
Dietro il nome tecnicamente anodino di ChatControl si muove una delle più profonde torsioni del rapporto tra Stato, tecnologia e cittadini mai tentate nell’Unione europea.
Non è una legge “contro la pedopornografia online”, come viene spesso semplificato nel dibattito pubblico. È una proposta che ridefinisce il perimetro stesso della riservatezza delle comunicazioni digitali, introducendo l’idea che ogni messaggio, ogni immagine, ogni scambio privato possa essere analizzato preventivamente per finalità di sicurezza.
Il punto politico non è l’obiettivo dichiarato. Nessuna società democratica può tollerare abusi sui minori. Il punto è il metodo. E soprattutto il precedente.
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La proposta di regolamento europeo per la prevenzione e il contrasto degli abusi sessuali online sui minori (COM/2022/209) introduce un cambio di paradigma. Non più indagini mirate su soggetti sospettati, ma valutazioni del rischio generalizzate sui servizi di comunicazione, con la possibilità di attivare meccanismi di rilevazione sistematica dei contenuti.
Nel 2025 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una posizione negoziale che, almeno formalmente, arretra rispetto all’obbligo generalizzato di scansione delle comunicazioni.
Ma il compromesso è più fragile di quanto appaia. La scelta di rendere permanente lo scanning volontario – nato come deroga temporanea – sposta l’asse della questione: l’eccezione non scade più. Viene normalizzata.
Nel diritto europeo, quando una deroga diventa stabile, smette di essere una deroga. Diventa infrastruttura.
Il dibattito pubblico continua a ripetere una formula rassicurante: proteggere i minori senza compromettere la cifratura end-to-end. Dal punto di vista tecnico, è una promessa difficilmente sostenibile.
Se un messaggio è cifrato end-to-end, il contenuto è leggibile solo ai dispositivi degli utenti. Ogni forma di analisi del contenuto richiede una delle due cose: rompere la cifratura o aggirarla. La strada scelta nei dibattiti europei è la seconda: la scansione lato client (client-side scanning), cioè l’analisi dei contenuti prima che vengano cifrati.
Questo non è un dettaglio tecnico. È una mutazione funzionale del dispositivo dell’utente. Lo smartphone non è più solo un terminale di comunicazione privata. Diventa un punto di ispezione.
Codice che analizza contenuti, modelli di riconoscimento caricati sui dispositivi, database di hash, canali di segnalazione automatica. Ogni elemento introduce nuove superfici d’attacco, nuovi rischi di abuso, nuove possibilità di errore.
Non è un problema teorico: è un problema di sicurezza informatica sistemica.
Anche ipotizzando buona fede istituzionale, resta un dato tecnico ineludibile: nessun sistema di rilevazione automatica su larga scala è esente da errori.
Il riconoscimento di materiale noto tramite hash può essere relativamente affidabile, se governato in modo rigoroso. Ma il salto verso la rilevazione di “nuovi contenuti” o di comportamenti di grooming implica classificazione algoritmica. Qui i falsi positivi non sono un effetto collaterale: sono una certezza statistica.
Moltiplicati per miliardi di messaggi quotidiani, anche tassi d’errore minimi producono volumi enormi di segnalazioni errate. Account bloccati, segnalazioni automatiche alle autorità, escalation senza contesto. La presunzione di innocenza viene sostituita da una presunzione di ispezionabilità permanente.
Il vero cambio di paradigma è etico e politico. ChatControl sposta l’asse dalla sorveglianza mirata alla sorveglianza preventiva. Non si indaga perché esiste un sospetto. Si analizza tutto, per individuare eventuali sospetti.
È una logica incompatibile con la tradizione giuridica europea, fondata su proporzionalità, necessità e minimizzazione. Non a caso, il Garante europeo della protezione dei dati e l’European Data Protection Board hanno espresso valutazioni fortemente critiche, sottolineando il rischio di violazioni sistemiche dei diritti fondamentali e il ruolo essenziale della cifratura per la libertà di espressione e la sicurezza delle comunicazioni.
Il danno non è solo giuridico. È sociale.
È il cosiddetto chilling effect: quando le persone sanno di essere potenzialmente osservate, modificano il comportamento. Condividono meno, parlano meno, si autocensurano. Chi ha qualcosa da perdere resta nel perimetro regolato. Chi ha competenze criminali si sposta altrove.
Il punto più pericoloso di ChatControl non è ciò che dice esplicitamente, ma ciò che rende possibile. Una volta istituita un’infrastruttura europea di rilevazione, segnalazione e analisi delle comunicazioni private, la tentazione di estenderne l’uso è strutturale.
Terrorismo. Estremismo. Hate speech. Disinformazione. Violazioni di proprietà intellettuale.
Ogni emergenza politica può diventare la prossima giustificazione. Il function creep non è un rischio ipotetico. È una dinamica documentata in decenni di politiche di sicurezza.
Quando il controllo diventa tecnicamente possibile e amministrativamente routinario, la soglia politica per ampliarlo si abbassa drasticamente.
Il paradosso è che esistono strumenti più efficaci e meno distruttivi. Indagini mirate con autorizzazione giudiziaria. Digital forensics su dispositivi sequestrati. Cooperazione internazionale rafforzata. Takedown rapidi sull’hosting. Finanziamento delle unità investigative specializzate. Supporto alle vittime.
Sono misure meno spettacolari. Non promettono soluzioni automatiche. Richiedono competenze, risorse, responsabilità politica. Ma rispettano lo Stato di diritto.
ChatControl non è una legge tecnica. È una scelta di civiltà digitale. Accettare l’idea che le comunicazioni private possano essere analizzate preventivamente significa riscrivere il contratto sociale nell’era digitale.
L’Europa, che per anni ha rivendicato un modello fondato su diritti, sicurezza e protezione dei dati, rischia di diventare il laboratorio della sorveglianza normalizzata. Non per cattiveria. Per paura. E per comodità politica.
Una volta aperta questa porta, richiuderla sarà quasi impossibile.
ChatControl non mette in discussione la tutela dei minori, ma introduce un modello di controllo preventivo delle comunicazioni private.
La scansione lato client compromette sicurezza, privacy e fiducia nell’ecosistema digitale. La normalizzazione dello scanning “volontario” crea un precedente pericoloso. Il rischio reale è l’estensione futura del controllo ad altri ambiti.
Opinione personale: questa proposta segna una linea rossa. Superarla significa accettare che la sorveglianza diventi un’infrastruttura ordinaria della vita digitale europea.
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