
Alexandro Irace : 8 Dicembre 2025 08:59
Viviamo in un’era caratterizzata da una trasparenza quasi obbligatoria, un’epoca in cui ogni singola azione digitale che compiamo, sia essa un semplice tocco sullo schermo, una ricerca effettuata online o qualsiasi forma di interazione, lascia dietro di sé una traccia digitale indelebile.
Questa traccia non è semplicemente un insieme disorganizzato di dati, ma rappresenta, in modo molto più profondo, l’impronta autentica del nostro comportamento, inclusi quegli atti che rientrano nella sfera criminale.
Per le Forze dell’Ordine e per gli investigatori moderni, l’Open Source Intelligence (OSINT) si è affermata come lo strumento più efficace e affilato, indispensabile per trasformare questo vasto e apparentemente caotico rumore digitale in prove concrete e inconfutabili, capaci di sostenere un’accusa e di reggere il confronto in un’aula di Tribunale.
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Nel contesto di un’indagine approfondita, l’applicazione dell’OSINT va ben oltre la semplice esecuzione di una ricerca basilare su un motore di ricerca come Google. Si tratta, invece, di un insieme di tecniche altamente sofisticate, progettate per “smontare” e analizzare in profondità l’identità digitale di un individuo sospettato, esaminando attentamente quattro strati fondamentali che compongono la struttura della Rete:
È di fondamentale importanza che ogni singolo pezzo di informazione raccolto sia corroborato, ovvero verificato e confermato attraverso l’incrocio di almeno due fonti indipendenti e affidabili. È proprio attraverso questo meticoloso processo di verifica incrociata che un semplice post pubblicato online può trasformarsi in una prova solida e ammissibile in un contesto legale.
L’investigatore specializzato in OSINT non procede in modo casuale o disorganizzato, ma segue un protocollo rigoroso e ben definito. Questo protocollo è essenziale per trasformare le tracce digitali, spesso frammentarie e disperse, in un fascicolo processuale coerente e robusto, pronto per essere presentato in Tribunale.
Il punto di partenza di ogni indagine è un indizio, anche minimo, che può essere un indirizzo email, un nickname utilizzato nel Darknet, o un numero di telefono. L’obiettivo primario in questa fase è costruire un profilo completo e dettagliato del sospettato, procedendo a ritroso dalle informazioni disponibili per ricostruire la sua identità e le sue attività.
Il vero elemento che cambia le regole del gioco, il “game changer”, è la tecnica del pivoting. Questa consiste nell’utilizzare un’informazione che, a prima vista, potrebbe sembrare insignificante o di scarso valore, per sbloccare e rivelare un’informazione decisiva e cruciale per l’indagine. Ad esempio, un nickname che viene utilizzato su un forum dedicato al cybercrime potrebbe essere rintracciato anche su un vecchio profilo di videogiochi.
Da questo profilo, si potrebbe risalire al nome anagrafico dell’individuo. Una volta ottenuto il nome, è possibile consultare i registri societari per identificare eventuali partecipazioni in aziende o i registri immobiliari per scoprire proprietà. Il risultato di questo processo è straordinario: si passa da un anonimato quasi totale a un’identità verificata e a un patrimonio che può essere aggredito legalmente, fornendo basi solide per ulteriori azioni.
Una volta raccolti e verificati, i dati vengono inseriti in strumenti avanzati di analisi grafica. Questi strumenti permettono di creare una mappa visuale complessa e interattiva, in cui il sospettato è rappresentato come un nodo centrale.
Questo nodo è poi collegato ad altri nodi, che possono rappresentare complici, indirizzi fisici, wallet di criptovalute, numeri di telefono e altre entità rilevanti. È in questa fase che le reti criminali, spesso nascoste e complesse, emergono dal caos delle informazioni, diventando visibili e comprensibili. L’analisi delle connessioni rende evidenti le gerarchie interne alle organizzazioni criminali, i flussi di denaro e le relazioni tra i vari attori, fornendo una visione chiara della struttura e del funzionamento del gruppo.
L’efficacia complessiva dell’OSINT è misurata in base alla sua capacità di produrre prove che siano non solo pertinenti, ma anche ammissibili in un Tribunale. Questo aspetto solleva la sfida più delicata e complessa: garantire la Legalità dell’Acquisizione delle informazioni.
L’investigatore, nel corso delle sue operazioni, deve costantemente bilanciare la necessità di raccogliere prove con il rispetto della privacy degli individui e l’osservanza delle leggi vigenti. Sebbene l’informazione sia pubblica e accessibile, la modalità con cui viene raccolta, analizzata e utilizzata deve sempre essere conforme ai principi legali e etici. Questo equilibrio è fondamentale per assicurare che le prove ottenute tramite OSINT non vengano invalidate in sede giudiziaria a causa di violazioni procedurali o di diritti individuali. La legalità dell’acquisizione non è solo una questione formale, ma un pilastro che garantisce la validità e l’integrità dell’intero processo investigativo e giudiziario.
Alexandro Irace
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