
Il team di sicurezza di Google Project Zero ha aggiornato le sue linee guida sulla divulgazione responsabile delle vulnerabilità per aggiungere un margine di ulteriori 30 giorni (rispetto agli attuali 90 giorni) su alcuni bug di sicurezza, in modo che gli utenti finali abbiano abbastanza tempo per applicare patch al software e impedire agli aggressori di armare i bug.
La politica del 2020 incentivavano i seguenti punti:
Ma tutto questo probabilmente non è bastato a consentire ai vendor di prodotto nel procedere celermente.
Infatti, i cambiamenti odierni sono di particolare importanza perché gran parte della comunità della sicurezza informatica ha adottato le regole di Project Zero come metodologia non ufficiale per divulgare un bug di sicurezza ai fornitori di software e quindi al pubblico in generale.
Prima di oggi, i ricercatori di Google Project Zero avevano concesso ai fornitori di software 90 giorni per correggere un bug di sicurezza.
Quando il bug veniva corretto, o alla fine del periodo di 90 giorni, i ricercatori di Google avrebbero pubblicato i dettagli del bug online.
Il ragionamento alla base della finestra di tempo extra è quello di consentire agli utenti dei prodotti interessati il tempo di aggiornare il proprio software, un’operazione che di solito può richiedere giorni o settimane in alcune reti aziendali complesse.
“L’obiettivo del nostro aggiornamento della politica 2021 è rendere la tempistica di adozione della patch una parte esplicita della nostra politica di divulgazione delle vulnerabilità. I fornitori avranno ora 90 giorni per lo sviluppo della patch e altri 30 giorni per l’adozione della patch”.
Di seguito l’elenco completo delle modifiche delle policy 2021:

Tim Willis, ad oggi riveste la carica di leader del team di Project Zero, e ha affermato che le aziende si sono lamentate in passato della mancanza di un cuscino per l’applicazione delle patch da parte degli utenti.
I dettagli sui bug precedenti pubblicati dai ricercatori di Project Zero includevano solitamente spiegazioni tecniche approfondite di come funzionavano le vulnerabilità e spesso includevano anche codice proof-of-concept (PoC).
Il codice di exploit PoC, spesso fornisce informazioni di base per la creazione di exploit più avanzati.
Ironia della sorte, mentre Project Zero non forniva i cuscinetti corretti per altre società, il team di Chrome invece li stava utilizzando in modo da non pubblicare dettagli sulle correzioni di sicurezza proprio per lo stesso motivo: per impedire agli aggressori di utilizzare il codice come arma su bug non corretti di Chrome e quindi attaccare gli utenti che avevano ancora per il proprio browser non aggiornato.
In precedenza, Project Zero concedeva alle aziende ulteriori sette giorni di calendario per correggere qualsiasi vulnerabilità sfruttata attivamente (zero-day) prima che pubblicassero i dettagli sul bug online.
Fonte
https://googleprojectzero.blogspot.com/2021/04/policy-and-disclosure-2021-edition.html
Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.


La sicurezza informatica è un tema che non scherza, specialmente quando si parla di vulnerabilità che possono compromettere l’intero sistema. Ebbene, Hewlett Packard Enterprise (HPE) ha appena lan...

La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) ha diramato un’allerta critica includendo tre nuove vulnerabilità nel suo catalogo delle minacce informatiche sfruttate (KEV), evidenziand...

Quando si parla di sicurezza informatica, è normale pensare a un gioco costante tra chi attacca e chi difende. E in questo gioco, le vulnerabilità zero-day sono il jackpot per gli hacker criminali. ...

L’Open Source Intelligence (OSINT) è emersa, negli ultimi anni, come una delle discipline più affascinanti, ma anche più insidiose, nel panorama dell’informazione e della sicurezza. La sua esse...

La psicologia delle password parte proprio da qui: cercare di capire le persone prima dei sistemi. Benvenuti in “La mente dietro le password”, la rubrica che guarda alla cybersecurityda un’angol...