’s dictionary” a cura di Guy Steele e moltissime copie software vennero distribuite tramite la rete ARPANET.
Guy Steele
Il file infatti circolava anche in culture molto lontane dal mondo accademico dell’MIT; il contenuto ha esercitato una forte e continua influenza nel gergo e sull’umorismo degli hacker.
Nel frattempo i microcomputer erano alle porte e tutte queste nuove tecnologie hanno alimentato una grandissima espansione del dominio hacker, dove alcuni punti del jargon file vennero visti come una sorta di “opera sacra”, nella cultura hacker, come tutti gli “hacker Koan”, ovvero degl indovinelli di didattica zen, piccole storie di informatica, che portano sempre ad una “illuminazione” e a degli spunti importanti di “riflessione”.
Ve ne riporto una bellissima dal titolo “Tom Knight e la Lisp Machine”.
Un principiante stava cercando di riparare una macchina Lisp rotta spegnendo e riaccendendo l’alimentazione. Knight, vedendo quello che stava facendo lo studente, parlò severamente: “Non puoi riparare una macchina semplicemente accendendola e spegnendola senza capire cosa sta andando storto”.Knight spense e riaccese la macchina e la macchina funzionò.
Eric Steven Raymond
Nel 1978, lo sviluppatore e autore di software Eric S. Raymond, oltre che controverso evangelista del software open source e autore del famoso libro, la cattedrale e il bazar, compilò e pubblicò una versione stampata del Jargon File dal nome “The New Hacker’s Dictionary”.
Eric Raymond mantenne il nuovo file con l’assistenza di Guy Steele e fu anche l’editore accreditato della versione stampata, pubblicato da MIT Press nel 1991. Alcune delle modifiche apportate sotto la sua sorveglianza furono controverse; I primi critici accusarono Raymond di aver cambiato ingiustamente il focus del file sulla cultura hacker di Unix invece che sulle culture hacker più vecchie da cui aveva avuto origine il Jargon File.
Raymond disse che la natura dell’hacking era cambiata e il Jargon File doveva riferirsi alla cultura hacker e non tentare di sancirla. Dopo la seconda edizione, Raymond venne accusato di aggiungere termini che riflettevano la sua politica e il suo vocabolario, insomma, lui e la comunità non andarono molto d’accordo.
La terza edizione venne pubblicata nel 1996 e poi altre versioni successive fino ad arrivare ai piccoli aggiornamenti del 2016, inserendo delle locuzioni sul gergo di internet generale.
Il jargon file contiene anche altri succulenti termini come “rubber duck debugging” ovvero scoprire da soli la fonte del problema leggendo il codice ad alta voce, oppure “waving a dead chicken”, ovvero sventolare una papera morta, che vuol dire fare un’azione inutile per far capire ad una terza persona che hai davvero provato di tutto per superare un problema, fino ad arrivare a “One banana problem”, ovvero un problema così semplice da essere risolto da una scimmia con un compenso di una banana.
Insomma il jargon file oggi è una miniera di storia e di usanze e termini della cultura Hacker dove a parte le tante parole conosciute troviamo raffinate collezioni del famoso umorismo fatalista hacker, altamente saporito, che colpisce sempre nel segno, giovani, vecchi e bambini.
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