
Francesco Demarcus : 16 Dicembre 2025 06:55
Con l’espansione dell’Internet of Things (IoT), il numero di dispositivi connessi alle reti wireless è in continua crescita, sia nelle case che nelle aziende . Questo scenario rende la sicurezza delle reti wireless una priorità assoluta, poiché tali dispositivi rappresentano un bersaglio ideale per attacchi informatici .
Nei precedenti capitoli di questa rubrica abbiamo esplorato il lato offensivo della sicurezza Wi-Fi . Abbiamo visto quanto sia disarmante la semplicità con cui un attaccante, armato di strumenti open-source come Airodump-ng e Wireshark, possa mappare una rete, intercettare handshake crittografici e manipolare il traffico tramite attacchi Man-in-the-Middle .
Tuttavia, comprendere l’attacco è solo la metà dell’opera. La vera sfida per i CISO, i Network Administrator e i professionisti IT è costruire un’infrastruttura capace di resistere a queste intrusioni . Non stiamo parlando di una “soluzione magica” o di un singolo dispositivo hardware da installare nel rack, ma di un cambiamento radicale di mentalità . Dobbiamo abbandonare il concetto di “sicurezza perimetrale” (il classico muro che separa il “dentro” sicuro dal “fuori” insicuro) per abbracciare modelli più evoluti come la Defense-in-Depth (difesa in profondità) e le architetture Zero Trust . In questo approfondimento, analizzeremo come segmentazione, crittografia avanzata e intelligenza artificiale convergono per creare le moderne reti autodifensive .
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Se immaginiamo la nostra rete come un sottomarino, la segmentazione è l’equivalente dei compartimenti stagni. Se uno scafo viene perforato (un dispositivo viene compromesso), l’acqua (l’attaccante) deve rimanere confinata in quella sezione, senza poter affondare l’intera nave . Nel contesto Wi-Fi, la tecnica regina per implementare questa logica è l’uso delle VLAN (Virtual Local Area Network) .
In molte implementazioni domestiche o di piccole imprese, la rete è “piatta” (Flat Network) . Questo significa che tutti i dispositivi – dal server con i dati finanziari, al laptop del CEO, fino alla lampadina smart da 10 euro – condividono lo stesso dominio di broadcast . Ricordate l’uso di netdiscover o nmap che abbiamo analizzato nell’articolo precedente? https://www.redhotcyber.com/post/anatomia-di-una-violazione-wi-fi-dalla-pre-connessione-alla-difesa-attiva/ In una rete piatta, una volta che l’attaccante ha violato la password Wi-Fi (o ha trovato una porta Ethernet libera), ha visibilità immediata su ogni host . Può lanciare attacchi ARP Spoofing contro chiunque .
La segmentazione permette di suddividere l’infrastruttura in sezioni logiche isolate, riducendo drasticamente la superficie di attacco . Una configurazione professionale standard prevede almeno tre macro-segmenti:

L’immagine sopra illustra come un gateway centrale gestisca il traffico tra VLAN diverse applicando regole di firewalling rigorose: il traffico dalla VLAN IoT verso la VLAN Corporate deve essere bloccato di default .
La segmentazione, per quanto potente, non è sufficiente da sola . Un attaccante determinato potrebbe trovare modi per saltare da una VLAN all’altra (VLAN Hopping) se gli switch non sono configurati correttamente . Qui entra in gioco la strategia di Difesa Multilivello (Defense-in-Depth) .
Questo approccio si basa sulla ridondanza dei controlli di sicurezza. Se una barriera fallisce, ne subentra un’altra immediatamente successiva . Possiamo visualizzare questa strategia come una serie di strati concentrici:
La forza della difesa multilivello sta nella sua resilienza . Mentre un firewall tradizionale opera con regole statiche (“Blocca porta 80”), un sistema integrato multilivello sfrutta l’Intelligenza Artificiale per correlare eventi apparentemente slegati tra i vari strati, reagendo in modo dinamico .
Se la segmentazione protegge l’interno della rete, la crittografia è il guardiano del cancello .
La maggior parte delle reti wireless utilizza protocolli di crittografia come WEP, WPA e WPA2, con WPA e WPA2 che dominano per la loro robustezza .
Tuttavia, con l’avanzamento tecnologico, anche questi protocolli potrebbero essere vulnerabili . La debolezza principale del WPA2-Personal (quello con la password condivisa) risiede nel “4-Way Handshake” . Come abbiamo dimostrato nell’articolo sugli attacchi, un hacker può catturare questo handshake e tentare di indovinare la password nel proprio laboratorio, testando milioni di combinazioni al secondo senza che la rete bersaglio se ne accorga .
Oggi, WPA3 (standardizzato dalla Wi-Fi Alliance ”https://www.wi-fi.org/”)rappresenta la scelta obbligata per qualsiasi nuova implementazione . Risolve il problema alla radice introducendo il protocollo SAE (Simultaneous Authentication of Equals), basato sul metodo di scambio chiavi “Dragonfly” .
I vantaggi tecnici del SAE:
| Caratteristica | WPA2 (Legacy) | WPA3 (Standard Moderno) |
| Protezione Handshake | Vulnerabile (Cracking Offline) | Sicura (SAE/Dragonfly) |
| Protezione Reti Aperte | Assente (Dati in chiaro) | OWE (Opportunistic Wireless Encryption) |
| Complessità Password | Dipende dall’utente | La sicurezza non dipende dalla complessità |
| Gestione IoT | WPS (Insicuro) | Easy Connect (QR Code) |
| (Dati tabella da source: 86) |
Nonostante la superiorità tecnica, l’adozione di WPA3 affronta ostacoli:
Il panorama della sicurezza sta cambiando a causa di due fattori rivoluzionari.
L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e del machine learning (ML) sta trasformando il panorama della sicurezza informatica, sia per i difensori che per gli attaccanti .
Sebbene i computer quantistici siano ancora in una fase di sviluppo iniziale, il loro potenziale è significativo .
È quindi fondamentale sviluppare protocolli di crittografia post-quantistici . L’obiettivo è garantire che i dati rimangano sicuri anche contro attacchi basati su capacità computazionali avanzate . La ricerca è in corso, ma questi protocolli non sono ancora ampiamente implementati .
Anche la crittografia più robusta fallisce se la chiave d’accesso viene rubata tramite phishing o social engineering . Per questo motivo, la gestione dell’identità (Identity Management) è diventata una componente critica .
L’autenticazione a più fattori (MFA) non è più un optional . Nelle reti aziendali (WPA-Enterprise), l’accesso non dovrebbe mai basarsi solo su username e password . È necessario integrare un secondo fattore:
Qui entra in gioco l’Intelligenza Artificiale, trasformando la gestione accessi da statica a dinamica . I moderni sistemi di UEBA (User and Entity Behavior Analytics) creano un profilo base per ogni utente e dispositivo . Esempio pratico: Il sistema sa che l’utente “Mario Rossi” si collega solitamente tra le 08:00 e le 19:00, dall’ufficio di Roma, utilizzando un laptop Dell e scambiando circa 500MB di dati . Se improvvisamente le credenziali di Mario vengono usate alle 03:00 di notte, da un indirizzo IP associato alla Russia, per scaricare 10GB di dati, il sistema riconosce l’anomalia comportamentale . In una rete autodifensiva, l’AI reagisce istantaneamente: non si limita a loggare l’evento, ma blocca la sessione o mette il dispositivo in quarantena (VLAN limitata) richiedendo una ri-autenticazione forte .
Implementare crittografia avanzata, ispezione profonda dei pacchetti e analisi AI in tempo reale richiede risorse. Questo ci porta a un nodo cruciale: l’hardware. I router consumer o di fascia bassa (SOHO) hanno CPU e RAM limitate. Chiedere a questi dispositivi di decifrare traffico WPA3 ad alta velocità e analizzarlo con algoritmi di Machine Learning porterebbe al collasso della rete (collo di bottiglia).
La risposta dell’industria è l’adozione di architetture ibride Edge-Cloud.

Tuttavia, questo modello introduce la sfida della latenza. Ogni “salto” verso il cloud introduce millisecondi di ritardo. La progettazione della rete deve quindi bilanciare accuratamente cosa viene elaborato localmente e cosa in remoto.
Finora abbiamo parlato di difese preventive. Ma cosa succede se l’attaccante è già dentro? Qui passiamo alla “Difesa Attiva”, utilizzando sistemi che non solo osservano, ma ingannano.
Gli Intrusion Detection Systems (IDS) e Intrusion Prevention Systems (IPS) sono la naturale evoluzione di strumenti come Wireshark. Invece di richiedere un analista umano che guardi i pacchetti, l’IPS analizza il flusso 24/7. Grazie all’AI, gli IPS moderni hanno superato il problema storico dei “falsi positivi”. Riescono a distinguere un trasferimento file legittimo massivo da un tentativo di esfiltrazione dati low-and-slow (lento e basso), progettato per sfuggire ai controlli tradizionali.
Una delle tecniche più affascinanti della difesa multilivello è l’uso degli Honeypot (letteralmente “barattoli di miele”). Un honeypot è un sistema (un server, un PC, o anche un finto sensore IoT) deliberatamente vulnerabile e non protetto, posizionato in una VLAN isolata e monitorata.
Per contrastare le minacce emergenti e proteggere le reti wireless, è necessario adottare strategie diversificate e proattive:
La sicurezza ha inevitabilmente un costo. Richiede investimenti in hardware (AP WPA3, Firewall), software (licenze AI/Cloud) e competenze umane. Per le piccole imprese, questo può sembrare un onere insostenibile. Tuttavia, la democratizzazione delle tecnologie cloud sta rendendo le reti autodifensive accessibili anche alle PMI. La domanda che ogni manager deve porsi non è “quanto costa la sicurezza?”, ma “quanto costa fermare l’azienda per tre giorni a causa di un ransomware?”.
L’adozione massiccia della tecnologia wireless, alimentata dall’IoT, richiede una sicurezza delle reti wireless all’avanguardia . Mentre IA, ML e computer quantistici possono potenzialmente compromettere i protocolli di sicurezza esistenti, è essenziale continuare a sviluppare soluzioni resistenti e strategie di autodifesa proattive .
La sicurezza nelle reti wireless non è un obiettivo statico, ma un processo dinamico che richiede innovazione continua per stare al passo con le minacce emergenti. Guardando all’orizzonte, la convergenza tra Wi-Fi 7 e 5G porterà a scenari ancora più evoluti. Con tecnologie come il Multi-Link Operation (MLO) del Wi-Fi 7, la rete potrà spostare dinamicamente i flussi critici su frequenze non congestionate o non sotto attacco, garantendo una resilienza operativa mai vista prima. La rete del futuro non sarà solo un tubo per trasportare dati, ma un sistema immunitario digitale capace di rilevare, isolare e neutralizzare le minacce autonomamente.
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Francesco Demarcus
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