
Una nuova tecnica sfrutta le emanazioni ottiche del LED dell’indicatore di alimentazione di un dispositivo per recuperare i suoni dalle periferiche collegate e quindi spiare le conversazioni elettroniche da una distanza massima di 35 metri.
Soprannominato “Glowworm”, è il risultato di una ricerca di un gruppo di accademici dell’Università Ben-Gurion del Negev all’inizio di questa settimana, descrivendo il metodo come:
“un attacco ottico che può essere utilizzato analizzando le misurazioni ottenute tramite un sensore elettro-ottico diretto al LED di alimentazione di vari dispositivi.”
Ad accompagnare la configurazione sperimentale c’è una trasformazione ottico-audio (OAT) che consente di recuperare il suono dirigendo un sensore elettro-ottico sul LED dell’indicatore di alimentazione del dispositivo.
TEMPEST è il nome in codice per le emanazioni involontarie contenenti informazioni prodotte da apparecchiature elettroniche ed elettromeccaniche di elaborazione delle informazioni.
Glowworm si basa su un attacco simile chiamato Lamphone che è stato dimostrato dagli stessi ricercatori lo scorso anno e consente il recupero del suono dalla stanza di una vittima che contiene una lampadina sospesa.
Sebbene entrambi i metodi recuperino il suono dalla luce tramite un sensore elettro-ottico, sono anche diversi nella loro struttura.
“Glowworm è un attacco TEMPEST che sfrutta il modo in cui sono stati progettati i circuiti elettrici. Può recuperare il suono da dispositivi come splitter hub USB che si muovono in risposta alle informazioni acustiche riprodotte dagli altoparlanti”.
L’attacco è imperniato sulla correlazione ottica tra il suono riprodotto dagli altoparlanti collegati e l’intensità del loro LED (indicatore di alimentazione), che non solo sono collegati direttamente alla linea di alimentazione, l’intensità del LED di alimentazione di un dispositivo è influenzato dal consumo di energia. Inoltre, la qualità del suono recuperato è proporzionale alla qualità dell’attrezzatura utilizzata dall’intercettatore.
In uno scenario nel mondo reale, l’attacco può prendere di mira un discorso generato dai partecipanti a una piattaforma di riunione virtuale come Zoom, Google Meet e Microsoft Teams, con il malintenzionato in una stanza di un edificio adiacente, con accesso alla visione del LED di alimentazione degli altoparlanti.
Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.


L’Open Source Intelligence (OSINT) è emersa, negli ultimi anni, come una delle discipline più affascinanti, ma anche più insidiose, nel panorama dell’informazione e della sicurezza. La sua esse...

La psicologia delle password parte proprio da qui: cercare di capire le persone prima dei sistemi. Benvenuti in “La mente dietro le password”, la rubrica che guarda alla cybersecurityda un’angol...

Le estensioni del browser sono da tempo un modo comune per velocizzare il lavoro e aggiungere funzionalità utili, ma un altro caso dimostra con quanta facilità questo comodo strumento possa trasform...

Una nuova versione, la 8.8.9, del noto editor di testo Notepad++, è stata distribuita dagli sviluppatori, risolvendo una criticità nel sistema di aggiornamento automatico. Questo problema è venuto ...

Questa non è la classica violazione fatta di password rubate e carte di credito clonate.È qualcosa di molto più delicato. Il data breach che ha coinvolto Pornhub nel dicembre 2025 rappresenta uno d...