
Redazione RHC : 31 Dicembre 2023 09:47
Secondo un rapporto fornito da CloudSEK, un nuovo metodo di hacking consente agli aggressori di sfruttare la funzionalità del protocollo di autorizzazione OAuth 2.0.
Tale attacco permette di compromettere gli account Google. Questo metodo consente di mantenere sessioni valide rigenerando i cookie, anche dopo aver modificato l’indirizzo IP o la password.
Il team di ricercatori di CloudSEK ha scoperto un attacco effettuato utilizzando un punto di accesso Google Oauth non documentato chiamato “MultiLogin“.

Christmas Sale -40% 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀
Fino al 𝟯𝟭 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, prezzi pazzi alla Red Hot Cyber Academy. 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮.
Per beneficiare della promo sconto Christmas Sale, scrivici ad [email protected] o contattaci su Whatsapp al numero di telefono: 379 163 8765.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
“MultiLogin” è un meccanismo interno progettato per sincronizzare gli account Google tra diversi servizi. Tale meccanismo garantisce che gli stati dell’account nel browser corrispondano ai cookie di autenticazione di Google.
Lo sviluppatore dell’exploit ha espresso la sua disponibilità a collaborare. Cosa che ha accelerato la scoperta del punto di accesso responsabile della rigenerazione dei cookie.
L’exploit è stato integrato nel malware Lumma Infostealer il 14 novembre. Le caratteristiche principali di Lumma includono la persistenza della sessione e la generazione di cookie. Il programma mira a estrarre token e gli ID account necessari attaccando la tabella token_service nei WebData dei profili Chrome registrati.
“La sessione rimane valida anche quando viene modificata la password dell’account, il che rappresenta un vantaggio unico per aggirare le tipiche misure di sicurezza“. Ha affermato nel rapporto PRISMA, l’autore dell’exploit.

I ricercatori hanno notato una tendenza allarmante verso una rapida integrazione degli exploit tra vari gruppi di criminali informatici. Lo sfruttamento del punto di accesso MultiLogin OAuth2 non documentato di Google è un ottimo esempio di complessità. L’approccio si basa su una sottile manipolazione del token GAIA (Google Accounts and ID Administration). Il malware nasconde il meccanismo di exploit utilizzando un livello specifico di crittografia.
Questa tecnica di sfruttamento dimostra un alto livello di sofisticazione e comprensione dei meccanismi di autenticazione interni di Google. Manipolando la coppia “token:GAIA ID”, Lumma può rigenerare continuamente i cookie per i servizi Google. Ciò che è particolarmente preoccupante è che questo exploit rimane efficace anche dopo che le password degli utenti vengono reimpostate. “Consentendo uno sfruttamento continuo e potenzialmente non rilevabile degli account e dei dati degli utenti,” ha concluso il team CloudSEK.
Redazione
Cloudflare ha registrato un’interruzione significativa nella mattina del 5 dicembre 2025, quando alle 08:47 UTC una parte della propria infrastruttura ha iniziato a generare errori interni. L’inci...

Una campagna sempre più aggressiva, che punta direttamente alle infrastrutture di accesso remoto, ha spinto gli autori delle minacce a tentare di sfruttare attivamente le vulnerabilità dei portali V...

Dietro molte delle applicazioni e servizi digitali che diamo per scontati ogni giorno si cela un gigante silenzioso: FreeBSD. Conosciuto soprattutto dagli addetti ai lavori, questo sistema operativo U...

Molto spesso parliamo su questo sito del fatto che la finestra tra la pubblicazione di un exploit e l’avvio di attacchi attivi si sta riducendo drasticamente. Per questo motivo diventa sempre più f...

Dal 1° luglio, Cloudflare ha bloccato 416 miliardi di richieste da parte di bot di intelligenza artificiale che tentavano di estrarre contenuti dai siti web dei suoi clienti. Secondo Matthew Prince, ...